1096: la Crociata dei Baroni
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il Conte Goffredo di Buglione

Probabilmente il più famoso di tutti i capi degli eserciti cristiani che erano in procinto di lasciare l'Occidente era Goffredo, Conte di Buglione, Duca della Bassa Lorena e Margravio di Anversa. Goffredo di Buglione era un signore piuttosto importante del nord della Francia, perché era un discendente diretto di Carlo Magno.

Già nella prima giovinezza si era distinto nella guerra tra il Papato e l'Impero e già in quell'occasione aveva fatto voto di andare a Gerusalemme, non come semplice pellegrino, ma come liberatore.


Goffredo di Buglione
in una medaglia commemorativa delle Crociate

Guidato da una devozione sincera e vedendo la gloria nel trionfo della giustizia, era sempre pronto a dedicarsi alla causa di chi soffriva e degli innocenti.

I principi e cavalieri lo prendevano a modello, i soldati lo consideravano il loro padre e le persone comuni guardavano a lui come il loro sostegno.

Al segnale di Goffredo di Buglione, la nobiltà di Francia e del Reno offrì i suoi tesori per i preparativi della Crociata. Tutte le cose necessarie per guerra avevano un valore così alto che il valore della terra era appena sufficiente per acquistare le attrezzature di un cavaliere. Le donne si spogliarono dei loro ornamenti più preziosi per fornire il denaro necessario ai loro figli e mariti. Coloro che in altri tempi avrebbero sofferto mille pene piuttosto che rinunciare ai loro campi, vendettero la terra o la scambiarono con le armi.


Goffredo di Buglione (dipinto di Emile Signol)

Molti Baroni dovettero vendere la terra o il castello: i fedeli che non partecipavano direttamente ma che credevano nella necessità della guerra santa, fornirono quanto potevano ai Crociati. I nobili rovinarono i loro vassalli, mentre altri, come William, Visconte di Melun, saccheggiarono città e villaggi per arrivare pronti a combattere gli infedeli.

Goffredo, Duca di Buglione, vendette la città di Metz della quale era il Signore Supremo. Nel 1096, per finanziare la sua partenza, vendette il suo castello ed i diritti sul Ducato di Buglione a Stenay, Principe-Vescovo di Verdun e a Otberto, Principe-Vescovo di Liegi, per la cifra di 4.000 marchi d'argento (uno storico delle Crociate scrisse che i Principi si rovinarono per la causa di Gesù Cristo, mentre i capi della chiesa approfittarono del fervore dei cristiani per arricchirsi).

Con questo denaro Goffredo di Buglione riuscì a raccogliere sotto la sua bandiera 80.000 fanti e 10.000 cavalieri. Nel luglio del 1096, otto mesi dopo il Concilio di Clermont, accompagnato da molti signori tedeschi e francesi, partì per la Terra Santa, seguendo il percorso del Reno-Danubio.

Tra coloro che accompagnavano Goffredo di Buglione c'era suo fratello minore Baldovino di Boulogne e suo cugino Baldovino di Bourg. Goffredo aveva un fratello maggiore, il Conte Eustachio III di Boulogne, il quale, anche lui, partecipò alla Crociata, ma non è chiaro se viaggiò con Goffredo.

Raggiunta Bruck an der Leytha, al confine ungherese, l'esercito di Goffredo di Buglione restò bloccato per tre settimane, evidentemente perché il Re Coloman d'Ungheria era preoccupato per l'arrivo di un altro esercito, che sospettava essere simile a quelli di Gottschalk, Volkmar e del Conte Emicho.


Goffredo di Buglione incontra il Re Coloman d'Ungheria

Goffredo di Buglione, ebbe una serie di colloqui personali con Re Coloman e chiese che gli ungheresi ed i bulgari dimenticassero le atrocità commesse dai soldati di Gottschalk e Volkmar e dal Conte Emicho e, a garanzia della buona condotta dei suoi crociati, offrì suo fratello come ostaggio.

Baldovino certamente non era contento di questa proposta, ma a malincuore si disse d'accordo. Così che l'esercito di Goffredo poté attraversare l'Ungheria sotto la sorveglianza dell'esercito di Re Coloman; non ci furono incidenti e Baldovino venne rimesso in libertà quando i Crociati raggiunsero la frontiera bizantina. I Crociati trovarono Belgrado deserta, poi marciarono sino a Niš, dove venne concesso loro un abbondante mercato. Da lì andarono a Sofia e poi a Filippopoli.

il Principe Boemondo di Taranto

Il passaggio in Italia dei Crociati francesi di Ugo di Vermandois aveva suscitato l'interessamento degli italiani. Il Principe Boemondo di Taranto, fu il primo a decidere di unirsi ai Crociati e condividere la gloria della santa spedizione.

Boemondo era uno di quei Normanni che, una generazione prima, avevano conquistato tutta la Sicilia ed il sud Italia. Egli era il figlio maggiore di Roberto il Guiscardo ed aveva accompagnato suo padre quando aveva invaso il territorio bizantino nel 1080. Boemondo stava assediando la città di Amalfi quando sentì parlare della Crociata e immediatamente pensò di prendere la croce. E così fecero molti uomini che erano con lui all'assedio.


Boemondo di Taranto (dipinto di Merry Joseph Blondel)

Boemondo era famoso per il suo coraggio, al quale si aggiungevano le qualità fisiche degli eroi: la sua statura superava quella di un uomo ordinario, i suoi occhi erano così azzurri che, quando giunse a Costantinopoli, Anna, la primogenita dell'Imperatore Bizantino, ne restò fortemente colpita. Quando parlava, pareva che avesse studiato eloquenza, quando maneggiava le armi, sembrava che non avesse fatto altro per tutta la vita.

Comunque il piccolo principato di Taranto non poteva fornire un grande esercito, ma nessuno meglio di Boemondo seppe infondere l'entusiasmo per la Crociata, così che riuscì a richiamare attorno a sé un gran numero di guerrieri da tutti i principati vicini, i quali promisero di seguirlo in Palestina.

Nel dicembre del 1096 il Principe di Taranto navigò per la Grecia, seguito da 10.000 cavalieri e 20.000 fanti. Al suo seguito vi erano praticamente tutti i cavalieri illustri di Calabria, Puglia e Sicilia.

Come Goffredo di Buglione, anche Boemondo fu accompagnato da un certo numero di suoi parenti, in particolare suo cugino Riccardo di Salerno e suo nipote Tancredi d'Altavilla. Tutti i cavalieri che lo seguivano erano già famosi per le loro gesta, ma nessuno di loro merita di essere ricordato dai posteri quanto il valoroso Tancredi d'Altavilla, che era un esempio per i nobili sentimenti di cavalleria e per lo stile delle virtù marziali del suo tempo.

Dopo aver attraversato l'Adriatico, Boemondo e i suoi compagni passarono il Natale in Albania, dove subito si scontrarono con le truppe bizantine. I Bizantini consideravano i Normanni come loro nemici da quando avevano subito diverse sconfitte per mano di Roberto il Guiscardo, padre di Boemondo e da Boemondo stesso, con il quale avevano firmato una fragile pace nel 1094.


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