1097: l'arrivo a Costantinopoli
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Questa confusione durò diversi giorni, ma l'arrivo del Natale ispirò i sentimenti generosi e devoti dei soldati di Goffredo di Buglione che approfittarono del momento felice per fare la pace: l'Imperatore fornì loro da mangiare ed i Crociati cessarono le ostilità.


Alessio I Comneno
rappresentato insieme al Cristo benedicente

Ma tra i bizantini ed i latini l'armonia non durò a lungo. I Crociati si vantavano di essere venuti in aiuto dell'Impero Bizantino e in tutte le circostanze parlavano ed agivano come vincitori, mentre i bizantini disprezzavano il coraggio rude dei latini, che mettevano a confronto con la gentilezza dei loro modi.

La rottura che da molto tempo esisteva tra il clero di Roma e quello di Costantinopoli si aggiunse all'antipatia suscitata dalla differenza di usi e costumi. Da una parte e dall'altra si lanciavano anatemi ed i teologi di Roma e quelli di Costantinopoli si odiavano più di quanto odiavano i Saraceni.

In mezzo a queste divisioni, Alessio I Comneno era ansioso di ottenere da Goffredo di Buglione il giuramento di fedeltà e di obbedienza, minacciando di dispiegare quelle forze militari che in realtà non aveva. Alla fine Goffredo di Buglione ed i cavalieri che lo accompagnavano si inchinarono davanti all'Imperatore, restando silenziosi e immobili. Dopo la cerimonia Alessio I Comneno prese Goffredo come suo figlio adottivo, e pose l'Impero sotto la sua protezione.

I Crociati si impegnarono a rimettere nelle mani dell'Imperatore le città che erano appartenute all'Impero e che erano state conquistate dai saraceni, oltre alle ulteriori conquiste che avrebbero fatto.


l'Imperatore Alessio discute con Goffredo di Buglione

Alessio I Comneno, dal canto suo, promise di aiutarli per terra e per mare, fornendo loro cibo e condividendo i pericoli e la gloria della loro spedizione. Alessio guardava al tributo dei Principi latini come ad una vittoria ed i capi dei Crociati tornarono alle loro tende ricoperti da una pioggia di doni dell'Imperatore.

Mentre Goffredo fece bandire dal suono della tromba l'ordine al suo esercito di mantenere il massimo rispetto per l'Imperatore e per le leggi di Costantinopoli, Alessio I Comneno ordinò ai suoi sudditi di portare cibo ai Crociati e far rispettare le leggi ospitalità.

L'alleanza che si era conclusa sembrava essere stata giurata in buona fede da entrambe le parti, ma Alessio I Comneno non poteva distruggere i pregiudizi dei bizantini contro i latini; d'altro canto, non era nel potere di Goffredo di Buglione riuscire contenere la moltitudine turbolenta dei suoi soldati. Inoltre l'Imperatore, anche se era stato rassicurato da Goffredo, continuava a temere l'arrivo del Principe Boemondo di Taranto ed i diversi grandi eserciti nelle vicinanze della sua capitale.

1097: l'arrivo di Boemondo di Taranto

Il 10 aprile 1097 giunse a Costantinopoli il Principe Boemondo di Taranto. Aveva anticipato il resto del suo esercito che aveva lasciato sotto il comando di Tancredi d'Altavilla. Il principe di Taranto aveva marciato attraverso la Macedonia, incontrando spesso le truppe di Alessio I Comneno che si opponevano al suo passaggio. Molte Province e città vennero devastate dai Crociati italiani e normanni, sino a quando i loro comandanti ricevettero l'invito dell'Imperatore di andare a Costantinopoli.


Crociati Normanni al seguito di Boemondo di Taranto

Alessio I Comneno aveva imparato a temere Boemondo di Taranto in una guerra che li aveva visti contrapposti e che si era svolta nelle pianure di Durazzo e Larissa e si pentì di aver rivelato il segreto della sua debolezza, implorando l'aiuto dei Principi d'Occidente. Le sue paure divenivano più vive man mano che i Crociati di Boemondo avanzavano verso Costantinopoli.

Saputo del conflitto tra Alessio I Comneno e Goffredo di Buglione, l'idea di un sanguinoso conflitto rallegrò l'animo di Boemondo di Taranto, che era appena arrivato. Pensava che era ora di attaccare l'Impero Bizantino e dividere il bottino. Mandò quindi i suoi ambasciatori da Goffredo per invitarlo a prendere Costantinopoli, promettendo di unirsi a lui con tutti i suoi soldati per questa grande impresa. Ma Goffredo non aveva dimenticato di aver preso le armi in difesa del Santo Sepolcro e respinse le proposte di Boemondo, ricordandogli che aveva fatto il giuramento di combattere gli infedeli.


l'Imperatore Alessio circondato dai suoi dignitari

La proposta che Boemondo aveva fatto a Goffredo raddoppiò l'allarme di Alessio I Comneno, che provò con qualsiasi mezzo a rabbonire Goffredo di Buglione, mandandogli perfino suo figlio come ostaggio. Una volta che tutti i sospetti erano stati dissipati, tutti i Baroni, compreso Boemondo di Taranto, giurarono di rispettare le leggi dell'ospitalità ed andarono al palazzo di Alessio I Comneno; lì trovarono l'Imperatore circondato da una splendida corte.


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