1097: l'assedio di Nicea
(pagina 1 di 2)

Quando i Crociati arrivarono di fronte alla città di Nicea, ogni Barone prese la posizione che era stata precedentemente decisa. Goffredo di Buglione ed i suoi due fratelli si collocarono a est, dove le mura sembrano inespugnabili. Boemondo I di Taranto, Roberto II di Fiandra, Roberto II di Normandia e Stefano II di Blois piantarono le loro tende ad ovest ed a nord, mentre il lato sud venne assegnato al Vescovo Ademaro de Monteil. A Raimondo di Saint Gilles e Tolosa venne assegnato l'ultimo campo, mentre la città di Nicea rimase aperta solo sul lato del lago.


le mura di Nicea

Fin dall'inizio dell'assedio, le flotte provenienti dalla Grecia e dall'Italia portarono cibo, macchine d'assedio e tutto quello che poteva servire agli assedianti.

Si potevano contare nei campi 19 nazioni cristiane, dai diversi costumi e lingue. Se gli inglesi, tedeschi, francesi ed italiani avessero parlato tra di loro non si sarebbero capiti per niente, ma, anche se divisi per lingua, c'era un solo popolo unito dall'amore per Dio.

Ogni nazione aveva il suo quartier generale circondato da un recinto e, visto che mancavano le pietre ed il legname per la costruzione delle fortificazioni, furono impiegate le ossa dei Crociati che erano rimaste senza sepoltura nel campo di Civetot: così che, anche da morti, poterono ancora combattere per la santa causa.

In ogni campo vennero costruite delle chiese dove ufficiali e soldati si riunivano per le cerimonie religiose. Diverse grida di guerra e il suono dei corni e dei tamburi, richiamavano i Crociati alle esercitazioni militari. I Baroni ed i cavalieri indossavano un usbergo, una sorta di tunica fatta di piccoli anelli di ferro e acciaio. Sulla stemma di ogni signore vi era una sciarpa blu, rossa, verde o bianca. Ogni guerriero aveva un elmo: d'argento i principi, d'acciaio i nobili e di ferro per tutti gli altri. I cavalieri avevano scudi rotondi mentre la fanteria li aveva quadrati.


l'assedio di Nicea (miniatura francese)

I Crociati per combattere utilizzavano la lancia, la spada, una sorta di coltello o pugnale chiamato “misericordia”, la mazza, la fionda per lanciare pietre o palle di piombo, l'arco e la balestra, un'arma finora sconosciuta tra gli orientali. I Principi ed i cavalieri avevano delle immagini sulle loro bandiere, con disegni di diversi colori che servivano come punto di raduno per i propri soldati.

L'esercito cristiano non aveva nessuna altra legge se non l'onore e la religione. I sacerdoti si spostavano continuamente da un campo all'altro per ricordare ai Crociati le massime della morale evangelica.

Il Sultano Qilij Arslan I, che a Nicea aveva la sua famiglia ed il tesoro, riunì tutti i guerrieri che riuscì a trovare per salvare gli assediati. 10.000 cavalieri musulmani si precipitarono dalle montagne, armati di archi e coperti da un'armatura di ferro ed arrivarono improvvisamente nella valle di Nicea, dove raggiunsero il luogo dove Raimondo di Saint Gilles e Tolosa aveva appena piantano le sue tende.

I Crociati, accortisi del loro arrivo, li attendevano in armi. Tutti i comandanti si misero alla testa dei loro battaglioni, il Vescovo Ademaro de Monteil, salito sul suo cavallo di battaglia, apparve nei ranghi invocando la protezione del cielo. Appena iniziò la battaglia, altri 50.000 cavalieri mussulmani giunsero a sostenere i loro compagni che cominciavano a vacillare. Qilij Arslan I avanzava alla loro testa, incoraggiando i soldati con il suo esempio.

I due eserciti si scontrarono con una tale furia che ovunque si vedevano splendere elmi, scudi e spade, si udiva lo scontro delle armature, l'aria risuonava di urla spaventose e del sibilo delle frecce, la terra tremava sotto i piedi dei combattenti e la pianura era coperta di lance.

A volte i Turchi Selgiuchidi si precipitavano con furore nelle file dei Crociati, a volte combattevano da lontano lanciando le loro frecce, a volte fingevano di fuggire per poi tornare con impeto alla carica.

Goffredo di Buglione, suo fratello Baldovino I di Boulogne, Roberto II di Fiandra, Roberto II di Normandia, Boemondo I di Taranto ed il coraggioso Tancredi d'Altavilla erano presenti dovunque vi fosse il pericolo e ovunque il nemico cadeva sotto i loro colpi o fuggiva alla loro vista.

I Turchi Selgiuchidi avevano notato fin dall'inizio della lotta che avevano davanti a loro un nemico temibile, invece che la moltitudine indisciplinata di Pietro l'eremita e di Gualtieri Senza Averi. La battaglia, in cui i musulmani dimostrarono il coraggio della disperazione unito ad ogni stratagemma di guerra, durò dalla mattina fino alla notte. La vittoria costò la vita a 2.000 cristiani mentre gli infedeli fuggirono sulle montagne lasciando 4.000 morti nella pianura dove avevano combattuto.


i crociati lanciano le teste oltre le mura di Nicea

Dopo la battaglia, i Crociati seguirono la stessa pratica barbara che i guerrieri musulmani avevano attuato a Civetot. Tagliarono le teste dei loro nemici morti sul campo di battaglia e, dopo averle legate alla sella dei loro cavalli, le portarono dai capi, accolti dalle grida di gioia di chi era rimasto al campo. Poi con le catapulte lanciarono più di un migliaio di queste teste oltre le mura di Nicea, dove tra i mussulmani assediati si diffuse lo scoraggiamento. Mille altre teste vennero messe nei sacchi e portate a Costantinopoli, da presentare all'Imperatore Alessio I Comneno, che applaudì al trionfo dei Crociati.

I Crociati, che non dovevano più temere la vicinanza di un esercito ostile, spinsero l'assedio con vigore: a volte si avvicinavano alle mura al riparo di gallerie mobili, a volte si spingevano con delle torri di legno montate su ruote, da dove si poteva vedere tutto ciò che stava accadendo oltre le mura della città.


LA STORIA DELLE CROCIATE LE CROCIATE DEL NORD LA STORIA DELLA RECONQUISTA
I CAVALIERI DEL SANTO SEPOLCRO I CAVALIERI DI SAN LAZZARO I CAVALIERI OSPITALIERI
I CAVALIERI TEMPLARI I CAVALIERI TEUTONICI I CAVALIERI DI SAN TOMMASO I MONACI CISTERCENSI
I CAVALIERI PORTASPADA I FRATELLI DI DOBRZYN L'ORDINE DI SANTIAGO L'ORDINE DI CALATRAVA
L'ORDINE DI ALCANTARA L'ORDINE DI MONTESA L'ORDINE DEL CRISTO L'ORDINE DI SAN BENEDETTO DI AVIS