1097: l'assedio di Nicea
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Sotto le mura di Nicea vi furono altri combattimenti in periodi diversi nei quali morirono il Guglielmo IV di Lione, Baldovino II di Gand e molti altri cavalieri che il popolo di Dio seppellì con sentimenti di pietà e di amore come era giusto per gli uomini nobili ed illustri.


battaglia condotta dal Sultano Qilij Arslan I contro i Crociati che assediavano la città di Nicea
(dipinto di Henry Auguste Calixte César Serrur)

Motivati dal desiderio di vendicare la morte dei loro compagni, i Crociati raddoppiarono il loro ardore e, formando una “tartaruga” con i loro scudi impenetrabili, si avvicinarono ai piedi delle mura, abbattendole con gli arieti, o cercando di spezzarne le rocce con i picconi.

Gli assediati, dalle torri gettavano sugli aggressori pece in fiamme, olio bollente e tutti i tipi di materiali combustibili. Spesso le macchine d'assedio dei Crociati venivano divorate dalle fiamme ed i soldati si trovavano esposti alle lance ed alle pietre che cadevano su di loro come una terribile tempesta.


protetti dalla torre di legno
i Crociati scavano sotto le mura

L'esercito cristiano aveva circondato Nicea ed ogni nazione attaccava nel punto che gli era stato assegnato; a ciascuno degli attacchi partecipava una tale folla di Crociati, che tra i mussulmani assediati lo scoraggiamento si diffuse sempre di più. Tuttavia durante la notte il coraggio degli assediati riprendeva forza. Ogni mattina, all'alba, tutti gli squarci nelle mura effettuati il giorno prima erano stati riparati e nuove mura erano state erette dietro le mura in rovina.

Inoltre gli assediati ricevevano rifornimenti attraverso il lago di Ascanio che bagnava le mura della città e solo dopo sette settimane di assedio i Crociati se ne accorsero. I capi Crociati allora inviarono al porto di Civetot un gran numero di cavalieri e fanti, con l'ordine di trasferire sulle rive del lago di Ascanio le navi fornite dai Bizantini.

Queste navi, che potevano trasportare diverse centinaia di combattenti, furono caricate su enormi carri trainati da cavalli; una notte fu sufficiente per il loro trasporto dal mare al lago di Ascanio. All'alba, il lago era coperto di navi Crociate: vedendole, i difensori di Nicea caddero nello sconforto.

Contemporaneamente una galleria di legno, resistendo all'azione del fuoco, al lancio delle pietre ed a tutti gli attacchi del nemico, venne spinta ai piedi delle mura della città, così da consentire ai Crociati nascosti al suo interno di scavare sotto le mura.

Improvvisamente, nel buio della tregua notturna, la galleria di legno cominciò a muoversi e cadde con uno schianto così terribile che gli assedianti e gli assediati si svegliarono improvvisamente, credendo che fosse accaduto un terremoto.

Il giorno dopo la moglie del Sultano con due bambini tentò la fuga attraverso il lago di Ascanio, ma cadde nelle mani dei cristiani: questo nuovo fatto lasciò la città nello sgomento, tanto che i Turchi Selgiuchidi avevano oramai perso ogni speranza difendere Nicea.

Fu allora che l'Imperatore Alessio I Comneno volle rubare la vittoria ai Crociati. Infatti mandò dai Crociati un piccolo distaccamento di soldati bizantini sotto il comando di due generali di sua fiducia che, senza combattere, volevano cogliere l'opportunità di catturare Nicea. Uno dei due generali entrò nella città, dicendo ai residenti che dovevano temere la vendetta inesorabile dei Crociati e li esortò ad arrendersi all'Imperatore di Costantinopoli.

Le sue proposte furono immediatamente accettate e, quando i Crociati si stavano preparando a lanciare l'assalto finale, le bandiere di Alessio I Comneno improvvisamente apparvero sulle mura e sulle torri di Nicea.


i bizantini arrivano a Nicea

Questo fatto fu per l'esercito cristiano una grande sorpresa: i Baroni non potevano contenere la loro indignazione; i soldati, pronti a combattere, tornarono alle loro tende furiosi di rabbia. La loro rabbia aumentò quando fu loro impedito di partecipare al saccheggio della città, visto che il saccheggio era una pratica tradizionale che permetteva ai soldati il loro sostentamento.

Ai Crociati inoltre venne vietato di entrare più di dieci alla volta nella città che era stata conquistata al prezzo del loro sangue. Furono vane le promesse fatte da Alessio I Comneno per tranquillizzare i Crociati: i loro mormorii continuarono sino a quando non furono calmati dalla generosità dell'Imperatore che, quando incontrò la maggior parte dei capi della Crociata, elogiò il loro coraggio e li caricò di doni.


Qilij Arslan I

Dopo aver preso il controllo di Nicea, Alessio I Comneno cercò di conquistare l'orgoglio di Tancredi d'Altavilla che non aveva ancora fatto il giuramento di obbedienza e di fedeltà. Alla Fine Tancredi cedette alle suppliche di Boemondo di Taranto e degli altri Baroni e promise di essere fedele all'Imperatore come l'Imperatore sarebbe stato fedele ai Crociati: il suo giuramento era sia una minaccia sia un'offerta.

La libertà che l'Imperatore offrì alle donne ed ai bambini del Sultano e la generosità con cui trattò i prigionieri, lasciò credere ai Crociati che intendeva risparmiare i nemici dei cristiani per qualche scopo segreto. Questo fu sufficiente a rinnovare tutto l'odio: da allora Crociati e bizantini non smisero di accusarsi e minacciarsi l'un l'altro alla ricerca del minimo pretesto per innescare una guerra tra di loro.

Era passato già un anno da quando i Crociati avevano lasciato l'Occidente. Dopo aver riposato per qualche tempo nei pressi di Nicea, si accordarono per andare in Siria e poi Palestina, ancora occupate dai Turchi Selgiuchidi.


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