1097: la Battaglia di Dorylaeum
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I Crociati avevano lasciato Nicea il 25 giugno profondamente sfiduciati verso i Bizantini che, dopo un lungo assedio effettuato dai Crociati, a sorpresa si erano impadroniti della città. Scoraggiati si misero in marcia per raggiungere il villaggio diLefka.

Sarebbero bastate solo sei ore di cammino da Nicea a Lefka, ma le strade erano difficili, soprattutto per una grande moltitudine di uomini che viaggiavano portando con loro anche pecore, bovini, cavalli e carri carichi di bagagli e per questo impiegarono due giorni.


i Crociati in vista di Lefka

Attratti dalla abbondanza di acqua e di pascoli, i Crociati riposarono per due giorni. Poi ripresero la marcia; visto che stavano entrando in un territorio deserto e senza acqua, i cristiani ritennero opportuno dividersi in due eserciti.

Il più grande dei due eserciti era comandato da Goffredo di Buglione, mentre il più piccolo era controllato da Boemondo di Taranto. All'inizio del quarto giorno di marcia, arrivarono in una valle dove, al suo lato nord, vi era un villaggio turco chiamato Dorylaeum.

Era la mattina del 1° luglio del 1097, quando le truppe Boemondo videro all'improvviso una moltitudine immensa di musulmani: il Sultano Qilij Arslan I, dopo la sua sconfitta a Nicea, aveva raccolto nuove forze. Alla testa di un esercito di 300.000 uomini, il Sultano aveva raggiunto i Crociati con l'intento di sorprenderli e fargli pagare a caro prezzo per la conquista della sua capitale ed il fatto che l'esercito cristiano era stato diviso in due corpi gli sembrava propizio per attaccare.


una carica della cavalleria turca

Immediatamente Boemondo di Taranto ordinò a tutti i cavalieri di smontare le tende. In pochi istanti il campo venne ben difeso: da un lato c'era il fiume, dall'altro una palude coperta di canne e con i pali delle tende appena smontate vennero realizzate delle recinzioni difensive.

Boemondo fece spostare al centro le donne, i bambini ed i malati e poi assegnò le posizioni da difendere alla fanteria ed alla cavalleria. La cavalleria, venne divisa in tre squadroni: uno comandato da Tancredi e da suo fratello Guglielmo, l'altra dal Duca di Normandia e dal Conte di Chartres. Boemondo, che comandava lo squadrone di riserva, si collocò con la sua cavalleria su una collina.

Subito un gruppo di musulmani lanciò sui Crociati una pioggia di frecce, ma questo primo attacco venne coraggiosamente sostenuto. Inseguiti dai cavalieri Crociati, gli arcieri Turchi non riuscirono a contrattaccare e fuggirono sulle montagne dove i cristiani li raggiunsero senza difficoltà, uccidendoli quasi tutti.

Ma mentre gli arcieri cadevano, i Turchi Selgiuchidi, con forti grida, si precipitarono giù dalle montagne nel campo cristiano, dove donne, bambini, anziani, malati ed uomini disarmati, caddero senza resistenza. Le grida ed i lamenti dei pellegrini si mescolavano con le urla dei barbari. I Turchi massacrarono quasi tutti, risparmiando solo le donne giovani e belle che destinarono ai loro harem.


arcieri turchi a cavallo

Tuttavia Boemondo arrivò per salvare il campo cristiano e costrinse il Sultano a ritirarsi. Dopo aver lasciato diversi Cavalieri intorno al campo da custodire e difendere, Boemondo si unì agli altri nella lotta contro il nemico.

Allarmati dal gran numero dei nemici, i cristiani erano in procinto di vacillare. Roberto II di Normandia aveva anticipato Boemondo: con in mano la sua bandiera bianca ricamata d'oro, si precipitò in mezzo ai musulmani. Le frecce dei Turchi che cadevano come pioggia sui cristiani erano spesso impotenti contro le corazze, gli scudi e gli elmi del cavalieri, ma i cavalli feriti dalle frecce diffusero il disordine tra le truppe cristiane.


guerriero europeo XIII secolo

Il modo di combattere dei musulmani era abbastanza nuovo per i Crociati, infatti come i questi cercavano di avvicinarsi ai Turchi per poter utilizzare le loro lance e spade, i Turchi evitavano la mischia e si allontanavano lanciando nuvole di frecce.

Come i Crociati si avvicinavano, i Turchi Selgiuchidi aprivano i loro ranghi per disperdersi e, giunti ad una certa distanza, lanciavano nuove frecce.

Boemondo dovette rinunciare ai piani fatti prima della battaglia: ogni suo guerriero non era più in grado di prendere ordini. Le donne cristiane portarono da bere ai soldati soffocati dai raggi ardenti del sole e li esortarono a moltiplicare gli sforzi per salvarle dalla schiavitù.

I cavalieri, i fanti, i sacerdoti ed i chierici piansero e pregarono, mentre le donne che non erano impegnate a portare l'acqua aspettavano nelle tende.


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