1097: la Battaglia di Dorylaeum
(pagina 2 di 2)

Alla fine della battaglia, la innumerevole moltitudine di musulmani aveva circondato l'accampamento cristiano. I Crociati si ritrovarono imprigionati come in un recinto ed iniziò la terribile carneficina, mentre i Crociati, stanchi, non riuscivano a resistere a lungo contro un nemico che continuamente si rinnovava.

Improvvisamente mille grida di gioia annunciarono che Goffredo di Buglione stava avanzando con il secondo esercito cristiano. Fin dall'inizio della battaglia, Boemondo di Taranto lo aveva fatto avvertire dell'attacco dei Turchi Selgiuchidi.


guerriero europeo XIII secolo

I Crociati di Goffredo si precipitarono in battaglia come se fossero chiamati ad una festa. Quando Goffredo era apparso sulle montagne alla testa del suo esercito, il sole era già a metà del suo percorso e la sua luce si rifletteva sugli scudi, elmi e spade. Le bandiere erano state dispiegate e, al suono dei tamburi e delle trombe, 40.000 cavalieri marciavano in buon ordine. Questo spettacolo ridiede coraggio a Boemondo e gettò il terrore tra gli infedeli. Era già da cinque ore che i Crociati di Boemondo di Taranto sostenevano il peso di una battaglia impari.

Goffredo ed i suoi cavalieri raggiunsero il campo cristiano circondato dai nemici; i battaglioni di musulmani che ricevettero il primo attacco potevano credere che in mezzo a loro era caduto il fulmine; i cadaveri si ammucchiavano sotto le spade dei Crociati e la valle e le montagne risuonavano di gemiti e di grida.

Mentre le truppe di Goffredo si univano a quelle di Boemondo, si diffuse la confusione e la morte nelle file dei Turchi, terrorizzati alla vista di 10.000 uomini della retroguardia che erano discesi dalla montagna, guidati da Raimondo di Saint Gilles e Tolosa e dal Vescovo Ademaro de Monteil.

Il Sultano Qilij Arslan I si ritirò sulle alture con il suo esercito, nella speranza che i Crociati non avrebbero osato spostarsi sino a quel punto. Ma la sua speranza fu vana: i Crociati circondarono le colline dove il Sultano aveva cercato rifugio e poi attaccarono. I lati e la cima delle colline si tinsero del sangue dei Turchi Selgiuchidi; ovunque vi erano cadaveri sparsi al suolo tanto che i cavalli potevano trovare lo spazio per muoversi con grande difficoltà.

La battaglia durò fino a notte e finì con una terribile carneficina di Turchi. Poi i Crociati invasero il campo turco: vi trovarono un'abbondanza di cibo, tende finemente arredate, ogni sorta di bestie e soprattutto un gran numero di cammelli. La vista di questi animali, sconosciuti in Occidente, causò tanta sorpresa quanto gioia. Poi i cristiani montarono i cammelli dei nemici per inseguire i resti dell'esercito sconfitto. Infine, quando l'oscurità cominciò a coprire le colline e la valle, i Crociati tornarono al loro accampamento carichi di bottino e preceduti dai sacerdoti che cantavano inni di ringraziamento.


i Crociati in marcia

I Crociati si erano coperti di gloria in quella giornata del 1° luglio 1097. Il numero dei musulmani uccisi in battaglia o durante la fuga venne aumentato nelle cronache sino a più di 20.000. In realtà i morti mussulmani furono tra 6.000 ed 8.000, mentre i Crociati persero 3.000 uomini.

Il giorno dopo la vittoria, i cristiani tornarono sul campo di battaglia per seppellire i loro morti; i canti dei sacerdoti e dei chierici accompagnarono i funerali, tra i pianti delle madri per i loro figli, delle mogli per i loro mariti e di tutti gli altri per i loro Compagni. Tutti i morti furono onorati come martiri per Cristo.

Dopo i funerali i Crociati si diedero alla pazza gioia. Contavano i cadaveri dei Turchi Selgiuchidi e litigavano per i loro vestiti sporchi di sangue. Nella gioia del loro trionfo, ora i soldati cristiani indossavano l'armatura dei loro nemici o i loro abiti fluenti, a volte si sedevano nelle tende dei vinti e schernivano il lusso e gli usi dei Turchi. Coloro che non avevano armi presero le spade e sciabole ricurve dei Turchi e gli arcieri riempirono le loro faretre con le frecce che erano sparse per terra.

L'ebbrezza della vittoria non gli impedì di rendere giustizia al coraggio dei vinti, elogiando il valore dei Turchi. Il cronista Tudebode scrisse: “se i musulmani fossero stati saldi nella fede di Cristo, se avessero riconosciuto che è nato da una vergine, che aveva sofferto la passione, che ora regna in cielo e sulla terra, che ci ha quindi inviato la consolazione dello Spirito Santo, ora chi sarebbe stato il più coraggioso? Nessun popolo potrebbe essere paragonato con loro”. Questo dimostra anche che i Crociati avevano un'alta opinione dei loro nemici, ed attribuirono la vittoria ad un miracolo.

Da parte loro, anche i musulmani restarono colpiti dal coraggio dei Crociati. Il Sultano Qilij Arslan I disse: “Tu non conosci i Franchi: loro non hanno mostrato il loro coraggio: questa forza non è umana, ma divina o diabolica”.


LA STORIA DELLE CROCIATE LE CROCIATE DEL NORD LA STORIA DELLA RECONQUISTA
I CAVALIERI DEL SANTO SEPOLCRO I CAVALIERI DI SAN LAZZARO I CAVALIERI OSPITALIERI
I CAVALIERI TEMPLARI I CAVALIERI TEUTONICI I CAVALIERI DI SAN TOMMASO I MONACI CISTERCENSI
I CAVALIERI PORTASPADA I FRATELLI DI DOBRZYN L'ORDINE DI SANTIAGO L'ORDINE DI CALATRAVA
L'ORDINE DI ALCANTARA L'ORDINE DI MONTESA L'ORDINE DEL CRISTO L'ORDINE DI SAN BENEDETTO DI AVIS