1098: la nascita del Principato di Antiochia

1098: dopo il secondo assedio di Antiochia

La prima cura dei crociati dopo la loro vittoria fu di ripristinare in Antiochia il culto Gesù Cristo. Gran parte del bottino dei Saraceni venne utilizzato per riparare e decorare le chiese che erano state trasformate in moschee. I Greco-Ortodossi ed i Latini mescolarono i loro inni e pregarono insieme perché Dio conducesse i cristiani a Gerusalemme.


stemma del Conte
Baldovino II di Hainaut

I capi delle armate poi si incontrarono per scrivere ai Principi ed ai popoli dell'Occidente una lettera con la quale raccontavano la storia del loro lavoro e quello che avevano realizzato. “Mai c'è stata una gioia simile a quella che ci anima; perché, se viviamo o moriamo, siamo comunque del Signore”.

Il Patriarca di Antiochia ed i capi del clero latino, che avevano scritto anche in Europa, chiesero l'invio di nuovi Crociati: “Venite, venite; lottate nella milizia del Signore; che in ogni famiglia dove ci sono due uomini, il più adatto alla guerra prenda le armi .... Che coloro che hanno preso la croce e sono partiti, non abbiano fretta di realizzare il loro desiderio; se non vengono ad unirsi ai loro fratelli della Crociata, che siano rifiutati dalla società dei fedeli, che la maledizione del cielo cada sulle loro teste e che la Chiesa rifiuti la loro sacra sepoltura”.

Così parlarono i capi e pastori del popolo della croce. Poi inviarono un'ambasciata a Costantinopoli, composta da Ugo di Vermandois e da Baldovino II di Hainaut. Questa ambasciata aveva lo scopo di ricordare all'Imperatore Alessio I Comneno la sua promessa di sostenere con un esercito i cristiani che si recavano a Gerusalemme.

Il Conte Baldovino II di Hainaut, che era partito per primo, stava attraversando le montagne vicino a Nicea, quando venne sorpreso ed attaccato da Turchi: non si sa quale fina abbia fatto. Ugo di Vermandois, avvertito della disgrazia del suo compagno, si nascose cosi bene tra le foreste che arrivò indenne a Costantinopoli. Ma aveva dimenticato i soldati di Gesù Cristo e non si degnò nemmeno di riferire sulla Sua missione: prese la vergognosa decisione di tornarsene in Occidente, dove la sua diserzione venne paragonata a quella del “corvo dall'arca”.


morte di Ademaro de Monteil

Intanto i fedeli, convinti che il terrore delle armi cristiane avrebbe aperto tutte le strade, supplicarono i capi di condurli verso la Città Santa. Ma nel consiglio dei capi ognuno aveva un parere diverso; i più saggi invano ripetevano che non bisognava dare tempo al nemico di riprendere le forze. I Principi e baroni improvvisamente ebbero paura della calura della prossima stagione estiva e decisero di rimanere ad Antiochia fino ai primi giorni dell'autunno.

I crociati dovettero presto pentirsi della decisione che avevano preso. Un'epidemia di peste causò il più grande caos nell'esercito. La maggior parte delle donne e dei poveri che erano al seguito dell'esercito furono le prime vittime di questo flagello. Un gran numero di Crociati che erano appena giunti dalla Germania, si ammalarono e morirono. In un mese l'epidemia fece più di 50.000 vittime.

Nel mezzo del lutto generale, il Vescovo Ademaro de Monteil, mentre consolava i Crociati nella loro miseria, cedette alle sue fatiche e morì, come Mosè, senza aver visto la terra promessa.

I suoi resti furono sepolti nella chiesa di San Pietro di Antiochia, il luogo in cui era stata scoperta la lancia miracolosa. Goffredo di Buglione scrisse al Papa Urbano per annunciare la morte del suo Legato Apostolico e, contemporaneamente, gli chiese che fosse lui stesso a mettersi alla testa dell'esercito di Gesù Cristo.

1098: la partenza da Antiochia

La presenza dalla peste che divorava l'esercito cristiano non frenò l'ambizione e la discordia tra alcuni capi dei Crociati. Raimondo di Saint Gilles e Tolosa, che aveva accettato con dispiacere che Boemondo di Taranto fosse divenuto Principe di Antiochia, rifiutò di consegnare la cittadella che aveva conquistato il giorno stesso in cui i cristiani avevano distrutto l'esercito di Kerbogha: per dare l'apparenza che il suo rifiuto fosse equo e giusto, ricordò il giuramento che Boemondo di Taranto aveva fatto all'Imperatore Alessio I Comneno e lo accusò di aver mancato nel suo giuramento, tenendo per se una città conquistata dai pellegrini. Da parte sua Boemondo accusò Raimondo di Saint Gilles e Tolosa di ambizione e gelosia e minacciò di usare la forza per sostenere tutti i diritti che gli aveva dato la vittoria.


i crociati partono da Antiochia

Un giorno, quando i Principi ed i capi dell'esercito cristiano erano riuniti nella basilica di San Pietro e si occupavano degli affari della Crociata, le loro deliberazioni furono interrotte dalle faide più violente. Nonostante la santità del luogo, Raimondo di Saint Gilles e Tolosa, durante il consiglio, diede sfogo alla sua rabbia e risentimento. Ai piedi dell'altare di Gesù Cristo, Boemondo di Taranto non risparmiò false promesse pur di attrarre altri capi dalla sua parte e giurò più volte che non voleva altro che seguire i Crociati a Gerusalemme.

Per arrestare il progresso della peste e prevenire la carenza di cibo, i Principi e baroni decisero di uscire da Antiochia con le loro truppe per fare delle scorrerie nelle province limitrofe.

Boemondo di Taranto con i suoi guerrieri si recò in Cilicia, dove aggiunse al suo Principato, Tarso, Malmistra, e molte altre città. Le truppe di Raimondo di Saint Gilles e Tolosa avanzarono in Siria e piantarono le loro bandiere sulle mura di Albarie, la cui intera popolazione fu passata a fil di spada.

La Siria, che non aveva più un esercito musulmano per la sua difesa, era coperta di bandiere della croce. Si vedevano da tutte le parti bande erranti di briganti che affluivano nei luoghi ci poteva essere un ricco bottino. I Baroni, trascinando dietro di loro i loro scudieri, a volte cacciavano gli animali selvatici, a volte attaccavano i musulmani che trovavano in giro.

Diversi Crociati, in attesa del segnale di partenza per Gerusalemme, si recavano a visitare i loro fratelli che si erano stabiliti nelle città conquistate. Molti di loro raggiunsero Baldovino di Boulogne, Conte di Edessa, e si unirono al suo esercito per combattere i musulmani della Mesopotamia o per proteggere la sua contea costantemente minacciata dai sudditi irritati per il dominio violento di Baldovino.


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