1099: la conquista di Gerusalemme
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I Crociati giunsero a Betlemme, dove poterono visitare la stalla dove era nato il Salvatore. Il valoroso Tancredi poté issare la sua bandiera sulla Città Santa, alla stessa ora in cui era stata annunciata ai pastori della Giudea la nascita di Gesù.


Tancredi issa la sua bandiera sulla Città di Betlemme
(dipinto di Pierre Révoil Henri)

Ad Anathot nessuno poteva indugiare nel sonno durante la notte. Un'eclisse di luna improvvisamente diffuse il buio più profondo ed i pellegrini si spaventarono, ma quelli che conoscevano il movimento delle stelle rassicurarono i loro compagni, dicendo loro che solo una eclissi solare sarebbe stata fatale per i cristiani, ma l'eclissi di luna chiaramente annunciava la distruzione degli infedeli.

Al sorgere del sole, tutti si misero in moto. I Crociati lasciarono Anathot con il pensiero di raggiungere Gerusalemme. Attraversarono senza fermarsi il torrente dove David aveva raccolto le pietre con cui aveva ucciso il gigante Golia.

1099: l'arrivo a Gerusalemme

Dopo aver scalato l'ultima montagna, improvvisamente apparve loro Gerusalemme. Il primo che la vide esclamò con entusiasmo: “Gerusalemme, Gerusalemme!” Il nome di Gerusalemme che volava di bocca in bocca, di fila in fila, fece eco per le valli in cui c'era ancora parte dei Crociati.


i Crociati in vista di Gerusalemme

Alcuni scesero da cavallo e si inginocchiarono, altri baciarono la terra calpestata dal Salvatore e molti gettarono le armi tendendo la mano verso la città di Gesù Cristo. Tutti ripetevano insieme: “Dio lo vuole, Dio lo vuole!” e rinnovarono il giuramento che avevano fatto tante volte per liberare la Città Santa.

Da quando Gerusalemme era sotto il dominio musulmano, stimolava costantemente l'ambizione dei conquistatori. Gli Egiziani, che da poco l'avevano conquistata ai Turchi, si stavano preparando a difenderla, non dai Turchi, ma dai Crociati.

Con l'avvicinarsi dei Crociati, Iftikhar-édaulé, luogotenente del Califfo, fece riempire le cisterne ed approvvigionare di viveri la città, poi diede tutte le disposizioni necessarie per sostenere un lungo assedio. Molti lavoratori scavarono giorno e notte dei fossati e ripararono le torri ed i bastioni. Iftikhar-édaulé aveva a disposizione 40.000 soldati ed ulteriori 20.000 persone presero le armi. Gli Imam vagavano per le strade, esortando il popolo a difendere la città; le sentinelle guardavano costantemente i minareti, le mura di Gerusalemme e il monte degli Ulivi.


l'arrivo dei Crociati a Gerusalemme

Nella notte precedente l'arrivo del nuovo anno, molti guerrieri Egiziani Fatimidi erano in attesa dei Crociati. Baldovino di Bourg, con i suoi cavalieri, marciò per attaccarli ma, travolto dai numerosi nemici, venne subito soccorso da Tancredi d'Altavilla che era accorso da Betlemme. Dopo aver inseguito il nemico sino alle porte della Città Santa, l'eroe normanno lasciò i suoi compagni e se ne andò da solo sul Monte degli Ulivi, da dove poté contemplare la Città promessa alla devozione dei pellegrini.

Venne interrotto nella sua contemplazione da cinque musulmani che avevano lasciato la città ed erano venuti ad attaccarlo. Tancredi non cercò di evitare il combattimento: tre degli assalitori caddero sotto i suoi colpi, mentre gli altri due fuggirono verso la città.


Tancredi d'Altavilla combatte sul monte degli Ulivi
(dipinto di Emile Signol)

Tancredi poi tornò presso l'esercito principale che, nel suo entusiasmo, avanzava disordinatamente e si avvicinava alla Città Santa cantando le parole di Isaia: “Gerusalemme, alza gli occhi, ed ecco i liberatori che vengono a rompere le tue catene”.

1099: i preparativi per l'assedio della Città Santa

Subito dopo il loro arrivo, i Crociati si occuparono di organizzarsi per l'assedio. Una spianata sul lato nord della città era il luogo che meglio si prestava ad un accampamento militare. Goffredo di Buglione, Roberto II di Normandia e Roberto II di Fiandra, piantarono le loro tende in mezzo alla spianata. Avevano davanti a loro la porta che ora si chiama Porta di Damasco e la piccola porta di Erode, ora murata.


i Crociati in vista di Gerusalemme (dipinto di Francesco Hayez)

Tancredi d'Altavilla piantò la sua tenda sulla destra del campo di Goffredo. Dopo il campo di Tancredi vi era quello di Raimondo di Saint Gilles e Tolosa, di fronte alla porta del tramonto. Le sue tende coprivano le alture delle colline di San Giorgio, separate dalla “valle stretta” di Efraim. I Crociati che si erano stabiliti lì potevano essere al coperto dal tiro delle frecce che potevano essere scagliate dalle torri e dai bastioni.

Intorno a Gerusalemme, ad ogni passo che facevano, i pellegrini cercavano un ricordo caro alla religione. Tutto ciò che vedevano risvegliava il loro entusiasmo. Non potevano saziare i loro occhi e piangevano per lo stato di degrado in cui era caduta.

Questa città, un tempo così bella, sembrava sepolta nelle proprie macerie. Con le sue case quadrate e senza finestre si offriva agli occhi dei Crociati come una massa enorme di pietre tra le rocce. Erano visibili qua e là pochi cipressi e palme, tra cui sorgevano i campanili del quartiere cristiano e le moschee degli infedeli.

Nelle valli e sulle colline intorno alla città vi erano pochi alberi di ulivo e cespugli spinosi di Rhamnus. Le campagne sterili e rocciose davano ai pellegrini una sensazione di tristezza mista ai loro sentimenti religiosi. Sembrava di sentire la voce dei profeti che annunciavano il malumore della città di Dio ed i Crociati si ritennero in dovere di ripristinare il suo antico splendore.

Ciò che ancora infiammò lo zelo dei Crociati per la liberazione della Città Santa, fu l'arrivo di un gran numero di cristiani di Gerusalemme che, privati delle loro proprietà e cacciati dalle loro case, erano alla ricerca di soccorso e rifugio tra i loro fratelli d'Occidente.

Questi cristiani raccontarono della persecuzione che avevano fatto i musulmani per ripulire la città da tutti coloro che amavano Gesù Cristo. Donne, bambini ed anziani erano stati tenuti in ostaggio, mentre gli uomini adatti alle armi erano stati condannati al lavoro forzato. Il capo del principale ospedale dei pellegrini era stato messo in prigione con molti cristiani. I musulmani avevano saccheggiato i tesori delle chiese per provvedere al mantenimento dei loro soldati.


Gerusalemme in un'antica stampa

Il Patriarca Simeone aveva visitato l'isola di Cipro per implorare la carità dei fedeli e per salvare il suo gregge minacciato dalla distruzione se non avesse pagato l' enorme tributo imposto dagli oppressori della Città Santa. Ogni giorno i cristiani di Gerusalemme venivano sopraffatti da nuovi oltraggi e molte volte gli infedeli avevano dimostrato l'intenzione di dare alle fiamme e distruggere completamente il Santo Sepolcro e la Chiesa della Resurrezione.

I cristiani fuggitivi, raccontando queste storie dolorose ai pellegrini, li invitavano ad attaccare Gerusalemme. Fin dai primi giorni dell'assedio, un eremita di nome Pietro Desiderio, che aveva costruito il suo rifugio sul Monte degli Ulivi, venne ad unire la sua preghiera a quella dei cristiani espulsi dalla città e pregò i pellegrini, nel nome di Gesù Cristo del quale si diceva l'interprete, di organizzare un assalto generale.


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