1099: la battaglia di Ascalona
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Prima della cattura di Gerusalemme i turchi di Siria e di Persia erano in guerra con l'Egitto. Ma tale era il loro dolore quando appresero degli ultimi trionfi dei cristiani, che tutti insieme piansero per gli insulti alla religione di Maometto. Gli abitanti di Damasco e di Baghdad speravano nel Califfo del Cairo che avevano a lungo considerato come nemico del Profeta. Da tutti i paesi musulmani gli intrepidi guerrieri accorrevano a raggiungere l'esercito egiziano che ora avanzava verso Ascalona.


la battaglia di Ascalona

Quando la notizia della marcia su Ascalona si diffuse tra i Crociati, Tancredi d'Altavilla, Roberto II di Fiandra ed Eustachio di Boulogne, inviati da Goffredo di Buglione a prendere possesso della terra di Nablus e dell'antico territorio di Gabaon, avanzarono fino alla riva del mare per conoscere i punti di forza e la disposizione del nemico.

Presto un loro messaggero annunciò a Goffredo che il Visir Afdal, lo stesso che aveva conquistato la Città Santa ai Turchi, aveva attraversato la striscia di Gaza con un esercito innumerevole e che in pochi giorni sarebbe giunto alle porte di Gerusalemme.


l'assedio di Ascalona

Questo messaggio, giunto in serata, venne proclamato alla luce delle torce ed al suono delle trombe in tutti i quartieri della città. Tutti i guerrieri venivano invitati ad andare il giorno successivo alla Chiesa del Santo Sepolcro, per prepararsi a combattere i nemici di Dio e santificare le loro armi con la preghiera.

Tale era la sicurezza dei Crociati nella certezza della vittoria, che l'annuncio del pericolo non causò alcuna confusione ed il resto della notte venne solo disturbato dalla impazienza di vedere il giorno della nascita dei nuovi scontri.

All'alba le campane chiamarono i fedeli all'officio di Dio; la parola del Vangelo ed il pane celeste vennero distribuiti a tutti i Crociati che, appena usciti dalla chiesa “pieni dello Spirito di Dio”, presero le loro armi e lasciarono la città dalla porta di ponente, per marciare incontro ai Fatimidi d'Egitto.

Li guidava Goffredo di Buglione, mentre il nuovo Patriarca Arnolfo di Roeux portava innanzi a tutti la reliquia della Vera Croce. Donne, bambini, malati ed alcuni sacerdoti guidati da Pietro l'eremita rimasero a Gerusalemme, visitando i luoghi santi in processione ed inviando a Dio giorno e notte le loro preghiere per ottenere la sua misericordia, il trionfo di soldati cristiani e la distruzione dei nemici di Gesù Cristo.

Ma Raimondo di Saint Gilles e Tolosa e Roberto II di Normandia erano riluttanti a seguire le bandiere dell'esercito cristiano: Roberto II di Normandia asseriva che il suo voto era stato soddisfatto; Raimondo di Saint Gilles e Tolosa, che era stato costretto a cedere a Goffredo di Buglione la fortezza di Davide, non voleva più servire la causa di Goffredo e rifiutava di aiutarlo contro i musulmani. Ma alla fine entrambi cedettero alle ripetute suppliche dei loro compagni e soprattutto alle preghiere dei fedeli.

Tutto l'esercito cristiano, riunito a Ramla, lasciò alla sua sinistra i monti della Giudea e avanzò sino al torrente Sorrec. Sulle rive di questo torrente erano raccolte molte mandrie di bufali, asini, muli e cammelli; un così ricco bottino provò l'avidità dei soldati, ma il saggio Goffredo, che vedeva in questo incontro una manovra del nemico, impedì ai suoi guerrieri di lasciare le loro fila “sotto la pena del taglio del naso e delle orecchie”; il Patriarca aggiunse a questa minaccia della collera divina. Tutti i pellegrini obbedirono e rispettarono le mandrie vaganti come se fossero stati i loro guardiani.


1099: la battaglia di Ascalona (dipinto di Jean Victor Schnetz)

I Crociati, che avevano fatto alcuni prigionieri, appresero da loro che l'esercito musulmano era accampato nelle pianure di Ascalona. La mattina dopo (era la vigilia dell'Assunzione), gli araldi annunciarono che si sarebbe combattuto. Al levarsi del sole i capi ed i soldati si riunirono sotto le loro bandiere; il patriarca di Gerusalemme diede la sua benedizione all'esercito e mostrò loro la reliquia della Vera Croce come simbolo sicuro della vittoria.

Presto venne dato il segnale e tutti i battaglioni, impazienti di vincere, si misero in marcia. Più i Crociati si avvicinavano all'esercito egiziano, più sembrano pieni di entusiasmo e di speranza. Tamburi, trombe e canzoni di guerra animavano l'entusiasmo di guerrieri cristiani.


Goffredo di Buglione al centro della battaglia

L'Emiro di Ramla, che era al seguito dell'esercito cristiano come ausiliario, non si stancava di ammirare la gioia dei soldati della croce all'avvicinarsi di un nemico formidabile: espresse la sua sorpresa a Goffredo di Buglione e gli giurò che avrebbe abbracciato il cristianesimo che dava tanta forza e coraggio ai suoi sostenitori.

I Crociati finalmente raggiunsero la pianura di Ascalona, dove sventolavano le bandiere d'Egitto. Le pianura era delimitata verso est da dei rilievi, mentre a nord si mescolava con altre pianure. A sud, vicino al mare, vi erano delle dune di sabbia; era verso le dune che l'esercito Egiziano era in attesa, schierato come “le corna ramificate di un cervo”, le quali sembravano voler avvolgere i cristiani. La città era ad ovest, su un altopiano a picco sul mare; molte navi, cariche di armi e macchine da guerra, aspettavano nel porto di Ascalona.

I due eserciti si trovarono d'un tratto l'uno di fronte all'altro in un spettacolo imponente e terribile. I guerrieri cristiani non erano per niente sorpresi dalla moltitudine dei loro nemici. Le mandrie che i Crociati avevano incontrato sulle rive del torrente Sorrec, attratte dal suono delle trombe, si erano assemblate intorno ai battaglioni cristiani. Il rumore confuso degli animali e la polvere sollevata dai loro zoccoli, davano l'impressione di essere in presenza di molti squadroni di cavalleria.


la spada di Goffredo di Buglione

I soldati musulmani erano convinti che i cristiani, spaventati per il loro arrivo, non avevano osato aspettarli tra le mura di Gerusalemme: ma la fiducia e la sicurezza che avevano finora dimostrato gli Egiziani, si trasformò in un improvviso terrore. Invano il Visir al-Afdal Shahanshah tentò ad incoraggiarli: tutti i suoi guerrieri credevano che milioni di Crociati fossero arrivati dall'Occidente; dimenticarono i loro giuramenti, ricordandosi invece la tragica fine dei musulmani uccisi dopo la conquista di Antiochia e di Gerusalemme.

I Crociati, senza perdere tempo, fecero i loro ultimi preparativi per la battaglia. Goffredo di Buglione, con 10.000 cavalieri e 3.000 fanti, marciò verso Ascalona per impedire una sortita della guarnigione e degli abitanti durante la battaglia; Raimondo di Saint Gilles e Tolosa, con i suoi guerrieri provenzali, prese posto nei frutteti attorno alle mura della città e si fermò tra l'esercito musulmano e il mare, dove veleggiavano le navi degli Egiziani. Il resto delle truppe cristiane sotto il comando di Tancredi d'Altavilla, Roberto II di Normandia e Roberto II di Fiandra, diresse il suo attacco contro il centro e l'ala destra del nemico.


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