1143: il regno di Baldovino III
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1143: l'incoronazione di Baldovino III

Alla morte di Folco d'Angiò, la Regina Melisenda prese la reggenza; al tempo stesso il giovane Baldovino III ricevette l'unzione regale e fu incoronato Re di Gerusalemme nella chiesa del Santo Sepolcro, nel giorno della nascita del Salvatore.


Baldovino III e Melisenda

Anche se il figlio maggiore di Folco d'Angiò non aveva ancora raggiunto il suo quattordicesimo anno, la sua naturale eloquenza, l'eleganza dei modi e qualcosa di nobile e generoso in tutta la sua condotta, gli fecero subito ottenere l'amore della gente.

Aveva una mente attiva e penetrante, una buona memoria e amava sentire raccontare le gesta gloriose dei grandi Re. Egli si informò anche con attenzione sulla morale e sul carattere della gente che avrebbe dovuto governare e spesso consultava uomini di età matura sulle leggi ed i costumi del Regno.

Il giovane Baldovino era sempre pieno di rispetto per la religione e gli ecclesiastici ma, all'inizio del suo regno, si poteva vedere con dispiacere che teneva più a cuore le donne ed il gioco degli astragali, cosa che non era opportuna per un Re e, soprattutto, per un Re della Città Santa. Tuttavia si corresse nel corso degli anni: l'Arcivescovo di Tiro, che lo aveva conosciuto, scrisse che, con il passare degli anni, eliminò quasi tutti i suoi difetti e conservò le sue buone qualità.

La Regina Melisenda, durante la minor età del giovane Re, governò con prudenza e giustizia, meritando gli elogi che la storia gli ha dato, anche se dimostrò che le piaceva troppo il potere supremo. Quando Baldovino III divenne abbastanza grande per regnare, la Regina esitò un po' troppo prima di cedere il potere regale, facendo credere che il regno di Gerusalemme aveva più di un Re.

1144: la conquista di Bosra

Nei primi anni del suo regno, Baldovino III guidò un esercito nel paese di Moab e nella Valle di Mosè, da dove ritornò con la reputazione di uomo coraggioso. Al ritorno da questa spedizione iniziò una guerra ingiusta e dal risultato sfortunato. Un Emiro che governava Bosra per conto dei Mujir ad-Din Abaq, Sultano di Damasco, giunse a Gerusalemme ed offrì a Baldovino III di consegnargli la città sotto il suo comando. Questa proposta venne immediatamente accettata e subito venne organizzato un esercito per prendere possesso di Bosra.


l'esercito cristiano si mette in marcia

Mentre si stava preparando la spedizione, arrivarono da Damasco degli ambasciatori di Mujir ad-Din Abaq per ricordare al Re di Gerusalemme i trattati che legavano i due paesi e riferire che il Principe e gli Emiri di Damasco erano rimasti sorpresi dal fatto che i cristiani stavano per ricevere una città dalle mani di un traditore; scongiuravano inoltre il Re di non fare una guerra ad una nazione amica, una guerra che avrebbe sconfessato la giustizia e che non poteva essere giusta.

Per diversi mesi i consiglieri del Re di Gerusalemme si occuparono della conquista di Bosra: non facevano altro che parlare della gloria e dei vantaggi di questa spedizione e nessuno considerava che l'ingiustizia e la sfortuna erano traditori; alla fine prevalse il parere di chi riteneva opportuno prendere Bosra.

L'esercito cristiano si mise in marcia. Dopo aver attraversato la profonda valle di Roob, arrivò in un paese chiamato Traconite. Fu lì che cominciò a soffrire per le difficoltà e le insidie della spedizione. Il paese era pieno di musulmani venuti da tutti i paesi vicini per opporsi all'invasione dei cristiani.

l calore del sole bruciava la pianura: carichi delle loro pesanti armature, alle prese con la fame e la sete, i cristiani avanzavano a passo lento, le cavallette morte e cadute nei pozzi e nelle cisterne avevano avvelenato le acque. I musulmani nascosti nelle caverne tendevano ai soldati cristiani tutti i tipi di agguati; gli arcieri, posti sulle alture vicine, non lasciavano riposare i guerrieri di Gerusalemme, lanciando frecce da tutte le parti.

La speranza di impadronirsi di Bosra ancora sosteneva il coraggio dei soldati cristiani, ma quando giunsero in vista della città, appresero che la cittadella e la fortezza erano presidiate dai soldati di Damasco e che la stessa moglie dell'Emiro che aveva promesso di consegnare la città ai cristiani si era rivoltata contro il marito.


le mura di Bosra

Questa notizia inaspettata diffuse improvvisamente la costernazione e lo scoraggiamento nell'esercito cristiano; i cavalieri e baroni cercarono di convincere il Re di Gerusalemme a salvare se stesso e la croce di Gesù Cristo. Il giovane Baldovino respinse i consigli dei suoi fedeli baroni e volle condividere con loro tutti i pericoli a cui stavano andando incontro.

Una volta dato l'ordine di ritirarsi, i musulmani, lanciando alte grida, iniziarono ad inseguire i cristiani; i soldati di Gerusalemme strinsero le loro fila e si ritirarono in silenzio, portando con loro morti e feriti. I musulmani, nel loro inseguimento, visto che non trovavano ne morti ne tracce di sangue, pensarono di stare a combattere contro degli uomini di ferro.

La regione attraversata dai cristiani durante la fuga era coperta di erica, cardi e piante riarse dalla calura estiva; i musulmani gli diedero fuoco ed il vento portò le fiamme e il fumo verso l'esercito cristiano, tanto che sopra le loro teste galleggiavano nuvole di fumo e di polvere; sembravano dei fabbri con i loro vestiti e le loro facce annerite dal fumo.


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