l'Europa nel 1145
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1145: la situazione in Francia

Quando gli ambasciatori della Terra Santa arrivarono in Europa, Luigi VII era appena salito al trono di Francia. Il giovane monarca aveva iniziato il suo regno sotto i più felici auspici; la maggior parte dei grandi vassalli che in passato si erano ribellati all'autorità Reale, avevano deposto le armi ed abbandonato le loro rivendicazioni.


Luigi VII

Con il matrimonio con Eleonora d'Aquitania, figlia del Duca Guglielmo IX, il giovane Luigi VII aveva incluso nel suo regno il Ducato di Aquitania. La Francia, così ampliata, non aveva più nulla da temere dai Paesi confinanti e, mentre le guerre civili devastavano sia l'Inghilterra che la Germania, la Francia fioriva in pace sotto l'amministrazione di Sugerio di Saint-Denis.

La pace era turbata solo dalle pretese ingiuste del Papa e dagli intrighi del Conte Tebaldo II di Champagne, che beneficiava dell'influenza che aveva sul clero per istigare l'ira della Chiesa contro il sovrano.

Luigi resistette con fermezza e volle punire il vassallo ribelle e pericoloso. Spinto da cieca vendetta, mise tutto a ferro e fuoco nella Contea di Champagne, assediò Vitry ed andò lui stesso all'attacco, passando a fil di spada tutti quelli che incontrò nella città.

Molte persone di ogni età si erano rifugiate in una chiesa, pensando di trovare ai piedi dell'altare un rifugio sicuro contro la rabbia del principe cristiano. Ma il Re la incendiò e 1.300 persone morirono tra le fiamme. Una azione così barbara diffuse il terrore tra la gente che la provvidenza aveva sottomesso allo scettro di Luigi.


San Bernardo sconfigge il diavolo

Quando tornò dalla spedizione, la sua capitale lo ricevette in cupo silenzio, i suoi ministri lasciarono intravedere sui loro volti l'abbattimento del dolore e San Bernardo di Chiaravalle osò dare voce alle denunce della religione e dell'umanità scrivendo una lettera eloquente al monarca nella quale diceva: “Io mi batterò per la chiesa fino alla morte; invece di scudo e spada, io userò le armi che più si adattano a me, cioè le mie lacrime e le mie preghiere davanti a Dio”.

Alle parole del Santo Abate, Luigi VII finalmente ammise la sua colpa e la paura delle sentenze del cielo fecero alla sua anima una profonda impressione. Luigi, perseguitato dal rimorso, aspettava di vedere la mano di Dio pronto a colpirlo. Aveva rinunciato a tutti i piaceri e trascorreva le giornate piangendo. L'Abate di Chiaravalle, che lo aveva spinto al pentimento, fu costretto a calmare la sua disperazione e far rivivere il suo coraggio nel parlare con lui della misericordia di Dio.

Il Re di Francia ritornò in stesso e, per espiare il crimine, decise di effettuare il pellegrinaggio in Terra Santa, risoluto a combattere gli infedeli. Intorno a Natale convocò un'assemblea a Bourges dove annunciò le sue intenzioni ai baroni e prelati del suo regno.

Goffredo de la Rochetaillée, Vescovo di Langres, approvò il suo zelo e, nel suo discorso, denunciò la situazione di Edessa ed i pericoli e disastri dei cristiani d'Oriente. Poi San Bernardo consigliò al Re di Francia di consultare la Santa Sede prima di intraprendere qualsiasi cosa.

In tutta la cristianità non si parlava che della cattura e della distruzione di Edessa da parte dei turchi, dell'uccisione dei cristiani, delle chiese incendiate e della profanazione di luoghi sacri; tali tristi storie ricordavano ogni giorno al giovane monarca la violenza che aveva commesso all'interno delle mura di Vitry.


Sugerio di Saint-Denis

Luigi mandò i suoi ambasciatori a Roma ed aveva appena deliberato di convocare un'altra assemblea, quando giunse la risposta del Sommo Pontefice. Il Papa Eugenio III, che era succeduto a Innocenzo II, aveva già in alcune sue lettere sollecitato l'aiuto dei fedeli contro i musulmani.

Mai la Santa Sede aveva avuto maggior ragione per predicare una Crociata. Uno spirito di sedizione e di eresia si stava diffondendo tra la gente ed anche tra il clero d'Occidente e minacciava sia il potere del Papa che la dottrina della chiesa.

In questa situazione, un grande evento come la Crociata poteva servire a distogliere la mente da novità pericolose. Il Pontefice vedeva nella guerra santa il doppio vantaggio di difendere Gerusalemme dagli infedeli e difendere la Chiesa e se stesso dagli attacchi degli eretici e degli innovatori.

Il Papa Eugenio III si congratulò con il Re di Francia per la sua pia decisione, esortando ancora una volta, con le sue lettere, tutti i cristiani a prendere la croce e le armi e promise loro gli stessi privilegi che il Papa Urbano II aveva concesso ai guerrieri della prima Crociata.

Tuttavia l'Abate Sugerio di Saint-Denis, che vedeva con dolore la decisione che il Re di Francia aveva preso di allontanarsi dal suo regno, di nascosto scrisse al Papa per comunicare le sue paure.

In risposta il Papa non nascose che il progetto di Luigi lo aveva colto di sorpresa, ma lo zelo del monarca gli aveva fatto credere che il suo piano era venuto da Dio.

Il pontefice consigliò allora a Sugerio di esaminare se l'ardore che mostrava il Re non fosse stato un fuoco troppo facile a spegnersi. Raccomandò inoltre al fedele ministro di Luigi VII di rinnovare le sue preghiere per la salvezza del Re e per la pace del regno.


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