1147: la Crociata di Luigi VII
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Quando il Vescovo di Langres ebbe finito di parlare, molti cavalieri e baroni risposero che i cristiani erano venuti in Asia per espiare i loro peccati e non per punire i crimini dei Bizantini.

Essi avevano preso le armi per difendere Gerusalemme e non per distruggere Costantinopoli. Si dovevano vedere i Bizantini come eretici, ma non come nemici; gli ebrei erano stati rispettati ed i Bizantini dovevano essere rispettati allo stesso modo. Quando i guerrieri cristiani avevano preso la croce, Dio non aveva dato loro la spada della sua giustizia.

In una parola, i baroni avevano trovato più politica che religione in quanto avevano sentito e non potevano immaginare che, per intraprendere la Crociata, non si dovessero rispettare le regole dell'onore. Infine, per la lealtà dei cavalieri, per l'impazienza di visitare i luoghi santi e forse anche per i doni e per le seduzioni di Manuele I Comneno, vinse il partito della moderazione.

L'Imperatore Manuele si era allarmato nel vedere dei guerrieri pieni di orgoglio e di coraggio che stavano decidendo se conquistare la sua capitale. L'omaggio che gli avevano reso non lo rassicurava affatto sulle loro reali intenzioni.

Per accelerare la loro partenza, diffuse la voce che i tedeschi avevano vinto grandi battaglie contro i turchi e che si erano impadroniti di Iconio. Il piano di Manuele riuscì oltre le sue aspettative: i Crociati francesi decisero di partire.


i Crociati si allontanano da Costantinopoli

Appena si allontanarono da Costantinopoli, un eclisse di sole colpì la loro attenzione; molti videro in questo fenomeno un cattivo presagio e si aspettavano di andare incontro a qualche grande calamità o ad un altro tradimento di Manuele.

I timori dei pellegrini non tardarono a concretizzarsi: non appena i francesi si misero in marcia verso la Bitinia, giunse loro la notizia che i Crociati tedeschi erano morti quasi tutti sulla strada per Iconio.

1147: la prima vittoria sui Turchi

Luigi VII continuò la sua marcia lungo le rive del mare; superò Smirne e poi giunse ad Efeso, dove si fermò alcuni giorni per festeggiare il Natale. L'esercito ben presto raggiunse la grande pianura del fiume Meandro, dove i Crociati francesi videro per la prima volta i turchi: una moltitudine di barbari, incoraggiati dalle loro vittorie sui tedeschi, si erano riuniti in questo luogo per contendere all'esercito della croce l'attraversamento del fiume.

Il meandro era gonfio per la pioggia ed attraversarlo era difficile e pericoloso anche per la presenza dei Turchi. Ma niente poteva fermare i Crociati francesi, guidati dall'esempio del loro Re.

Luigi fece schierare al centro il grosso dell'esercito e la folla dei pellegrini inermi, mentre davanti, dietro e sui fianchi fece mettere, in ordine di battaglia, l'elite dei guerrieri. Cosi organizzati, i Crociati attraversarono il fiume, mentre i Turchi venivano respinti, lasciando la pianura coperta con i loro morti.

Il passaggio del Meandro fu il primo trionfo dei Crociati sui Turchi, che i pellegrini attribuirono all'intervento della potenza divina; infatti molti di loro avevano visto alla testa dell'esercito cristiano un cavaliere che superva il fiume e mostrava loro la via della vittoria.


il Re Luigi VII di Francia forza il passaggio del fiume Meandro e sconfigge i turchi
(dipinto di Tony Johannot)

Dopo due giorni di marcia, i Crociati arrivarono a Laodicea, poi presero la per strada Satalia. Il giorno dopo la loro partenza da Laodicea, arrivarono ai piedi del Monte Cadmos. La strada era sospesa tra rocce e massi accatastati uno sopra l'altro; l'intero esercito avanzava, diviso in tre parti: l'avanguardia, la retroguardia e il centro, dove si trovavano i bagagli ed i pellegrini.


l'avanguardia al commando di Geoffrey de Rançon

A Geoffrey de Rançon, che comandava l'avanguardia, venne ordinato di fermarsi sulla montagna ed attendere il resto dell'esercito; purtroppo non obbedì all'ordine. Dopo aver attraversato i percorsi più difficili, continuò la sua strada e andò a piantare le tende in una valle a fianco della montagna.

Il resto dell'esercito avanzava lentamente; il centro, con i bagagli e la moltitudine inerme dei pellegrini pressati in uno stretto sentiero sul bordo del baratro, si trovò improvvisamente in una confusione terribile: gli animali da somma caddero dalle rocce scoscese, trascinando nella loro caduta tutto quello che portavano appresso.


Guerrieri Turchi

I turchi, che non avevano cessato di seguire i Crociati, approfittarono della terribile confusione e improvvisamente si gettarono sulla folla disperata di pellegrini. Questa moltitudine inerme cadde da tutte le parti sotto la spada turca. Le grida, ripetute dall'eco delle montagne, raggiunsero il Re che era nella parte posteriore. Luigi VII, con i cavalieri che il pericolo aveva raccolto intorno a lui, accorse immediatamente per combattere i turchi. Dopo una lotta terribile, il centro dello schieramento venne liberato dagli attacchi dei barbari e poté continuare la sua marcia.

Allora il Re ed i suoi coraggiosi cavalieri restarono da soli alle prese con i Turchi. Nella mischia Luigi VII perse la sua poco numerosa ma illustre scorta: tutti i guerrieri che combattevano al fianco di Luigi VII caddero per difenderlo. Rimasto solo, il Re saltò sulla cima di una roccia; là, dopo aver estratto dalla sua corazza le frecce che erano state scagliate contro di lui, le riutilizzò contro i suoi nemici, mentre con la sua spada tagliava le teste e le mani di coloro che osavano avvicinarsi. Il suo coraggio ed il buio della notte lo salvarono. Montò su un cavallo abbandonato e si riunì alla sua avanguardia.


la coraggiosa difesa di Luigi VII, Re di Francia, dopo aver perso la sua scorta, nelle gole di Laodicea
(dipinto di Antoine Félix Boisselier, il giovane)

Il suo arrivo al campo donò grande gioia a tutti coloro che avevano pianto la sua morte ma, visto che era coperto di sangue ed era tornato da solo, la giornata restò infelice. Alcuni grandi fuochi rimasero accesi tutta la notte, come segnale per i Crociati sfuggiti alla spada dei turchi, che così potevano raggiungere i loro compagni: ma non venne nessuno.

Di tutti i guai venne incolpato Geoffrey de Rançon. Nell'esercito tutti chiesero che venisse punito per la sua disobbedienza ma, durante quei fatidici giorni, tutti avevano violato le leggi della disciplina, tutti avevano fatto degli errori e lasciarono che fosse la Provvidenza a punirlo.

1147: in marcia per Satalia

Il Gran Maestro dei Templari Everard des Barres giunse per incontrare il Re di Francia, portando con sé molti cavalieri; le sue truppe erano molto disciplinate ed i Crociati le presero come esempio, tanto che il Re affidò il comando supremo dell'esercito ad un vecchio guerriero Templare di nome Gilberto.

Grandi e piccoli ed il Re stesso giurarono di obbedire al nuovo comandante e a tutti coloro che egli avrebbe indicato per far eseguire i suoi ordini. Fortificato così da una severa disciplina, l'esercito proseguì la sua marcia verso Satalia (oggi Adalia).


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