1189: la Crociata di Federico Barbarossa
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1189: la partenza di Federico Barbarossa

Dopo aver lasciato il figlio Enrico VI a governare l'impero, l'11 maggio 1189 L'imperatore Federico Barbarossa, all'età di 65 anni, lasciò Regensburg in Germania e con circa 20.000 cavalieri partì per la Terra Santa.

Già prima di partire, l'Imperatore tedesco aveva inviato i suoi ambasciatori da Saladino, con il quale era in rapporti amichevoli. Nel giorno dell'Ascensione del 1189, il Conte Enrico d'Olanda era partito per portare un messaggio al Sultano del Cairo e di Damasco. Federico comunicava al Principe musulmano che non poteva più rimanere suo amico e che tutto il Sacro Romano Impero avrebbe preso le armi contro di lui, se negava di restituire Gerusalemme e la Sacra Croce caduta nelle sue mani. Saladino rispose all'Imperatore che non intendeva restituire la Città Santa e la sua risposta fu anche una dichiarazione di guerra.

Altri ambasciatori erano stati inviati presso Qilij Arslan II, Sultano di Iconio. Il Sultano incontrò gli ambasciatori di Federico ed inviò anche i suoi ambasciatori in Occidente, promettendo a Federico che gli avrebbe dato tutto l'aiuto di cui necessitava per combattere Saladino.


Béla III d'Ungheria

Durante il loro viaggio i Crociati tedeschi trovarono gente ospitale e cibo in abbondanza sia negli stati di Leopoldo VI d'Austria che in Ungheria, dove regnava il Re Béla III. Béla accolse magnificamente Federico ed i suoi cavalieri a Esztergom (o Strigonio) e Margherita, la Regina d'Ungheria sorella di Filippo Augusto di Francia, donò all'Imperatore tedesco una ricca tenda.

I Crociati tedeschi poi passarono pacificamente il Danubio e la Drava. Dopo aver attraversato i Balcani, Federico, avvicinandosi ai domini dell'Imperatore Bizantino Isacco II Angelo, inviò i suoi ambasciatori per concordare il passaggio in Anatolia; ma Isacco, che temeva i cristiani d'Occidente e si era accordato col Saladino, imprigionò gli ambasciatori.

Quando i crociati entrarono in Bulgaria, cominciarono a sentire le prime sofferenze per il pellegrinaggio: serbi, bulgari e greci infastidivano i tedeschi da ogni parte. La difficoltà delle strade aveva fatto sì che le truppe su dividessero in quattro corpi. Intanto i barbari lanciavano frecce avvelenate sui crociati e molti pellegrini furono uccisi, feriti o derubati, così che Federico fu costretto a tendere agguati e dare la caccia ai nemici come fossero animali selvatici.


Federico Barbarossa alla testa dei Crociati

Chi cadeva nelle mani dei tedeschi veniva appeso a testa in giù ad un albero lungo la strada. Per vendetta, i bulgari disseppellivano i Crociati morti per malattia e li appendevano agli alberi al posto dei loro compagni. A volte i rapinatori si nascondevano nel cavo delle querce e da li lanciavano le loro frecce, a volte facevano rotolare dei grossi massi giù dalle montagne. Quando i cristiani arrivavano nei villaggi, tutti gli abitanti erano già fuggiti portando con loro tutto il cibo.

Nel mezzo di questa strana guerra, giunsero a Niš per salutare l'Imperatore Federico alcuni nobili della Serbia e della Raška e gli offrirono farina di orzo, vino, pecore ed altro bestiame; tra gli altri doni c'era un cinghiale addomesticato e tre cervi, anche loro addomesticati.

I nobili erano venuti ad offrire l'aiuto delle loro armate a Federico qualora avesse voluto combattere contro l'Imperatore Bizantino Isacco II Angelo: se Federico Barbarossa avesse deciso di muovere guerra a Costantinopoli, i bulgari, abituati a saccheggiare, avrebbero saccheggiato anche i bizantini, ma siccome l'Imperatore di Germania era fermo nel suo proposito di andare a Gerusalemme, ai bulgari non restò altro da fare che attaccare i pellegrini.

I Crociati ungheresi e boemi riuscirono ad aprirsi una strada tra i boschi ed infine l'esercito tedesco giunse alle porte di San Basilio, l'ultimo passo della Bulgaria. Li trovarono i soldati bizantini che si unirono ai bulgari per impedire il passaggio ai pellegrini ma poi, alla vista della cavalleria tedesca pesantemente corazzata, fuggirono. Nel mese di settembre 1189 l'esercito Crociato arrivò sotto le mura di Filippopoli.

1189: l'arrivo nel territorio Bizantino

Una volta giunto a Filippopoli, Federico Barbarossa apprese che gli ambasciatori che aveva inviato a Costantinopoli erano stati arrestati e gettati in prigione. Allora i tedeschi misero tutto a ferro e fuoco sino a che, dopo poche settimane, gli ambasciatori tedeschi furono rilasciati e poterono raggiungere l'esercito, dove riferirono del tradimento dell'Imperatore Bizantino Isacco II Angelo che li aveva imprigionati.

I tedeschi, non ritenendo più validi i trattati fatti con Isacco II Angelo, presero Adrianopoli e tutta la Macedonia e la Tracia sino alle mura di Costantinopoli.


Federico Barbarossa

Ad Adrianopoli Federico scrisse a suo figlio Enrico IV per dirgli del tradimento dell'Imperatore Bizantino e per raccomandare il suo esercito alle preghiere dei fedeli. La sua lettera diceva: “Anche se abbiamo un grande esercito, abbiamo bisogno della protezione divina, perché un Re non può salvare la moltitudine dei suoi soldati se non per grazia del Re eterno”.

Oltre a questo l'Imperatore invitava suo figlio a chiedere a Venezia, Ancona e Genova, grandi e piccole imbarcazioni per assediare Costantinopoli da mare; Federico scrisse anche al Papa, invitandolo a predicare una Crociata contro i Bizantini, mentre lui, occupata Filippopoli e poi la Tracia, si avviava verso Costantinopoli.

Isacco II Angelo, vedendo la sua capitale stava per essere assediata, si umiliò davanti ai suoi nemici e sentì il bisogno di allontanare i Crociati il più lontano possibile dal suo regno: così, nel febbraio del 1190 fu firmato il trattato di Adrianopoli, con il quale l'Imperatore Bizantino si impegnava a fornire a Federico Barbarossa le navi necessarie per attraversare l'Ellesponto.

L'imperatore Bizantino, per dare prova della sua buona fede, offrì anche 900 ostaggi. I grandi dell'Impero Bizantino giurarono assieme a lui nella chiesa di Santa Sofia che avrebbero rispettato tutte le clausole del trattato di Adrianopoli.


la fortezza del porto di Gallipoli

I tedeschi si felicitarono per aver avuto più di quanto si aspettavano e nel mese di marzo 1190 giunsero a Gallipoli (oggi Gelibolu) per attraversare l'Ellesponto. Intanto il vanitoso Isacco II Angelo, vantandosi di aver chiuso ai crociati la strada per Costantinopoli, scrisse al suo alleato Saladino che i pellegrini d'Occidente non erano in grado di nuocere perché aveva “tagliato le ali delle loro vittorie”.

Saladino si lamentò con Isacco II Angelo che gli aveva promesso di fermare la marcia dei Crociati, ma l'Imperatore Bizantino gli descrisse i tedeschi così indeboliti dalle loro perdite, che non avrebbero mai raggiunto i confini musulmani.

Intanto, presso l'esercito Crociato fermo a Gallipoli giunsero gli ostaggi inviati da Isacco e, allo stesso tempo, quelli che Qilij Arslan II, Sultano di Iconio, aveva inviato a Federico e che erano stati arrestati a Costantinopoli.


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