1189: l'assedio di San Giovanni d'Acri
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1189: l'inizio dell'assedio

Il Re di Gerusalemme vagò a lungo nel suo regno, seguito da pochi fedeli servitori e, infine, decise di provare una grande impresa che potesse richiamare l'attenzione dei guerrieri accorsi da ogni parte d'Europa per liberare la Terra Santa.


l'assedio di Acri, illustrazione del XIII secolo

Così disfece il campo sotto le mura di Tiro e si diresse a sud per mettere sotto assedio San Giovanni d'Acri, che si era arresa a Saladino pochi giorni dopo la battaglia di Tiberiade.

Guido di Lusignano si mosse con le sue truppe lungo la costa, mentre i Pisani dell'Arcivescovo Ubaldo Lanfranchi ed i Siciliani dell'Ammiraglio Margarito da Brindisi andarono per mare. L'esercito condotto da Guido, composto da 9.000 uomini, il 28 agosto 1189 arrivò sotto le mura di San Giovanni d'Acri.

Anche se la guarnigione musulmana della città era due volte più numerosa dell'esercito cristiano, Guido tentò di sorprenderla con un assalto alle mura, ma questo fallì e quindi i Crociati piantarono il loro campo sulla collina di Thuron, in attesa dei rinforzi che dovevano arrivare via mare pochi giorni dopo.


i soldati di Cristo
(dipinto di Jan Van Eyck)

Intanto il Re Guglielmo II di Sicilia era morto e l'Ammiraglio Margarito da Brindisi fu costretto a ritornare in Sicilia e abbandonare l'impresa. Giunse però la flotta Pisana guidata dall'Arcivescovo Ubaldo Lanfranchi; i suoi soldati sbarcarono e chiusero tutte le strade prossime al mare.

Tre giorni dopo il loro arrivo, i Crociati iniziarono i loro attacchi e, senza aver ancora preparato le macchine d'assedio, coperti solo con i loro scudi, piazzarono le loro scale contro le pareti e salirono all'assalto. Ma improvvisamente si diffuse la voce dell'arrivo di Saladino; a questa notizia i Crociati interruppero l'attacco e si ritirarono verso la collina dove era il loro accampamento.

Presto si videro arrivare 50 navi a vele spiegate; i cristiani rimasero perplessi, non sapendo se erano amici o nemici ma, mentre le navi si avvicinavano, riconobbero le bandiere della croce e sia dalla flotta che dal campo cristiano si levarono grida di gioia.

I Crociati si precipitarono in acqua per abbracciare chi arrivava per primo, poi scaricarono le armi ed i viveri e 12.000 guerrieri della Frisia e della Danimarca lasciarono le loro navi per piantare le loro tende tra la collina di Thuron e la città di San Giovanni d'Acri.

Mentre il mare portava i rinforzi cristiani, Saladino, aveva abbandonato le sue conquiste in Fenicia e si era mosso con il suo esercito verso San Giovanni d'Acri. Una volta giunto piantò le sue tende al confine della pianura, sulla collina di Kisan, che si trovava dietro la collina di Thuron.

I musulmani attaccarono più volte i cristiani ma sempre li trovarono “come una montagna che non si può né spianare né spingere indietro”. Saladino, per incoraggiare le sue truppe, decise di combattere la battaglia generale di venerdì, nel giorno stesso in cui tutti gli uomini dell'Islam usano dedicarsi alla preghiera.

La scelta di tale giorno infatti raddoppiò il coraggio dell'esercito musulmano. I cristiani furono costretti ad abbandonare i luoghi che avevano occupato nelle vicinanze del mare ed il Sultano poté entrare vittorioso nelle mura di San Giovanni d'Acri. Dopo aver osservato dalle alte torri la posizione dei Crociati, uscì dalla città, li attaccò nuovamente e li respinse nel loro campo.


Saladino alla testa delle sue truppe

Saladino, con la sua presenza, aveva sollevato il coraggio del popolo e dei difensori della città e, dopo aver dato tutti gli ordini necessari, lasciò nella città i suoi migliori guerrieri agli ordini di due tra i suoi più fedeli Emiri. Poi tornò alla collina di Kisan, pronto nuovamente a combattere contro i Crociati.

Intanto i cristiani scavavano i fossati intorno al loro accampamento e si circondavano di formidabili trinceramenti. Tutti questi preparativi senza dubbio misero in allarme i musulmani, ma quello che li preoccupava di più erano tutte quelle navi che, come una grande foresta, ricoprivano il mare. Alcune di queste si allontanavano, ma ne venivano altre sempre più numerose e tutte portavano in Siria i guerrieri dell'Occidente.

La flotta danese, dopo essere partita dal Mare del Nord, ovunque al suo passaggio aveva acceso l'entusiasmo delle genti che abitavano lungo le coste, così che dopo di loro giunsero altre flotte che portavano un gran numero di guerrieri da tutte le parti d'Europa.

I primi a sbarcare furono i Crociati accorsi da tutte le città d'Italia, guidati dall'Arcivescovo Gerardo di Ravenna e dal Vescovo di Verona. Seguiva poi un gran numero di guerrieri provenienti dalla regione dello Champagne e da diverse altre province della Francia, guidati da Giacomo I di Avesnes, Enrico I di Bar, Andrea di Brienne, i fratelli Roberto II e Filippo di Dreux e dal Vescovo di Beauvais, giunto per la seconda volta in Oriente chiamato più dall'ambizione della gloria delle armi che dalla devozione.


Saladino in battaglia

Dopo i Crociati francesi c'erano i guerrieri della Germania, che obbedivano al Margravio Luigi III di Turingia ed a Ottone I di Gheldria. Luigi III di Turingia riuscì a convincere Corrado del Monferrato, che era cugino di sua madre, ad inviare forze anche da Tiro. Così che Corrado armò le sue navi, raccolse le sue truppe e giunse per unire le sue forze all'esercito cristiano.

I difensori della croce erano accorsi da tutte le parti del mondo, così che oltre 100.000 guerrieri cristiani si trovarono riuniti sotto le mura di San Giovanni d'Acri, mentre i due monarchi che avevano deciso di partire per la crociata stavano ancora curando i preparativi per la loro partenza.

Quando Saladino fu informato di questi sviluppi, radunò truppe e mosse verso San Giovanni d'Acri, dove il 15 settembre 1189 attaccò il campo di Guido di Lusignano, ma senza ottenere alcun successo; infatti l'arrivo di questi innumerevoli ausiliari aveva risollevato l'entusiasmo dei Crociati.

Le lunghe file di Cavalieri con indosso le loro corazze a scaglie di ferro, viste da lontano sembravano come lunghi serpenti che strisciavano nella pianura, così che molti Emiri suggerirono a Saladino di ritirarsi davanti ad un nemico così numeroso.


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