1197: la Crociata di Enrico VI
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1197: l'arrivo in Terra Santa

I Crociati capitanati da Corrado di Wittelsbach, Arcivescovo di Magonza e dal Duca Waleran IV di Limburg furono primi a giungere in Palestina e, non appena sbarcati, pensarono subito di rompere la tregua fatta con i Saraceni.

Ma i cristiani d'Oriente, che allora vivevano in pace con i Turchi, erano poco propensi a rompere la tregua stipulata tra Riccardo cuor di leone e Saladino; avevano tutto da temere, sia dalla vendetta dei nemici che dalla volubilità degli alleati che, pieni di zelo nei primi giorni, avrebbero abbandonato la santa causa alla prima occasione; si opposero quindi a questa idea.


Corrado di Wittelsbach

Il Re di Gerusalemme Enrico II di Champagne ed i Baroni di Palestina esposero ai Crociati tedeschi i pericoli nei quali gli Stati cristiani d'Oriente sarebbero incorsi se avessero violato i trattati e li pregarono, prima di far altro, di aspettare il secondo esercito guidato dal Duca Bernardo III di Sassonia e dal Duca Enrico I di Brabante.

I Tedeschi, accecati dalla loro presunzione, si indignarono al pensiero che fosse posto qualsiasi ostacolo al loro valore e si meravigliarono che i cristiani di Palestina respingessero in quel modo i soccorsi che la provvidenza mandava loro e con disprezzo dissero che il Papa non li aveva spinti a partire per la Terra santa affinché si crogiolassero in un vergognoso ozio. Infine accusarono i cristiani d'Oriente di dimenticare gli interessi sacri della Palestina e di essersi abbandonati ai piaceri invece che combattere.

Ma i Baroni e i Cavalieri di Terra Santa soffrivano per le ingiurie e sopportavano a malincuore la cooperazione dei guerrieri di cui non avevano richiesto l'intervento; ritenevano che, avendo dato in passato sufficienti prove di coraggio senza alcun soccorso degli stranieri, non doveva essere scambiata per viltà la loro saggia politica. Così che scoppiò di nuovo la discordia fra i cristiani.

Improvvisamente i Crociati tedeschi, risoluti a combattere per la liberazione della Terra Santa, uscirono armati da San Giovanni d'Acri e cominciarono a devastare e predare i territori musulmani.

Allora tutti quei popoli, anche se divisi dalle guerre intestine degli Emiri e dei figli di Saladino, vedendosi venire addosso i Crociati tedeschi, misero da parte le loro discordie e radunarono le loro genti dall'Egitto e dalla Siria, formando una terribile alleanza contro i cristiani.

1197: la morte del Re Enrico II di Champagne

Safedino, in cui riponevano la loro fiducia i musulmani quando occorreva difendere la causa dell'Islamismo, usci da Damasco col suo esercito ed andò a Gerusalemme, dove accorsero anche gli Emiri per ricevere i suoi ordini; poi, messa insieme una formidabile armata, andarono ad accamparsi sotto le muro di Giaffa per organizzarne l'assedio.

Nella precedente Crociata questa città era stata considerata molto importante, tanto che Riccardo cuor di leone l'aveva fortificata e vi aveva lasciato un presidio.

Questa città, essendo situata in riva al mare e molto vicina a Gerusalemme, quando era in mano ai Cristiani teneva aperta ai pellegrini la strada per la Città Santa, ma ora, se fosse stata presa dai musulmani, ai Cristiani sarebbe stato difficilissimo raggiungere Gerusalemme e la sua conquista diveniva quasi impossibile.

Giunta a San Giovanni d'Acri la notizia che Giaffa era in pericolo, il Re di Gerusalemme Enrico II di Champagne con i suoi Baroni e Cavalieri, decise di accorrere alla difesa della città seguito anche dai Crociati tedeschi.


Enrico II di Champagne cade dal balcone

Anche gli Ordini dei Templari e degli Ospitalieri si misero in marcia per soccorrere Giaffa, quando un tragico incidente interruppe la loro avanzata. Accadde che mentre Enrico II di Champagne era affacciato ad un balcone del suo palazzo, il muretto dove era appoggiato crollò ed il Re di Gerusalemme precipitò giù assieme al muro e morì sul colpo.

I soldati che dovevano seguirlo contro i musulmani, lo accompagnarono invece alla sepoltura, e persero alcuni giorni per celebrare il suo funerale.

Intanto il presidio di Giaffa, dopo essere uscito per scontrarsi con i Turchi, fu colto in un agguato e tutti furono uccisi o catturati. Poi i musulmani presero d'assalto la città e dopo un'eroica difesa dei Cristiani, la catturarono e passarono a fil di spada i 20.000 abitanti.

1197: la presa di Beirut

Oramai si aspettava con impazienza la seconda armata tedesca guidata dal Duca Enrico I di Brabante, partita da un porto delle Fiandre. I Crociati si erano fermati sulle coste del Portogallo dove, dopo aver sconfitto i Mori, avevano occupato la città di Silva. Poi partirono e, ad un mese di distanza dalla morte di Enrico II di Champagne, giunsero a San Giovanni d'Acri, mentre il popolo era in grande costernazione per la presa di Giaffa.


Bernardo III di Sassonia

L'arrivo dei nuovi Crociati rallegrò gli spiriti dei Cristiani e subito fu deciso di cancellare la disfatta di Giaffa con una vittoria sui musulmani. L'esercito Crociato pertanto uscì da San Giovanni d'Acri e si incamminò verso le coste della Siria, intanto che un gran numero di navi della flotta genovese, carico di viveri e di armamenti da guerra, costeggiava la riva.

I Crociati, senza cercare l'esercito di Safedino, si accamparono sotto le mura di Beirut. Beirut, situata fra Gerusalemme e Tripoli, era una città molto importante per il commercio e per la comodità del suo porto; qui i guerrieri musulmani depositavano le ricchezze acquisite con le loro vittorie e nelle sue prigioni vi erano rinchiusi tutti i prigionieri Crociati delle ultime guerre.

La flotta genovese forzò l'entrata del porto di Beirut e si impadronì delle galere saracene. Poco dopo i Crociati invasero la città che trovarono zeppa di ogni tipo di provviste. Furono restituiti alla libertà 10.000 cristiani che chiesero armi per vendicare le sventure della loro prigionia.

Safedino, dopo aver distrutto le fortificazioni di Giaffa, si era inoltrato sulla strada di Damasco, ma quando ebbe notizia della mossa dei Cristiani, ritornò indietro, costeggiando il mare, sino a quando i due eserciti si trovarono uno di fronte all'altro lungo la costa fra Tiro e Tripoli.

Ben presto le trombe diedero segnale del combattimento e cristiani e musulmani si ordinarono per la battaglia. I Turchi, superiori in numero, tentarono di circondare i Crociati per allontanarli dal mare. Rapidamente la cavalleria musulmana attaccò l'esercito cristiano ma i Crociati si strinsero nei ranghi, così che da ogni lato le loro schiere divennero salde e impenetrabili.

Mentre gli arcieri turchi scagliavano sui cristiani le loro frecce, i cavalieri tedeschi si avventarono nella mischia e con le lance e spade fecero strage degli assalitori. Era tale l'accanimento, che anche i feriti delle due armate si battevano, alcuni armati di spade, altri di pugnali.

Per molto tempo la vittoria restò indecisa e per molte volte i cristiani rischiarono di essere sconfitti, ma la loro ostinazione alla fine superò il numero ed il valore dei musulmani.

Le rive del mare, le sponde del fiume, il pendio delle montagne erano disseminati di morti. I Turchi persero un gran numero di Emiri e le migliori truppe dell'armata, schiacciati sotto gli zoccoli della cavalleria pesante tedesca.

Safedino, ferito sul campo di battaglia poté salvarsi solo grazie alla velocità del suo cavallo mentre il suo esercito fu disperso; parte fuggì verso Gerusalemme, parte disordinatamente corse a Damasco.


presa di Beirut da parte di Amalrico di Lusignano (futuro Re Amalrico II di Gerusalemme)
(dipinto di Alexandre Hesse)

Dopo questa vittoria, tutte le città della Siria che si affacciavano sul mare e che erano tenute dai musulmani caddero nelle mani dei Cristiani, visto che Turchi avevano abbandonato Tiro, Sidone, Laodicea e Sarepta, così che ritornarono la gioia e la speranza in tutti i cuori abbattuti dalle continue sconfitte.

Quando poi l'armata e l'esercito dei cristiani d'Oriente entrò in Beirut, il presidio musulmano non oppose resistenza. In questa città i Crociati trovarono tante provviste, armi e macchine da guerra che due grandi navi non furono sufficienti a trasportarle. Oltre a questo caddero nelle mani dei Cristiani molti oggetti preziosi e furono liberati dalla prigionia 9.000 cristiani i quali andarono a rinforzare l'esercito Crociato.


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