1200: i preparativi per la Crociata
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1200: la morte di Thibaut IV de Champagne

Quando gli ambasciatori ritornarono in Champagne trovarono il Conte Thibaut IV gravemente infermo; egli, venuto a conoscenza del trattato concluso coi Veneziani, ne fu talmente felice che, dimenticando la gravità della sua malattia, volle indossare la sua armatura e salire a cavallo; ma ciò fu motivo della sua grande disgrazia: la malattia crebbe e infierì talmente che fu condannato a “non cavalcare mai più”.

Thibaut morì lasciando i vassalli e compagni d'arme estremamente rammaricati; nell'ora estrema si lamentò davanti ai baroni del severo destino che lo condannava a morire senza gloria, mentre essi andavano a raccogliere le palme della vittoria o del martirio nelle contrade d'Oriente. Poi li esortò ad osservare il giuramento fatto a Dio di liberare Gerusalemme e lasciò loro tutti i suoi tesori, perché li impiegassero nella Santa impresa.


il Marchese Bonifacio I del Montferrato, proclamato capo della quarta Crociata nella chiesa di Notre-Dame de Soissons
(dipinto di Henri Decaisne)

Morto il Conte di Champagne, i baroni e cavalieri che avevano preso la Croce si riunirono per eleggere un altro capo; furono proposti due candidati: il Conte Teobaldo I di Bar ed il Duca Eudes III di Borgogna. Il Conte di Bar non volle accettare di prendere il comando dell'esercito cristiano ed il Duca di Borgogna era ancora in lutto per la perdita del padre, morto in Palestina dopo la terza Crociata e non volle abbandonare la tranquillità del suo ducato per avventurarsi nei pericoli dell'Oriente.

I cavalieri e i baroni, non sapendo più a chi altro offrire il comando della Crociata, ne fecero proposta a Bonifacio, Marchese del Monferrato, alla cui famiglia, già illustre per molti eroi cristiani, apparteneva anche suo fratello Corrado, divenuto celebre per la difesa di Tiro e lo stesso Bonifacio aveva già più volte combattuto contro gli infedeli.

Saputo della sua elezione, Bonifacio del Monferrato corse subito a Soissons, dove ricevette la Croce dalle mani del Curato di Neuilly e fu proclamato capitano supremo della Crociata nella chiesa di Notre-Dame, presenti il clero e il popolo.

1201: la morte di Folco di Neuilly

Frattanto erano già passati due anni da quando il Pontefice aveva comandato ai Vescovi la predicazione della Crociata nelle loro diocesi. Le cose in Oriente andavano peggiorando di giorno in giorno: i Re di Gerusalemme e d'Armenia, i Patriarchi di Antiochia e della Città Santa, i Vescovi di Siria ed i Gran Maestri degli Ordini Militari mandavano continuamente le loro suppliche alla Santa Sede perché non li abbandonasse. Il Papa Innocenzo III esortò nuovamente i fedeli e pregò i Crociati ad accelerare la partenza.


il Papa Innocenzo III

Il Pontefice non mancò anche di fare severe censure contro coloro che, presa la Croce, mostravano poca cura nell'adempire al giuramento e rimproverò specialmente gli ecclesiastici perché indugiavano a pagare la quarta parte delle loro rendite, destinate alle spese della Crociata.

Il tempo della guerra santa era per i Cristiani tempo di espiazione e di penitenza, per cui il Sommo Pontefice vietò la sontuosità delle mense e del vestire e, nonostante che la presente Crociata fosse stata predicata con ottimo successo nel torneo di Ecry, furono proibiti i tornei per cinque anni, come pure le altre ricreazioni e spettacoli.

Per ravvivare il coraggio dei Crociati, il Papa Innocenzo III narrava loro le nuove divisioni insorte fra principi mussulmani e le sciagure che Dio aveva mandato sopra l'Egitto. Le Epistole del Papa rinfrancarono gli animi dei Crociati. Intanto il Marchese di Monferrato era giunto in Francia nell'autunno del 1201 e tutto l'inverno fu impiegato nei preparativi della spedizione.

Sorsero, come al solito, alcune voci contro gli Ebrei, volendoli gravare delle spese per la Crociata; ma il Sommo Pontefice li prese sotto la protezione della Santa Sede e minacciò di scomunica “tutti coloro che facessero attentato contro la loro vita e contro la libertà”.

Prima della partenza dei Crociati, Folco di Neuilly si ammalò e il 2 marzo 1201 morì nella sua parrocchia di Neuilly-sur-Marne. Già da qualche tempo si mormorava contro i suoi costumi e la sua eloquenza aveva perso quasi tutto l'antico potere perché, avendo egli ricevuto grandi somme per le spese della guerra santa, era stato accusato dal popolo che se ne fosse in gran parte appropriato; nondimeno molti lo difesero, non credendo a queste accuse. Folco fu seppellito nella chiesa della sua parrocchia con gran pompa e la sua tomba fu venerata dal popolo.

1202: l'avvio della Crociata

Venuta la primavera del 1202, i Crociati si prepararono a partire. Il Conte Baldovino IX delle Fiandre, il Conte Ludovico di Blois e Chartres ed il Conte Ugo di Saint-Paul, con molti signori fiamminghi e loro vassalli ed il Maresciallo di Champagne Goffredo di Villehardouin con alcuni cavalieri, mossero per la Borgogna e valicarono le Alpi per andare a Venezia.

Furono raggiunti dal Marchese Bonifacio del Monferrato che conduceva con se i Crociati di Lombardia, del Piemonte, della Savoia e dei paesi che sono fra le Alpi e il Rodano. Giunsero a Venezia anche i Crociati partiti dalle sponde del Reno, in parte condotti da Konrad von Krosigk, Vescovo di Halberstadt e in parte da Martin Litz. Quando i Crociati giunsero a Venezia, le navi che dovevano trasportarli in Oriente erano all'ancora.


Sigillo di Ludovico di Blois e Chartres

I Crociati furono prima ricevuti con ogni dimostrazione di contentezza, ma poi, avendo i Veneziani chiesto ai baroni che adempissero alle loro promesse pagando la somma convenuta, questi si accorsero con gran dolore che mancavano molti dei loro compagni.

Jean de Nesle, Castellan di Bruges e Thierry, figlio di Filippo d'Alsazia, avevano promesso al Conte Baldovino IX delle Fiandre di raggiungerlo a Venezia con il fiore dei guerrieri fiamminghi, ma costoro, invece d'andare a Venezia, si erano imbarcati direttamente in Francia, navigando verso la Palestina. Renaud de Dampierre, al quale il Conte Thibaut IV di Champagne aveva lasciato tutti i suoi tesori perché pagasse il tragitto in Terra Santa, con un gran numero di cavalieri di Champagne si era imbarcato nel porto di Bari. Il Vescovo Gautier II di Autun, il Conte Gilles di Forez ed altri capi, benché avessero giurato sui Vangeli di andare a Venezia, si erano imbarcati in parte a Marsiglia ed in parte a Genova.


Venezia – Piazza san Marco nel XIII secolo

Così la metà dei Crociati, invece di riunirsi nel luogo convenuto, aveva scelto altre vie; pertanto i Crociati convenuti a Venezia si trovarono in grandi difficoltà nel dover pagare la somma pattuita e quindi spedirono messaggi da tutte le parti per avvisare i Crociati che erano ancora in cammino e pregarli di andare a Venezia; ma pochi furono quelli che obbedirono all'invito dei compagni.

Quelli che si trovavano in quel momento a Venezia non erano tanti e non avevano danaro sufficiente a pagare la somma pattuita. I Veneziani non erano disposti ad accontentarsi di meno ed i baroni erano troppo orgogliosi e non volevano inchinarsi ai Veneziani per pregarli di modificare il contratto; allora si giunse all'idea che ognuno pagasse il prezzo del suo passaggio.

I più ricchi pagarono per i più poveri; tanto i soldati che i cavalieri dettero quanto denaro avevano, persuadendosi che Dio glielo avrebbe reso centuplicato. Ma, malgrado tutti si privassero di ogni cosa preziosa tenendo solo i cavalli e le armi, i Crociati rimanevano ancora debitori verso la Repubblica di Venezia di 50.000 marchi d'argento. Allora il Doge convocò in assemblea e propose che si chiedesse ai Crociati, in cambio del pagamento, il servigio delle loro armi.


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