1203: il Regno di Isacco II e Alessio IV
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I capi dell'esercito Crociato, istigati dal clero latino e dal timore del Pontefice, chiesero che il Patriarca, i preti e i monaci di Costantinopoli abiurassero gli errori per i quali erano divisi dalla Chiesa Romana. Così che il Patriarca di Santa Sofia dichiarò in proprio nome, in nome degli Imperatori e di tutta la Cristianità orientale che riconosceva Innocenzo III come successore di San Pietro, primo vicario di Gesù Cristo in terra e pastore del gregge cristiano.


accampamento dei Crociati fuori dalle mura di Costantinopoli

I Bizantini che assistettero alla cerimonia, si scandalizzarono per quanto accaduto nella Chiesa di Santa Sofia, né perdonarono il loro Patriarca, se non quando si persuasero che la sua dichiarazione era stata consigliata dalla politica di prudenza e dall'amore per la patria.

I Bizantini non credevano che lo Spirito Santo proceda da Padre e dal Figlio (Filioque) e Gesù Cristo si sia incarnato per opera dello Spirito Santo. Oltre a ciò differivano dalla Chiesa Latina non riconoscendo l'autorità del Papa e per altre cause, meno significative, fra le quali la variazione di alcuni riti liturgici. L'odio fra le due confessioni era tale che il voler convertire i Bizantini non causava altro effetto che accrescere la loro ostinazione.

Anche i più ignoranti sulle cause dello Scisma si opponevano fieramente alla tentata conversione. Il popolo bizantino dunque, che si reputava il primo di tutti i popoli del mondo, per superbia difendeva la sua religione e rifiutava fortemente quella dei Latini. I Crociati, pensando che si potesse fare guerra ai cervelli degli uomini come si poteva fare alle loro città, adoperarono le armi per sottomettere gli ostinati; ma l'odio crebbe e i fondamenti del nuovo Stato cominciarono a debilitarsi.


Kaloyan di Bulgaria e sua moglie Desislava

Frattanto il detronizzato Imperatore Alessio III Angelo si era rifugiato nella Tracia, dove alcune città gli avevano aperto le porte e alcuni dei suoi partigiani avevano raccolto un piccolo esercito. Il giovane Alessio IV Angelo decise di muovere contro i ribelli e fu seguito da Enrico di Hainaut, dal Conte Ugo di Saint-Paul e da altri cavalieri. Alessio III Angelo, saputo del loro arrivo, uscì da Adrianopoli dove si era rinchiuso e fuggì verso il monte Hemus. I ribelli che osarono combattere furono vinti e dispersi.

Nemici più difficili da battere rimanevano i Bulgari, selvaggi e feroci, i quali essendo sudditi dell'Impero Bizantino, avevano approfittato delle sue turbolenze per tentare di conquistare la libertà. Lo Zar Kalojan di Bulgaria, loro capo, per meglio sottrarsi al dominio bizantino e dare impressione di legalità alla ribellione, aveva abbracciato la religione dei Latini e si era dichiarato vassallo del romano Pontefice dal quale aveva ottenuto facilmente titolo di Re. Facendosi scudo della nuova religione, si valeva dell'appoggio della corte romana per mantenere la sua ribellione contro l'Impero, facendo continue scorrerie nelle provincie bizantine.

Se il giovane Alessio IV Angelo avesse saputo approfittare delle circostanze e dell'amicizia dei Crociati, avrebbe soggiogato facilmente il ribelle bulgaro ma, o che non avesse con sé forze sufficienti, o che non riuscisse a vedere i benefici di questa impresa, avuto il giuramento di fedeltà dalle città della Tracia, se ne ritornò rapidamente a Costantinopoli.

1203: l'incendio di Costantinopoli

Costantinopoli, che aveva già sofferto tanti mali, provò una nuova calamità: un grande incendio che distrusse mezza città e si era manifestato dopo una lite insorta fra i Crociati fiamminghi e gli abitanti di un quartiere vicino al mare fra i due porti. Il fuoco era cominciato da una sinagoga e si era propagato con tanta violenza, che ogni rimedio fu vano.


l'incendio di Costantinopoli

L'incendio prima distrusse il quartiere più popolato, il luogo attualmente occupato dai giardini del Serraglio. Di là si propagò rapidamente a Santa Irene e vicino alla chiesa maggiore; furono divorati dalle fiamme il doppio ordine di case che iniziava dal mezzo della città, il mercato di Costantino e il quartiere dell'Ippodromo.

I vortici delle fiamme passavano da casa a casa, da quartiere a quartiere, ardendo e distruggendo ogni cosa; dall'incendio si elevavano globi di fuoco che andavano a cadere e devastare lontanissimi quartieri. Inizialmente le fiamme erano trasportate dal vento di tramontana ma, spirando all'improvviso altri venti, le spinsero verso luoghi ancora intatti. Così l'incendio giunse ovunque, avventandosi anche ai sobborghi e molte galere ed altre navi che erano nel porto furono arse in mezzo all'acqua.


Crociati europei XIII secolo

L'incendio durò più di una settimana; molti vi persero la vita, moltissimi le loro proprietà ed il danno fu inestimabile. Goffredo di Villehardouin, Maresciallo di Champagne, lo racconta come segue:
“Nacque una contesa fra Greci e Latini, durante la quale, non si sa da chi, fu apposta appiccato il fuoco nella città, e fu in modo veemente, che ogni sforzo per spegnerlo tornò vano.
Il che veduto i baroni latini che erano alloggiati a Galata, causò loro inestimabile dispiacere e si dolevano nel vedere le alte chiese e i bei palazzi cadere in rovina. Si dolevano nel vedere le strade piene di traffichi e di grandi ricchezze divorate dal fuoco e di non potervi arrecare alcun soccorso.
L'incendio, dal quartiere prossimo al porto, stendendosi fino al centro della città, arse tutto fino all'altro porto che è sul mare della Propontide, lungo la chiesa di Santa Sofia e durò otto giorni, avendo occupato lo spazio dì più che una lega.
E' difficoltoso fare una stima dei danni, né si potrebbero contare gli uomini, le donne e i fanciulli che nelle fiamme perirono”
.

Molti cavalieri si mossero per impedire l'avanzata del fuoco e si irritarono nel dover combattere un nemico contro il quale il loro valore era impotente. I principi e i signori spedirono i loro rappresentanti all'Imperatore Alessio IV Angelo per comunicargli il loro dispiacere; maledicevano i responsabili dell'incendio e promettevano di punirli se ve ne fosse stato qualcuno nell'esercito Crociato.

Ma tali dimostrazioni di dispiacere non furono efficaci a consolare i bizantini ed allontanare il sospetto; si lagnavano dell'Imperatore Alessio IV Angelo e non dissimulavano il pessimo concetto che avevano dei Crociati. Molti Crociati che si erano stabiliti a Costantinopoli, essendo minacciati dal popolo, abbandonarono le loro case e si ritirarono nel quartiere di Galata.


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