1204: l'Impero Latino d'Oriente
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1204: la spartizione dell'Impero

Già prima della cerimonia dell'incoronazione, il nuovo Imperatore aveva distribuito ai suoi compagni d'arme le principali dignità dell'Impero. Goffredo di Villehardouin, Maresciallo di Champagne, fu fatto Maresciallo di Romania; il Conte Ugo di Saint-Paul venne nominato Contestabile; Conone di Béthune fu eletto protovestario ovvero Gran Maestro del guardaroba; Macario di Sainte-Menehould divenne gran coppiere e Miles de Brabant, gran cantiniere.


l'Impero Latino d'Oriente dopo la quarta Crociata

Il Doge di Venezia fu nominato Despota e Principe di Romania ed ebbe il diritto di portare i gambali di porpora, privilegio riservato ai soli principi della famiglia imperiale.

Enrico Dandolo rappresentava a Costantinopoli la Repubblica di Venezia; per dignità e per le sue gesta gloriose soprastava a tutti i grandi e principi della corte di Baldovino e per questo egli solo venne esentato dal prestar fede e omaggio all'Imperatore.


interno della chiesa di Santa Sofia

Per fare la divisione delle città e provincie dell'Impero, fu convocato un consiglio di dodici patrizi veneti e di dodici cavalieri francesi. La Bitinia, la Romania o Tracia, la città di Tessalonica, tutta la Grecia dalle Termopili fino al capo Sunio e le maggiori isole dell'Arcipelago, toccarono ai Francesi.

I Veneziani ebbero le Cicladi e le Sporadi, le isole e la costa orientale del golfo adriatico, le coste della Propontide e quelle del Ponto Eussino, le rive dell'Ebro e del Varda, le città di Cipsela, Didimotica, Adrianopoli, le contrade marittime di Tessaglia ed altri luoghi.

Le terre situate al di là del Bosforo vennero erette in Regno e date, con l'isola di Candia, al Marchese Bonifacio del Monferrato che successivamente le scambiò con la provincia di Tessalonica e vendette l'isola di Candia alla Repubblica di Venezia per trenta libbre d'oro. Le provincie dell'Asia furono date al Conte Luigi di Blois e Chartres che prese titolo di Duca di Nicea e di Bitinta.

Ma i Crociati, non contenti di dividersi quello che realmente avevano conquistato, passarono anche a dividersi quello si proponevano conquistare per l'avvenire, per cui furono assegnati anche i paesi e le regioni che ancora appartenevano ai Turchi e Saraceni.

Alcuni baroni si disputarono il regno di Alessandria, altri fecero già i loro conti sul palazzo dei Sultani di Iconio. Intanto molti facevano cambi dei possedimenti avuti e molti si lamentavano pretendendo maggior territorio di quello che avevano avuto.

Con i tesori predati nella metropoli, i vincitori si vendevano e si giocavano le provincie dell'Impero; un tiro di dadi valeva spesso una città con i suoi abitanti; così per qualche tempo Costantinopoli fu una piazza di mercato dove si trafficava del mare, delle sue isole, dei popoli, delle città, dei territori e dei castelli; e il barbaro soldato nato plebeo in occidente, si trovava come per incanto trasformato in Re o Principe d'Oriente.

Mentre i baroni e cavalieri facevano tale commercio di città e regni, il clero latino non frenava la sua ambizione, ma ognuno pensava a come spartirsi le spoglie della Chiesa Bizantina. Tutti i santuari di Costantinopoli furono divisi tra Veneziani e Francesi e ovunque fu introdotto il rito latino.

I capi dalla Crociata avevano preventivamente deciso che se l'Imperatore fosse stato francese, il Patriarca dovesse essere veneziano. Secondo questa convenzione fu innalzato alla cattedra di Santa Sofia Tommaso Morosini. Nelle altre città conquistate si invitarono Vescovi e preti latini, che presero possesso dei beni del clero bizantino.

1204: il regno di Baldovino I di Costantinopoli

Il terrore delle armi dei Crociati era grande in tutto l'oriente, ma a chi riguardava nell'avvenire, le conseguenze della vittoria non apparivano buone. La metropoli e le provincie erano quasi vuote; le terre erano senza coltivatori e si prospettava la carestia. I capi non seppero immaginare miglior rimedio che rivolgersi al Pontefice per avere rinforzi di Italiani, Francesi e Tedeschi, affinché popolassero e difendessero il nuovo Impero.

Dopo la sua incoronazione, l'Imperatore Baldovino I scrisse al Papa raccontandogli delle vittorie con le quali era piaciuto a Dio di premiare lo zelo dei soldati della Croce. Il nuovo Imperatore, per meglio lusingare il Pontefice, si intitolò Cavaliere della Santa Sede e face un lungo elenco delle perfidie dei Bizantini contro la Chiesa di Roma scrivendo: “Noi abbiamo soggiogato alle vostre leggi questa città che, in odio alla Santa Sede, soffriva a mala pena il nome del principe degli apostoli, ne concedeva pure una Chiesa a quello stesso che aveva ricevuto dal Signore la supremazia su tutte le chiese”.

Baldovino proseguiva invitando il Pontefice ad imitare i suoi predecessori, Giovanni, Agapeto e Leone che avevano personalmente visitato la chiesa di Bisanzio e, per giustificare i pellegrini divenuti padroni dell'Impero Bizantino, scrisse: “Quando noi entrammo in questa metropoli, alcuni abitanti di Terra Santa che erano con noi si dimostravano più contenti di tutti, esclamando che si era reso a Dio un servigio più gradito che se si fosse recuperata Gerusalemme”.


l'Imperatore Baldovino I (dipinto di François Edouard Picot)

Anche il Marchese Bonifacio del Monferrato scrisse al Pontefice, rappresentando la sua umile obbedienza alle decisioni della Santa Sede e diceva : “Io non ho preso la Croce se non che per espiare i miei peccati e non per commetterne altri maggiori sotto il velo della religione, onde mi sottopongo ciecamente alla tua volontà. Se tu giudicherai che la mia presenza sia utile in Romania, io vi morirò combattendo i tuoi nemici e quelli di Gesù Cristo; ma se ti parrà che io debba abbandonare queste ricche contrade, non ti trattenga la considerazione dei beni e delle dignità che vi posseggo, perché io sono pronto a ritornare in Occidente, non volendo far cosa che possa attirare sopra di me la collera del giudice supremo”.

Anche il Doge di Venezia ritenne opportuno blandire il Pontefice con una lettera nella quale gli faceva notare che la conquista di Costantinopoli agevolava la liberazione di Gerusalemme.

Il Papa Innocenzo III era da molto tempo sdegnato contro i Crociati per la loro disobbedienza, per cui, nella risposta che fece all'Imperatore, lo rimproverò aspramente per aver anteposto le ricchezze terrene a quelle del cielo e mostrò molta rigidità contro i capi per avere esposto agli insulti dei soldati la pudicizia delle fanciulle e delle vergini consacrate al Signore, per avere distrutto Costantinopoli e predato grandi e piccoli, per aver violato i santuari e rubato i tesori delle chiese.


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