1213: la predicazione della Crociata
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1213: la Bolla “Ad liberandam”

Quando fu annunciata al Papa Innocenzo III la fine della Crociata dei fanciulli e la morte di tanti di loro, esclamò: “Questi fanciulli sono per noi il rimprovero del nostro letargo” e, non intimorito dall'insuccesso della Crociata dei fanciulli, anzi più che mai desideroso di liberare il Santo Sepolcro, convocò a Roma un Concilio generale, nel quale si doveva deliberare sulla Chiesa ed i Cristiani d'oriente.


Innocenzo III

Nelle lettere della convocazione, il Papa diceva:
“La necessità di soccorrere la Terra Santa e la speranza di vincere i Saraceni non furono mai maggiori di adesso.
Noi rinnoviamo le nostre grida e preghiere per incitarvi ad una così nobile impresa.
Per certo Dio non ha bisogno delle vostre armi qualora Egli voglia liberare Gerusalemme, ma si degna di offrirvi una buona occasione di dimostrargli l'amore che gli portate.
O fratelli! La Chiesa Cristiana ha sempre ricavato grandi vantaggi dai mali che l'hanno desolata e la desolano ancora. Grandi e innumerevoli delitti furono espiati col pentimento. Grandi virtù si vivificarono al fuoco della Carità. Grandi conversioni di peccatori ha operato la gemebonda voce di Gerusalemme!
Benedite dunque l'ingegnosa misericordia ed il generoso artificio di Gesù Cristo che commuove i vostri cuori seducendo la vostra pietà e vi degna di ricevere quella vittoria che dipende solo dalla sua onnipotenza”.

Poi il Pontefice paragonò Gesù Cristo, cacciato dalla sua terra, ad un Re bandito dai suoi Stati e proseguì dicendo:
“Quali sono i vassalli che non espongono i loro averi e la vita, per riporre sul trono il loro sovrano scacciato?
Quei sudditi e servi del monarca che non si adoperassero in suo favore, non debbono numerarsi fra i ribelli e subire la pena inflitta ai traditori?
E così Gesù Cristo eserciterà le sue vendette contro quelli che sono insensibili al suo oltraggio e non prenderanno le armi per combattere i suoi nemici”.

Per ravvivare il coraggio e le speranze dei Cristiani, il Santo Padre terminò la sua esortazione ai fedeli con queste parole:
“La potenza di Maometto è giunta alla sua fine, poiché tale potenza è per l'appunto la bestia dell'Apocalisse che non vivrà più di 666 anni, e già sei secoli sono compiuti”.

Come già fatto nelle altre Crociate, il Pontefice promise a tutti quelli che avrebbero preso le armi contro gli infedeli, la piena remissione di tutti i loro peccati e la protezione speciale della Chiesa. Tutti i prelati, gli ecclesiastici e gli abitanti delle città e delle campagne erano invitati a fornire un certo numero di guerrieri e mantenerli per tre anni, secondo le loro facoltà.

Il Papa esortò specialmente i Principi e i signori che non avrebbero preso la Croce affinché assecondassero la Crociata con ogni loro potere e, concludendo, chiese preghiere all'universalità dei fedeli, elemosine e tributi ai ricchi, esempi di valore ai cavalieri, navi alle città marittime ed a ciascun altro quello che poteva dare. Ordinò inoltre che in tutte le parrocchie si facessero ogni mese processioni, così da accendere e concitare più facilmente gli spiriti.

Il Pontefice era talmente ostinato nella promozione di questa Crociata, che mise in opera tutto ciò che poteva aiutarla, non tralasciando di scrivere a Safedino, Sultano di Damasco e del Cairo, per attirarlo nei suoi progetti.

Scriveva il Pontefice al Principe musulmano:
“Il profeta Daniele ci insegna che c'é nel cielo un Dio che rivela i misteri, cambia i tempi, permuta i regni e che l'Altissimo dà l'Impero a chi gli è gradito.
Egli ha permesso che il paese di Gerusalemme cadesse in potere di tuo fratello Saladino, non per il suo valore ma come punizione dei peccati del popolo cristiano.
Ora che siamo riconciliati con Dio, speriamo che avrà pietà di noi poiché, secondo il profeta, la misericordia di Dio viene sempre dopo lo sdegno divino; per questo, volendo noi imitare colui che nel suo Vangalo ha detto: 'Imparate da me che sono dolce e umile di cuore', preghiamo umilmente l'Altezza Vostra di impedire che il possesso della Terra Santa crei occasioni per lo spargimento di sangue umano.
Secondo il nostro salutare consiglio, restituisci quella terra per la conservazione della quale avrai più danni e fatiche che profitto. Dopo questa restituzione, scambieremo i nostri prigionieri e dimenticheremo le nostre reciproche ingiurie”.


Alberto Avogadro
Patriarca di Gerusalemme

Non era questa la prima volta che il Papa aveva spedito preghiere ed ammonizioni ai principi musulmani: due anni prima aveva scritto al Principe di Aleppo, figlio di Saladino, al-Malik az-Zahir Ghazi, sperando di poterlo convertire alla fede cristiana.

Papa Innocenzo III scrisse anche ad Alberto Avogadro, Patriarca di Gerusalemme, affinché riformasse i costumi dei Cristiani di Siria, giunti all'estrema corruzione. Intanto i musulmani fortificavano Gerusalemme e si preparavano agli attacchi dei nemici dell'Islamismo.

Dall'altra parte il Pontefice si dava da fare per stimolare i nemici dei musulmani; scrisse al Papa Copto Giovanni VI di Alessandria, al Patriarca di Antiochia Pietro III di Locedio, a tutti i Principi cristiani di Armenia e di Siria e a tutti i Re e signori d'Europa, spedendo in tutta l'Europa la convocazione del Concilio e la Bolla “Ad liberandam”, con la quale proclamava la Crociata.

1213: la predicazione della Crociata

Il Papa Innocenzo III inviò in tutta la Cristianità dei missionari per predicare la Crociata e la riforma dei costumi. In alcune provincie tale missione fu data ai Vescovi. Il Cardinale Robert de Courçon, che si trovava in Francia come Legato del Pontefice, ricevette pieni poteri dalla Santa Sede e visitò tutto il Regno esortando i Cristiani prendere la Croce e le armi.

II Cardinale de Courçon era inglese di origine e quando era agli studi nell'università di Parigi, aveva conosciuto e divenne amico di Lotario dei Conti di Segni, divenuto poi Papa Innocenzo III. Fu anche discepolo di Folco di Neuilly, il predicatore della quarta Crociata, dal quale acquisì una grande reputazione di oratore eloquente. Quindi accorreva da ogni parte una gran moltitudine di gente desiderosa di ascoltare il celebre oratore.

Il Cardinale aveva ricevuto dal Papa pieni poteri e la facoltà di accordare alcune indulgenze a coloro che assistevano ai suoi sermoni quando predicava la Crociata. Dava la Croce a tutti coloro che la chiedevano, non rifiutandola alle donne, ai fanciulli, ai vecchi, ai sordi, ai ciechi e agli zoppi, tutta gente poco atta a maneggiare le armi. Ma questo desiderio di voler aggregare chiunque alla santa milizia, invece di accrescerla la diminuì, perché i cavalieri, i baroni e i giovani più vigorosi cominciarono a burlarsi di un esercito che sembrava più adatto ad un ospedale che ad un campo di battaglia.


Giacomo di Vitry

Fra gli oratori associati dal pontefice al Cardinale Robert de Courçon, merita menzione Giacomo di Vitry, che la Chiesa enumerava già fra i suoi più celebri dottori. Mentre predicava la crociata in Francia, la fama del suo sapere e delle sue virtù giunse fino in Oriente, tanto che i canonici di San Giovanni d'Acri chiesero al Papa che divenisse loro Vescovo.

 


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