1213: la predicazione della Crociata
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Per cui Giacomo di Vitry, dopo aver eccitato i guerrieri d'Occidente ad armarsi contro i musulmani, fu testimone come Vescovo in Palestina delle gesta dei Crociati, che descrisse nella sua “Historia Hierosolymitana” pervenuta fino a noi.

Le predicazioni della guerra santa alla fine ottennero qualche buon effetto. Il Re di Francia Filippo Augusto dedicò un quarantesimo delle sue rendite demaniali alle spese della Crociata ed anche alcuni signori e prelati francesi seguirono l'esempio del loro Re.

Essendo poi state sistemate in tutte le chiese le cassette per ricevervi le offerte dei fedeli, il Cardinale Robert de Courçon ne ricavò grandi somme, tanto che fu accusato di essersene appropriato; e tali accuse furono benvenute dal Re di Francia perché il Legato esercitava, in nome della Santa Sede, un'autorità che non piaceva a Filippo Augusto.

Infatti il Legato, senza il consenso del Re, elevava tributi, arruolava soldati, aboliva debiti, dispensava a suo piacere pene e ricompense, usurpando tutte le prerogative del Re.

Per evitare disordini, Filippo Augusto emanò un decreto dove si stabiliva che, fino al futuro Concilio ecumenico, spettava a lui decidere della sorte dei Crociati e sulle esenzioni e privilegi che dovevano esser loro concessi.


il Cardinale Stephen Langton

Mentre il Cardinale de Courçon predicava la Crociata in Francia, il Cardinale Stephen Langton, Arcivescovo di Canterbury, la predicava in Inghilterra, dove da gran tempo vi erano gravi turbolenze per l'opposizione violenta delle Comuni, dei Baroni e anche del clero che approfittava delle scomuniche lanciate dal Pontefice contro il Re Giovanni.

Il monarca inglese, pentito, voleva la revoca delle scomuniche e, per avere il favore della Chiesa, prese la Croce e giurò che sarebbe andato a combattere contro i musulmani.

II pontefice rimase persuaso dalle dimostrazioni del Re Giovanni, così che, dopo avergli già lanciato contro una Crociata dichiarandolo nemico della Chiesa, usò ogni suo potere per difenderlo, scagliando i suoi anatemi contro gli stessi che poco prima gli aveva istigato contro.

Ma da questi cambiamenti del Pontefice ne derivò che il Re Giovanni, il quale fingeva la sua devozione alla Santa Sede, non si adoperasse per niente al successo della Crociata e i baroni inglesi, trovandosi ad un tratto scomunicati, rivolsero tutti i loro pensieri ad invalidare l'autorità pontificia, che secondo la loro stima era perturbatrice di quel regno.

Non meno sconvolto del regno d'Inghilterra era il Sacro Romano Impero di Germania. Ottone di Sassonia, dopo essere stato per dieci anni il prediletto della Santa Sede, improvvisamente si trovò contro il Papa Innocenzo III perché aveva sottratto alcuni domini della chiesa ed il regno di Napoli e di Sicilia. Ottone non solo fu scomunicato, ma furono anche interdette le città che gli erano rimaste fedeli.

Oltre a ciò il Papa gli mise contro Federico II, figlio di Enrico VI, come prima aveva messo Ottone di Sassonia contro Filippo di Svevia. Federico, che allora fu incoronato Re dei Romani ad Aquisgrana, prese la Croce per assicurarsi il favore del Pontefice per essere incoronato Imperatore.


Filippo Augusto vincitore alla battaglia di Bouvines

Ottone di Sassonia, per difendersi dai tentativi della Chiesa di Roma e dalle armi di Federico II, mosse guerra al Papa e sì alleò con tutti i nemici di Filippo Augusto, che parteggiava per Federico II. La nuova Lega composta dall'Imperatore, dal Re di Inghilterra e dai Conti delle Fiandre, di Olanda e di Boulogne, si preparava a invadere la Francia, ma il 27 luglio 1214, durante la battaglia di Bouvines, la Lega fu sconfitta dai Francesi, lasciò Ottone di Sassonia privo dei suoi alleati ed accelerò la sua rovina.

1215: il quarto Concilio lateranense

Era giunto il tempo prefissato dal Pontefice per il Concilio. Da tutte le parti d'Europa, ecclesiastici, signori, principi ed i loro ambasciatori giunsero a Roma, dove arrivarono anche gli inviati di Antiochia e di Alessandria, il Patriarca di Costantinopoli Manuele I Caritopulo ed il Patriarca di Gerusalemme Alberto Avogadro, i quali venivano a sollecitare i soccorsi alla cristianità. Intervennero pure gli ambasciatori di Federico II, di Filippo Augusto, del Re di Inghilterra e del Re di Ungheria.

Questa assemblea, che rappresentava la Chiesa Universale e nella quale si contavano oltre cinquecento Vescovi ed Arcivescovi e più di cento Abati e prelati venuti dalle provincie d'oriente e d'occidente, si riunì nella Basilica di San Giovanni in Laterano e fu presieduta dal Sommo Pontefice il quale aprì il Concilio con un sermone in cui deplorava gli errori del suo secolo e le calamità della Chiesa.


Ecclesiastici riuniti in Concilio

Poi il Papa, parlò della condizione della Terra Santa e, con queste parole, faceva dire a Gerusalemme:
“0 voi che passate per questa via, mirate e vedete se vi fu mai dolore simile al mio dolore! Correte dunque tutti voi che mi amate, correte a sollevarmi dal fondo delle miserie!
Io che fui donna di tutte le genti, sono ora schiava, sottoposta a tributo; io che fui di popolo ripiena, sono quasi sola rimasta. Le strade di Sion sono di lutto coperte, poiché nessuno viene alle mie solennità.
I miei nemici mi hanno schiacciato la testa; tutti i luoghi santi sono profanati e il Santo Sepolcro, pocanzi splendido e onorato, è ora di obbrobrio coperto; è adorato il figlio della perdizione e dell'inferno là appunto dove i fedeli adoravano il figlio di Dio.
I figli dello straniero mi opprimono con oltraggi e, mostrando la Croce di Cristo, mi dicono: Tu hai posto la tua fede in vile legno; vediamo se questo legno potrà salvarti nei giorni del pericolo”.

Innocenzo III, dopo avere in questo modo introdotto a parlare Gerusalemme, scongiurò i fedeli ad avere compassione dei suoi mali e di armarsi per liberarla e concluse la sua esortazione con queste parole:
“Miei cari fratelli, io mi rimetto tutto a voi; se a voi sembrerà giusto, io sono pronto a presentarmi personalmente davanti tutti i Re e Principi e popoli e vedrete se la forza delle mie preghiere potrà muoverli a combattere per il Signore e vendicare le ingiurie fatte al Crocifisso”.

Queste parole furono ascoltate con rispettoso silenzio ma, poiché il Papa parlava di più cose allo stesso tempo ed aveva riempito il suo discorso di troppe allegorie, non fece alcun effetto sugli animi dell'assemblea.

Intanto i padri del Concilio andavano mormorando che era molto più importare correggere gli abusi introdotti nella Chiesa che andare a combattere i musulmani; i loro primi pensieri furono pertanto quelli di cercare il modo di riformare la disciplina ecclesiastica e impedire di dare argomenti alle eresie.

In una dichiarazione di fede, il Concilio espose la dottrina dei cristiani, contrapponendola alla dottrina degli eretici. Poi il Pontefice, con una sua decisione apostolica, depose il Conte Raimondo VII di Tolosa, considerato il protettore dell'eresia e fece dono dei suoi Stati a Simone IV di Montfort, che aveva combattuto contro gli Albigesi.


interno della Basilica di San Giovanni in Laterano, dove avvenne il Concilio
(dipinto di Giovanni Paolo Pannini)

Fatte queste cose, i padri del Concilio rivolsero i loro pensieri ai Cristiani d'Oriente. Tutte le disposizioni contenute nella bolla della convocazione furono confermate. Fu stabilito inoltre che gli Ecclesiastici dovevano pagare per le spese della Crociata con un ventesimo delle loro rendite mentre il Papa ed i Cardinali con un decimo; oltre a questo si stabilì che venisse fatta una tregua di quattro anni fra tutti i Principi cristiani.

Inoltre il Concilio lanciò la sua scomunica verso i pirati che impedivano il viaggio dei pellegrini e verso tutti quelli che fornivano armi e viveri agli infedeli.

Il Pontefice si incaricò di dirigere i preparativi della guerra, di fornire 3.000 marchi d'argento e di armare a sue spese alcune navi per il trasporto dei Crociati.


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