1217: la Crociata di Andrea II

1217: la partenza dei Crociati

La Germania considerava l'Imperatore Federico II del Sacro Romano Impero come capo della Crociata contro i musulmani; ma egli era anche Re di Sicilia, Duca di Puglia, e Principe di Capua e, temendo la potenza delle repubbliche Italiane e forse anche l'irrequietudine dei Pontefici, rinviava di continuo la partenza per la Palestina.


la partenza del Crociato (dipinto di Moritz von Schwind)

I Crociati, vedendo che su di lui potevano fare poco affidamento, sollecitarono il Re d'Ungheria affinché li conducesse alla guerra santa. Andrea II, accompagnato dal Duca Lodovico I di Baviera, dal Duca d'Austria Leopoldo VI di Babenberg e dai signori tedeschi che avevano preso la Croce, con un poderoso esercito si avviò alla volta di Spalato, dove erano attesi dalle navi di Venezia, Zara, Ancona e di altre città dell'Adriatico. Molti Crociati che si erano imbarcati a Brindisi, a Genova e a Marsiglia avevano preceduto il Re d'Ungheria a San Giovanni d'Acri nel 1217.

Per tutti i paesi dove passò il Re d'Ungheria con i suoi compagni, fu ricevuto festosamente. Quando fu vicino a Spalato, gli abitanti ed il clero gli mossero incontro e lo condussero nella loro chiesa principale, dove fu invocata la protezione del cielo per i Crociati. Pochi giorni dopo l'armata veleggiò verso Cipro, dove la aspettavano i deputati del Re e del Patriarca di Gerusalemme ed i rappresentanti dei Cavalieri Templari, dei Cavalieri di San Giovanni e dei Cavalieri Teutonici.

Il Re di Cipro Ugo I di Lusignano e la maggior parte dei suoi baroni, presero la Croce e promisero seguire gli altri in Terra Santa. Poco dopo i Crociati partirono dal porto di Limisso e sbarcarono a San Giovanni d'Acri.

In tutte le chiese furono fatti solenni ringraziamenti a Dio per il potente aiuto che aveva mandato in Terra Santa. Ma la gioia dei Cristiani di Palestina non durò lungo tempo, non trovandosi il modo di dar da mangiare ad un così grosso esercito. In quell'anno vi era stata una grande improduttività anche nelle più fertili contrade della Siria e le navi venute d'Occidente non avevano portato altro in Palestina che macchine da guerra, armi e bagagli.

Cominciò dunque la fame e i Crociati, messo da parte ogni freno della disciplina militare, si diedero a predare spogliando case e monasteri e devastando le campagne; i capi, non potendo ricomporre l'ordine, ricorsero all'espediente di cominciare la guerra e, per salvare le terre e le case dei Cristiani, proposero ai Crociati di andare a devastare le campagne e le città dei musulmani.

1217: l'arrivo in Terra Santa

Tutto l'esercito comandato dai Re di Gerusalemme, di Cipro e di Ungheria, si accampò sulle rive del torrente Cison. Il Patriarca di Gerusalemme, per esaltare i Crociati, andò al loro campo portando un frammento del legno della Vera Croce, che diceva che era stato salvato durante la battaglia di San Giovanni d'Acri, quando la Vera Croce, o almeno quella che allora si diceva che fosse la Vera Croce, cadde nelle mani di Saladino.


imbarco di armi e cavalieri crociati per la Terra Santa

I Re ed i Principi gli andarono incontro a piedi nudi ed ossequiarono il segno della redenzione. Poi, uniti dal fiero furore del desiderio di combattere, i Crociati passarono il torrente e si inoltrarono verso la valle di Jezreel fra il monte Ermon e il monte Gilboa, senza però trovarvi il nemico.


Guerrieri Turchi

I capi e i soldati si bagnarono per devozione nelle acque del Giordano e poi si incamminarono lungo le rive del lago di Galilea cantando salmi; poi, senza mai combattere il nemico, ritornarono a San Giovanni d'Acri carichi di cibo razziato nelle campagne dei musulmani.

All'epoca di questa crociata, Safedino non regnava più né in Siria né in Egitto, avendo volontariamente abdicato al trono di che era stato di Saladino e che aveva occupato con la violenza. Il suo primogenito al-Malik al-Kamil gli era succeduto come Sultano del Cairo ed il secondogenito Malik al-Mu'azzam Musa gli era succeduto come Principe di Damasco. Agli altri suoi figli toccarono i restanti principati.

1217: l'assedio della fortezza del monte Tabor

A causa della nuova Crociata, tutti i musulmani erano pieni di terrore. Safedino li rassicurò dimostrando come i Cristiani fossero degli avversari deboli a causa delle loro divisioni e dicendo che la loro spedizione, simile a certe tempeste estive, si sarebbe risolta in solo rumore.

Confortati da questa predizione, né gli eserciti di Siria, né quelli di Egitto corsero in Giudea, così che i Crociati convenuti a San Giovanni d'Acri furono sorpresi nel non vedere nemici da combattere.

I loro capitani decisero di assaltare l'Egitto e si sarebbero mossi subito se non fossero stati trattenuti dall'inizio della stagione invernale. Quindi, non potendo muoversi per quella lontana spedizione e per non tenere nell'ozio i soldati, progettarono di andare ad assediare la fortezza del monte Tabor, sul quale i musulmani di erano fortificati.

Andare sul monte Tabor significava incorrere in molti pericoli, ma i Cristiani vollero comunque tentare l'impresa. Precedeva il loro esercito il Patriarca di Gerusalemme, portando la reliquia del frammento della Vera Croce. I musulmani gettavano enormi massi giù dalle pendici e lanciavano le loro frecce per tutte le strade che conducevano alla vetta del monte. Malgrado tutto i Cristiani avanzavano ed il Re di Gerusalemme fece prodezze incredibili, uccidendo di sua mano due Emiri.

Giunti in cima al monte, i Crociati misero in fuga i musulmani ed li inseguirono fino alle porte della fortezza, l'espugnazione della quale sembrava quasi certa.

Ma alcuni dei capi Crociati pensarono che, mentre essi erano alla conquista di una montagna, il Principe di Damasco Malik al-Mu'azzam Musa poteva conquistare la pianura ed entrò negli animi di tutti la paura del pericolo non previsto, così che l'esercito cristiano, senza aver conquistato nulla, ritornò a valle precipitosamente.

E' pure da notare a loro scusa, che sul monte Tabor non c'erano sorgenti né serbatoi di acqua, il che rendeva l'assedio della fortezza molto arduo e difficoltoso.

Questa fuga dunque ebbe conseguenze funeste. I Capi si vergognavano dell'avvilimento dell'esercito e i soldati avevano perso ogni baldanza, mentre il Patriarca di Gerusalemme non volle più portare davanti all'esercito la reliquia della Vera Croce. I capi, per riparare almeno in parte a tanta vergogna, invece che ritornare a San Giovanni d'Acri, condussero i Crociati verso la Fenicia, senza però operarvi alcuna cosa degna di essere ricordata.


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