1225: il Regno di Isabella e Federico II
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Frattanto i pellegrini radunati in Puglia venivano afflitti dal clima e dalla stagione, per cui il Pontefice, sollecitando l'Imperatore alla partenza, gli scriveva:
“Il Signore ti ha posto in questo mondo come un cherubino armato della spada fiammeggiante per mostrare la strada dell'albero della vita a quelli che traviano”.

Ma la morte non cessava di mietere i Crociati; già era morto il Langravio Ludovico IV di Turingia e molti altri signori tedeschi l'avevano seguito nella tomba, quando Federico II, non potendo più resistere alle sollecitazioni della Santa Sede, finalmente diede l'ordine della partenza.

In tutte le province del suo Impero vennero rivolte al cielo le preghiere per il successo del suo pellegrinaggio, ma Federico II era a capo di un esercito scoraggiato da tutti i tipi di sofferenza e lui stesso sembrava demoralizzato.


Federico II parte per la Crociata

Infine l'armata uscì dal porto di Brindisi, ma subito fu dispersa da una violenta tempesta; l'Imperatore si ammalò e, temendo che la malattia volgesse al peggio e forse anche sospettando che i suoi nemici in Italia potessero approfittare della sua assenza, abbandonò l'impresa e ritornò indietro, sbarcando nel porto di Otranto.

1227: la scomunica di Federico II

Gregorio IX, che aveva celebrato la partenza di Federico II come un trionfo della Chiesa, considerò il ritorno dell'Imperatore come una ribellione ed una ingiuria alla Santa Sede. La piccola cittadina Anagni, dove si era ritirato da Papa, fu testimone della sua rabbia; ed allora si formò quella terribile burrasca che afflisse per tanti anni il mondo cristiano.


Papa Gregorio IX lancia la scomunica a Federico II
(Affresco di Giorgio Vasari - Palazzi Vaticani, sala Regia)

Gregorio IX, con i cardinali e i vescovi della sua corte andò in gran pompa alla cattedrale di Anagni, e salito sul pulpito, pronunciò davanti a tutti i fedeli un formidabile sermone contro l'Imperatore, dicendo: “E' necessario che accada uno scandalo”. E poi, dopo aver citato i Profeti e il trionfo di San Michele sul drago, lanciò contro Federico II la scomunica della chiesa.


Papa Gregorio IX

L'Imperatore spedì prontamente i suoi ambasciatori dal Pontefice per spiegare il suo operato e giustificare la sua condotta, ma Gregorio IX inesorabilmente rifiutò di riceverli e, rivolgendosi a tutti i sovrani d'Europa, fece in modo di inimicarli a Federico rappresentandolo come un principe infedele e spergiuro ed accusandolo anche di avere esposto i Crociati alla fame, alla sete e al caldo nelle campagne di Puglia e, infine, con il pretesto della sua malattia, di aver violato il suo giuramento ed abbandonato il vessillo di Cristo per ritornarsene alle delizie del suo regno.

Federico II, sdegnato da tanta durezza, cominciò con pari durezza a difendersi e mandò la sua apologia a tutti i principi della Cristianità, dolendosi delle usurpazioni della Santa Sede e degli artifici della Corte Romana, dicendo che questa spediva dappertutto i legati papali che avevano l'arbitrio di punire, sospendere, scomunicare, non per propagare la parola di Dio, ma per accumulare danaro e raccogliere i frutti della semina fatta da altri. Ricordava le violenze esercitate dai Pontefici contro il Conte di Tolosa e contro il Re d'Inghilterra e che i domini del clero non bastavano all'ambizione della Santa Sede la quale estendeva le sue brame sopra tutti i regni del mondo.

Così cominciò la guerra tra l'Imperatore e il Pontefice, nemici al pari tenaci e forti nelle loro risoluzioni. Gregorio IX, sebbene già molto vecchio, era infaticabilmente attivo ed irrequieto: spesso ricorreva alle folgori apostoliche e, ancora più spesso, incitava i Principi a fare guerra all'Imperatore. Nella bocca del Papa suonavano di continuo le minacce dei profeti, mescolate con oscure allegorie di figure retoriche, dando alle sue parole un tono scuro e misterioso che lo faceva apparire come l'interprete del cielo irritato.

Federico II, dal canto suo, non se ne stava con le mani alla cintola. Esperto più di tutti i suoi coetanei nelle strategie belliche, non era meno esperto nelle arti e nelle pratiche della politica, nelle umane scienze e nella facoltà del discorso; abile nel vincere i suoi nemici parimenti con l'eloquenza che sul campo di battaglia.

Discendendo per lato femminile da quei famosi Normanni che avevano conquistato la Sicilia e il regno di Napoli, aveva anche ereditato il loro coraggio e l'astuzia, l'audacia e l'arte della dissimulazione. Un tempo, per compiacere alla Corte di Roma, aveva emanato leggi crudelissime contro gli eretici; divenuto poi nemico dei Papi, non si astenne dall'armare eretici e musulmani contro la Corte Romana.

Aveva accettato il regno di Gerusalemme non perché stimasse quella corona di un certo pregio, ma soltanto per aumentare la sua popolarità nel mondo cristiano e forse per valersi a suo tempo contro i Pontefici di un titolo che era allora di universale venerazione.

1228: la morte della Regina Isabella

Dopo il matrimonio, la Regina Isabella trascorse gli ultimi tre anni della sua vita in un harem che Federico II, seguendo la moda orientale, aveva a Palermo.


morte della Regina Isabella

Nel novembre del 1226 diede alla luce una figlia (secondo alcune fonti di nome Margherita), la bambina mori nell'agosto del 1227. Isabella morì ad Andria (Bari) il 25 aprile 1228, dopo aver dato alla luce un secondo figlio, il futuro Corrado IV del Sacro Romano Impero.

Anche se la Regina Isabella non ebbe quasi alcun ruolo nelle decisioni di governo, il matrimonio con Federico II segnò una svolta nella storia del Regno di Gerusalemme. Sino ad allora il Re di Gerusalemme aveva sempre vissuto nel suo Regno e lo lasciava molto raramente; dopo, questo accadrà molto raramente.

A parte alcuni brevi periodi, il Regno sarà oggetto di anarchia (rivalità tra sostenitori ed oppositori dell'Imperatore, tra l'Ordine del Tempio e dell'Ospedale tra i Veneziani, Pisani e Genovesi ...) fino alla caduta delle ultime città nel 1291.

1228: la guerra tra l'Imperatore ed il Papa

Papa Gregorio IX, ritornato a Roma, rinnovò la scomunica contro l'Imperatore nella chiesa di San Pietro. Federico II, per vendicarsi, attirò nel suo partito la nobiltà romana, che prese le armi contro il Pontefice e lo cacciò dalla metropoli del mondo cristiano.

Allora il furore del Pontefice non ebbe più alcuna misura; liberò i sudditi di Federico dal giuramento di fedeltà, proclamando che non si doveva obbedienza a chi la negava a Dio e ai suoi Santi.

Frattanto i Cristiani di Palestina non cessavano di richiedere i soccorsi dell'Occidente. Il Pontefice ricevette una lettera del Patriarca di Gerusalemme Geroldo di Losanna, dei Vescovi di Cesarea e di Betlemme e dei Gran Maestri dei tre ordini militari con la quale lo ragguagliavano sulle difficoltà in cui si trovavano i fedeli d'Oriente e sulla loro disperazione dopo che avevano saputo che Federico II aveva differito la sua partenza.

Il Pontefice ora aveva una nuova arma in mano per nuocere all'Imperatore; non tralasciò di pubblicare la lettera e divulgarla quanto più fosse possibile, anche con i suoi commenti. Ma i lamenti della Palestina e le filippiche di Gregorio IX non commossero per niente i popoli d'Occidente, intenti alla burrasca che minacciava la tranquillità dell'Europa.

E così i Cristiani d'Oriente abbandonati da quelli in cui maggiormente confidavano, rischiavano di essere scacciati da tutte le terre che ancora detenevano se non fossero nate fra i musulmani nuove discordie e divisioni.


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