1228: la Crociata degli scomunicati
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1228: la partenza di Federico II

L'assedio di Damietta e i pericoli dell'Egitto erano stati un potente collante per mantenere uniti i figli di Safedino ma, superati questi pericoli, l'ambizione ricominciò a turbare i loro animi. I Principi musulmani si contendevano ambiziosamente le città e le provincie salvate dalla invasione dei Cristiani.

Il Principe di Damasco Malik al-Mu'azzam Musa, temendo suo fratello al-Malik al-Kamil, Sultano dell'Egitto, si alleò con Jalal al-Din Mankubirni, Scià del vasto Impero Corasmio. Il Sultano del Cairo, spaventato da tale alleanza, decise di farsi amici i principi d'Occidente.

Già da alcuni anni la sola conoscenza dei preparativi per una Crociata da parte di Federico II teneva nell'insicurezza le potenze mussulmane. L'Imperatore del Sacro Romano Impero era ritenuto in Oriente come il capo di tutte le nazioni d'Europa ed il Sultano d'Egitto sperava di farsi amico il suo più formidabile nemico, avendo avuto notizia dei suoi contrasti col Pontefice.


Federico II riceve gli ambasciatori del Sultano al-Malik al-Kamil

Con tale intenzioni al-Malik al-Kamil mandò doni e ambasciatori all'Imperatore, invitandolo a recarsi in Oriente e promettendo di consegnargli Gerusalemme. Tale proposta sollevò di molto l'animo di Federico II, il quale vi trovava un efficace rimedio contro le dimostrazioni del Pontefice. Spedì dunque nella massima segretezza un suo ambasciatore in Egitto con l'incarico di comprendere apertamente le intenzioni del Sultano ed offrirgli la sua amicizia.

Il messo di Federico II fu ricevuto alla corte del Sultano con profusione di onori e riportò all'Imperatore che al-Malik al-Kamil era disposto favorire la sua spedizione in Palestina.

Né il Pontefice, né i Cristiani d'Occidente seppero di questi negoziati, così che a tutti sembrò una cosa ammirevole quando Federico II dichiarò di voler proseguire la Crociata. Alcuni attribuivano tale decisione al fatto che l'Imperatore sapeva che Giovanni di Brienne si disponeva a ritornare in Palestina per riprendere il suo regno di Gerusalemme, altri pensavano che egli partisse per la santa impresa per smentire il Pontefice, il quale l'andava sempre diffamando, chiamandolo nemico di Gesù Cristo e flagello dei Cristiani.

Federico II fece la sua dichiarazione con la massima solennità e pompa. Fu alzato nella pianura di Barletta un magnifico trono sul quale si sedette alla presenza di una moltitudine di spettatori. Egli, dopo aver sovrapposto la croce dei pellegrini sulle vesti imperiali, annunziò al popolo che partiva per la Siria. Poi, per accrescere di solennità tale atto e commuovere gli animi della moltitudine, fece leggere ad alta voce il suo testamento che i baroni e i signori giurarono concordemente di far eseguire se fosse morto durante il viaggio per mare o durante la guerra d'Oriente.


il Papa Onorio III

Quando il Pontefice ebbe notizia di queste novità, mandò subito due ecclesiastici da Federico II affinché gli vietassero di imbarcarsi, per non dare al mondo lo scandalo di una Crociata comandata da un Principe scomunicato. Inoltre il Pontefice fece notare all'Imperatore che con la sua partenza non adempiva alle sue promesse perché impiegava per la Crociata solo venti galere e seicento cavalieri, tanto da sembrare una spedizione da pirata piuttosto che da monarca.

L'Imperatore a tale messaggio rise e ironicamente rispose ai due ecclesiastici:
“Io non so come voi non temiate lo sdegno divino, venendo a conversare con me che sono scomunicato.
Io ad ogni modo farò a modo mio e mi glorio di combattere contemporaneamente le folgori ecclesiastiche e le armi mussulmane e se, come confido, avrò la vittoria, come giustificherete l'abuso che voi fate del nome e della autorità del signore nostro Gesù Cristo?
Io obbedisco alle ispirazioni della nostra santa religione, mentre voi la fate schiava delle vostre sfrenate passioni e dei vostri odi tenebrosi”
.


Federico II parte per la Crociata

Federico II lasciò in Sicilia la maggior parte delle sue genti e il Duca di Spoleto Rainaldo di Urslingen, suo luogotenente, con l'incarico di proseguire la guerra cominciata con lo Stato Romano e, occorrendo, anche con la facoltà di concludere la pace.

Quando Gregorio IX ebbe notizia della partenza dell'Imperatore, si trovava ad Assisi occupato nella canonizzazione di san Francesco; Quindi, interrompendo la lieta solennità, proruppe in tremende invettive e pubbliche maledizioni contro Federico II e fece pubbliche orazioni a Dio che confondesse e minasse ogni impresa del monarca scomunicato.

1228: l'arrivo di Federico II a San Giovanni d'Acri

Frattanto l'Imperatore giunse sulle coste della Siria, dove venne ricevuto a San Giovanni d'Acri dal Patriarca di Gerusalemme Geroldo di Losanna, dal Clero e dai Gran Maestri degli ordini militari. Per parecchi giorni i Cristiani d'Oriente lo festeggiarono come il loro salvatore e Re di Gerusalemme, ma il Papa che non desisteva neppure un momento dal perseguitare il suo nemico, aveva spedito a San Giovanni d'Acri due Francescani affinché avvisassero tutti i Cristiani che l'Imperatore era scomunicato e che lo dovevano bandire dalla loro comunità.

I frati seppero eseguire tanto bene il loro incarico che subito Federico rimase solamente col seguito delle sue sole genti, mentre a San Giovanni d'Acri si discuteva su come si potesse obbedire a un principe scomunicato dalla Chiesa senza offendere Dio e senza esporsi al suo sdegno.

A quel tempo era morto il Principe di Damasco Malik al-Mu'azzam Musa, lasciando erede dei suoi Stati An-Nasir Dawud, un figlio ancora troppo giovane e inadatto a difenderli; Così che il Sultano del Cairo, con un poderoso esercito, era venuto in Palestina per difendere gli Stati del giovane e forse anche per impadronirsene.

Federico II allora uscì da San Giovanni d'Acri con le sue genti e si accampò fra Cesarea e Giaffa. Spedì da al-Malik al-Kamil come suoi ambasciatori il Signore di Sidone Baliano I de Grenier e Tommaso, Conte di Celano e Molise, affinché ricordassero al Sultano del Cairo le promesse che aveva fatto ed anche affinché comunicassero che l'Imperatore non era venuto in Asia per farvi conquiste, ma unicamente per visitare i luoghi santi e prendere possesso del Regno di Gerusalemme che gli apparteneva.


Federico II

Quando gli ambasciatori cristiani giunsero all'esercito musulmano accampato nelle vicinanze di Gerusalemme, le circostanze che avevano mosso al-Malik al-Kamil a chiamare in suo soccorso Federico II erano cambiate e il Sultano si trovava in una difficoltà inestricabile: non temeva più l'invasione delle genti della Corasmia, ma quella dei guerrieri d'Occidente, per cui il Sultano, che poco prima aveva promesso di dare Gerusalemme all'Imperatore, ora, per ottenere Damasco, si era obbligato ai musulmani di mantenere la Giudea sotto le leggi dell'Islamismo.


Federico II arriva a San Giovanni d'Acri

Al-Malik al-Kamil ricevette i deputati di Federico II onorevolmente e rispose positivamente alle loro richieste; mandò poi anche egli i suoi ambasciatori dall'Imperatore affinché gli comunicassero il suo desiderio di pace e la sua stima particolare per il più grande Principe d'Occidente.


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