la Crociata del Re di Navarra
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In queste calamitose circostanze Roberto di Curtenay morì nel 1228 e gli successe suo fratello Baldovino II di Curtenay, ancora fanciullo. Giovanni di Brienne, che era stato Re di Gerusalemme, fu allora chiamato come reggente del trono di Costantino.

I Greci ed i Bulgari giunsero alle porte di Costantinopoli, le loro navi penetrarono fino nel porto e già si preparavano ad assaltare la città, quando il nuovo Imperatore li attaccò e, dopo diverse battaglie, si impadronì delle loro navi.

Queste vittorie quasi miracolose accrebbero la celebrità dell'Imperatore, ma l'Impero era esausto; così che, vinti i nemici, Giovanni di Brienne rimase quasi senza esercito e, mentre i poeti lo paragonavano ad Ettore, a Orlando e a Giuda Maccabeo, egli aspettava vanamente chiuso nella sua metropoli, i soccorsi dell'Occidente. Così Giovanni di Brienne, abbandonato a se stesso e nella tarda età di oltre ottanta anni, pose fine alla sua carriera, disputando con barbari le misere reliquie dell'Impero Bizantino.

Aveva passato i primi anni della sua gioventù nell'austerità del chiostro; giunto al termine della vita depose la porpora imperiale, indossò l'abito di san Francesco ed umilmente morì. Da semplice cavaliere, aveva acquisito due troni di due regni ormai prossimi alla loro rovina finale; era stato genero di due Re e suocero di due Imperatori.

Il giovane Baldovino II di Curtenay, che aveva sposato sua figlia e che doveva succedergli, non poté raccogliere la sua eredità ma, costretto ad uscire come un fuggitivo dalla capitale, percorse l'Europa supplicando la carità dei fedeli, non ottenendo altro che disprezzo.

Ritornato in Francia, reclamò i domini della sua famiglia, abbandonati per l'Impero d'Oriente e recuperò la piccola Contea di Namur che impegnò per una piccola somma. Ebbe poi a gran fatica un aiuto di settecento marchi d'argento dal Re d'Inghilterra, che gli aveva rifiutato l'ingresso nel suo regno. Luigi IX gli fece dono del danaro confiscato ai Giudei.

Mentre l'Imperatore d'Oriente viaggiava in Italia, Francia e Inghilterra, Costantinopoli, rimasta senza difensori, per mantenersi vendeva perfino le reliquie dei santi. Il Sommo Pontefice, a cui importava molto che la Chiesa Latina di Bisanzio non fosse soppressa, decise di aiutare Baldovino II di Curtenay, per cui lanciò una nuova Crociata per la difesa dell'Impero Latino d'Oriente.

I Crociati che dovevano partire per Terra Santa, furono invitati a soccorrere i loro fratelli di Costantinopoli, ma le preghiere e le esortazioni del Pontefice ebbero poco ascolto: gli spiriti erano divisi; alcuni acconsentivano che si difendesse l'Impero Latino, altri volevano che si andasse a Gerusalemme.

Il Baillistre di Bretagna Pietro di Dreux ed alcuni altri signori, forse per compiacere al Papa e forse perché stimavano l'impresa di Costantinopoli di minore difficoltà, seguirono Baldovino II di Curtenay; ma Tebaldo, Conte di Champagne e Re di Navarra, il Duca Ugo IV di Borgogna, il Conte Enrico II di Bar, il Conte Jean IV de Vendôme ed il Conte Amaury VI de Montfort stettero saldi nel proposito di andare in Terra Santa, dolendosi dell'incostanza del Pontefice; al che egli rispose: “è impossibile cacciare i musulmani dalla Terra Santa, senza prima avere per amica Costantinopoli”.

1239: la crociata del Re di Navarra

Mentre si andava preparando la nuova Crociata, in molte città della Francia ardevano i roghi funebri sopra cui si bruciavano gli Albigesi. Pochi giorni prima della sua partenza per l'Oriente, Tebaldo, Conte di Champagne e Re di Navarra, assistette al supplizio di ottantatre dei suoi sudditi, dannati al fuoco per il delitto di eresia. Frattanto si riaccendevano le mal sopite discordie tra la Chiesa e l'Impero.


Miniatura con Tebaldo di Champagne,
Pietro Mauclerc e Ugo X di Lusignano

La maggior parte dei capi della Crociata erano convenuti a Lione per deliberare sulla loro impresa, allorché giunse un Nunzio del Pontefice, con l'ordine che ognuno ritornasse alla sua casa. I principi e i baroni, scandalizzati dall'ordine, risposero che la corte di Roma poteva mutare pensiero e progetti a suo piacimento, ma che essi, difensori della Croce e votati al servizio di Cristo, rimanevano fermi nella decisione presa. Così che dissero al Nunzio:
“abbiamo fatto tutti i nostri preparativi, abbiamo impegnato o venduto le nostre terre, le case e i mobili; abbiamo abbandonato amici e famiglie, abbiamo annunciato la nostra andata in Palestina: la religione e l'onore ci vietano di ritornare indietro”.


sigillo di Ugo IV di Borgogna

Il Nunzio pontificio, mal sopportando questa disubbidienza, ricorse alle ecclesiastiche minacce ed accusò i baroni di tradire la causa che volevano difendere. Ma questi modi ingiuriosi riempirono di sdegno i guerrieri cristiani, così che capi e soldati, accecati dall'ira, maltrattarono il Nunzio e l'avrebbero anche ammazzato se, con le preghiere, non si fossero opposti i prelati e i Vescovi della Crociata.

Una volta che il Nunzio papale era partito, sopraggiunsero i rappresentanti dell'Imperatore del Sacro Romano Impero, i quali pregarono i Crociati di sospendere la loro partenza e aspettare che l'Imperatore potesse raccogliere tutte le sue genti e guidarli in Palestina.

Questo nuovo impedimento amareggiò i cavalieri e i baroni; ma Tebaldo di Champagne, Pietro di Dreux, Ugo IV di Borgogna e la maggior parte dei signori risposero che se l'Imperatore non era ancora pronto a partire, lo erano essi; e così si imbarcarono a Marsiglia e partirono per la Terra Santa.


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