la Terra Santa tra il 1244 ed il 1246
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1244: la caduta di Gerusalemme

Mentre i Mongoli portavano la guerra fino al Danubio, i Cristiani di Palestina, momentaneamente al sicuro dai musulmani a causa delle loro discordie, a Gerusalemme si occupavano di riedificarne le mura ed a rifabbricare le chiese, godendosi le tranquillità della pace.

I Mongoli conoscevano appena l'esistenza della Terra Santa e la sterilità del paese non dava loro attrazione di ricche prede. Ma un popolo vinto dai Mongoli e scacciato del suo territorio andava cercando un nuovo luogo in cui vivere e piombò sulla misera Giudea.


sotto le mura di Gerusalemme

Anche se i Mongoli avevano distrutto l'Impero Corasmio nel 1220, molti Corasmi sopravvissuti lavoravano come mercenari nel nord dell'Iraq. I loro salari erano particolarmente bassi, tanto che tentarono di riunirsi per conquistare una nuova patria e, sotto la giuda giovane emiro Baybars, uno dei loro capi, fecero irruzione nelle terre dei Selgiuchidi di al-Jazira e Siria.

Queste orde procedevano distruggendo ed incendiando tutto quello che trovavano davanti, quasi volessero vendicarsi verso tutte le nazioni dei mali che i Mongoli avevano fatto loro. Corsero le rive dell'Oronte e dell'Eufrate, trascinandosi dietro quanti uomini e donne avevano reso schiavi; mentre un gran numero di carri trasportavano le spoglie delle provincie saccheggiate.

Non facevano mai grazia sul campo di battaglia e, se erano vinti e catturati, sopportavano i supplizi e la morte senza dare alcun segno di dolore o di viltà. Infierivano allo stesso modo contro i musulmani ed i cristiani e ovunque si avvicinavano tutti gli abitanti fuggivano abbandonando ogni paese e città.

Le potenze musulmane della Siria, alleatesi contro i Corasmi, li respinsero più volte al di là dell'Eufrate; ma le rivalità e la discordia che tenevano divisi i Principi della famiglia di Saladino, lasciarono aperta la via al ritorno dei Corasmi.

A quel tempo il Principe di Damasco e l'Emiro di Homs al-Mansur Ibrahim, avevano fatto un'alleanza con i Cristiani di Palestina restituendo loro Gerusalemme, Tiberiade, il principato di Galilea e promettendo anche di associarli alla conquista dell'Egitto, per la quale tutta Siria faceva i preparativi.


Baybars

Il Sultano del Cairo al-Salih Ayyub, per vendicarsi dei Cristiani che avevano rotto i trattati conclusi con lui e per difendersi dai suoi nemici di Damasco e di Homs, chiamò in suo soccorso le orde dei Corasmi, promettendo loro il possesso della Palestina se fossero riusciti a impadronirsene.

La proposta fu accettata dai Corasmi, i quali, con 20.000 cavalieri, si mossero dal cuore della Mesopotamia, invasero il territorio di Damasco, devastarono il territorio di Tripoli, il Principato di Galilea e, l'11 luglio 1244, si presentarono sotto le mura di Gerusalemme.

La ricostruzione delle fortificazioni della città era all'inizio e vi erano pochi soldati, insufficienti a difendere Gerusalemme, così che tutto il popolo decise di fuggire sotto la guida dei Cavalieri Ospitalieri e Templari. Rimasero nelle case abbandonate pochi malati e quelli che non avevano voluto abbandonare i loro parenti infermi.

I Corasmi, distruggendo le deboli barricate che erano state fatte nelle strade, entrarono in Gerusalemme, ammazzarono quanti vi trovarono tra le sue mura e si accorsero che la gente era fuggita. Per non perdere le ricchezze che chi si era dato alla fuga aveva portato con se, immaginarono uno strattagemma mediante il quale ottennero la loro vittoria.


cavalieri Corasmi

Il maggior numero dei Corasmi si allontanò dalla città, mentre gli altri che erano rimasti inalberarono gli stendardi della Croce e suonarono le campane delle chiese. I Cristiani che fuggivano verso Giaffa udirono il suono delle campane e videro inalberate le loro bandiere.

Subito si diffuse la notizia che i Corasmi si erano diretti da un'altra parte, o che erano stati respinti dai cristiani rimasi nella città. Ingannati delle false ipotesi, 7.000 fuggitivi ritornano a Gerusalemme. Ed ecco che sopraggiunsero le orde dei Corasmi che abbatterono le porte e scalarono le mura.

I Cristiani, senza armi, senza viveri e senza alcuna difesa decisero nuovamente di fuggire. Venuta la notte uscirono dai vicoli della città e col favore delle tenebre tentarono di allontanarsi. Il nemico però aveva già occupato i passi delle montagne dove giunsero i fuggitivi che furono improvvisamente circondati e furono in parte catturati ed in parte trucidati.

Era il 23 agosto 1244, quando i Corasmi di Baybars, con i loro prigionieri e il ricco bottino, ritornarono nella città dove erano rimasi alcuni Cristiani che non avevano potuto sopportare la fatica di questa seconda fuga; la Chiesa del Santo Sepolcro fu profanata; alcune monache e vecchi e fanciulli che si erano ricoverati nel suo interno furono tutti scannati. Di tutta la popolazione ne scamparono a questo massacro solo in 300.

Ammazzati tutti i vivi, i Corasmi mossero guerra anche ai morti: aprirono i sepolcri e vi incendiarono tutti i corpi. Il Sepolcro di Cristo fu totalmente distrutto e ne furono perfino dispersi i frammenti; simile fine ebbero quello di Goffredo di Buglione, le reliquie dei martiri ed ogni altra cosa che era tenuta in maggior stima.

1244: la Battaglia di Forbie-Gaza

Frattanto Armand de Perigord, Gran Maestro dei Templari e Guillaume de Chateauneuf, Gran Maestro degli Ospitalieri, si riunirono nella città di San Giovanni d'Acri col Patriarca di Gerusalemme e i grandi del regno, per cercare il modo di scacciare i Corasmi di Baybars e salvare la Palestina.


Guillaume de Chateauneuf
Gran Maestro degli Ospitalieri

Tutti gli abitanti di Tiro, di Sidone, di San Giovanni d'Acri e delle altre città cristiane erano corsi armati sotto i vessilli della Croce. Il Principe di Damasco ed Al-Mansur Ibrahim, emiro di Homs, ai quali i Cristiani avevano chiesto aiuto, radunarono le loro forze e formarono un esercito per contrapporsi al comune nemico.

L'esercito mussulmano postosi in cammino, giunse in Palestina. Il suo arrivo davanti alle mura di San Giovanni d'Acri rianimò il coraggio dei Cristiani che, in tale pericolo, non mostravano più alcuna avversione ad allearsi con gli infedeli.

L'emiro di Homs aveva già dato dimostrazione del suo valore contro le orde dei Corasmi e i Cristiani lodavano le sue recenti vittorie nelle pianure di Aleppo e sulle rive dell' Eufrate. Fu pertanto ricevuto a San Giovanni d'Acri e portato in trionfo come un liberatore.


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