la Terra Santa tra il 1244 ed il 1246
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I preparativi dei Cristiani, lo zelo e l'ardore che mostravano gli Ordini militari, i baroni e i prelati, l'alleanza tra i cristiani e i musulmani, tutto dava speranza del buon successo dell'impresa. L'esercito mussulmano e quello cristiano, uniti sotto le medesime bandiere, partirono da San Giovanni d'Acri e posero il campo nella pianura di la Forbie (Herbiya), a nord-est di Gaza.

L'esercito di Damasco guidato dall'emiro di Homs, comprendeva circa 2000 cavalieri beduini oltre ad un distaccamento di truppe appiedate. L'esercito di San Giovanni d'Acri comprendeva 600 cavalieri Crociati e 6000 fanti al comando di Filippo di Montfort e Gualtiero IV IV di Brienne, Conte di Giaffa e di Ascalona; vi erano inoltre 600 Cavalieri fra Templari e Ospitalieri guidati da Armand de Perigord, Gran Maestro dei Templari e da Guillaume de Chateauneuf, Gran Maestro degli Ospitalieri, Vi erano anche numerosi Cavalieri Teutonici e tutti i Cavalieri di San Lazzaro.

Nonostante la presenza di Filippo di Montfort, il Comando in Capo dei due eserciti alleati venne affidato a Gualtiero IV di Brienne.

L'esercito dei Corasmi di Baybars era in numero leggermente inferiore e si era inoltrato verso Gaza dove doveva ricevere i viveri e i rinforzi mandati dal Sultano d'Egitto.

I Cristiani erano impazienti di venire alle mani col nemico e di vendicare la morte dei loro compagni trucidati a Gerusalemme. Si riunì il consiglio dei due eserciti alleati per deliberare su quello che fosse da fare.

Al-Mansur Ibrahim, Armand de Perigord e i più accorti e prudenti tra i baroni cristiani erano dell'opinione che non si dovesse esporre la fortuna della guerra al successo di una battaglia e consigliavano che piuttosto fosse da prendere una posizione vantaggiosa e, senza combattere, aspettare che l'incostanza dei Corasmi, la mancanza dei viveri o la discordia, li costringessero a sbandarsi.

Ma il Patriarca di Gerusalemme, seguito da Gualtiero IV di Brienne e dalla maggior parte degli altri capi si contrappose al saggio parere dell'Emiro di Homs dicendo che i Corasmi erano un'orda senza disciplina, facile da vincere e da porre in fuga e che ritardare ad assaltarli non avrebbe avuto altro risultato che accrescere il loro orgoglio e la loro audacia.

Questa opinione prevalse nel consiglio. I musulmani, vedendo che qualunque parere era inefficace a persuadere i loro alleati, si accordarono con loro per muovere contro il nemico.


Cavalieri di San Giovanni

Il 17 ottobre 1244 i due eserciti si scontrarono nel luogo dove pochi anni prima il Duca di Borgogna ed il Re di Navarra, sorpresi nelle sabbiose pianure di Gaza, avevano perso i loro migliori cavalieri e soldati. La vista di quei luoghi dove i Crociati erano stati sconfitti, non intiepidì l'imprudente ardore dei guerrieri cristiani i quali, appena visto il nemico, mossero ad assaltarlo.

L'esercito fu diviso in tre corpi: l'ala sinistra, dove erano anche i Cavalieri di San Giovanni, era comandata dal Conte di Giaffa Gualtiero IV di Brienne; i mussulmani guidati da Al-Mansur Ibrahim, formavano l'ala destra; il Patriarca di Gerusalemme, col suo clero che portava davanti la Vera Croce, il Gran Maestro dei Templari Armand de Perigord con i suoi Cavalieri ed i baroni di Palestina con i loro vassalli, formavano il centro dell'esercito.

I Corasmi si andavano ordinando lentamente, ma le loro schiere non apparivano ben disciplinate. Gualtiero IV di Brienne voleva approfittare di questo vantaggio per assaltarli, ma rammentandosi che era stato scomunicato dal Patriarca perché si teneva un certo castello che il prelato pretendeva di appartenergli, gli chiese prima di andare incontro alla morte, che lo assolvesse dalla scomunica. Ma l' inesorabile Patriarca rifiutò per due volte di assolverlo.

Intanto l'esercito che aveva ricevuto la benedizione dai preti e dai vescovi aspettava taciturno il segno della battaglia. I Corasmi si erano ordinati e avanzavano con grida spaventose e scagliando nuvole di frecce.

Gualtiero IV di Brienne era ancor in ginocchio davanti all'inesorabile Patriarca che, per la cupidigia di un castello, non considerava che stava portando a sicura sconfitta tutto il Cristianesimo d'Oriente.

Allora il Vescovo di Ramla che, tutto armato, smaniava dal dare prova del suo valore contro il nemico, impaziente di questo ritardo, avvicinatosi al Conte di Giaffa gli disse: “Vieni via! il Patriarca è più avaro che cristiano; io ti assolvo in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.... su, vieni via!” Dette queste parole, l'intrepido Vescovo di Ramla e Gualtiero IV di Brienne si avventano sul nemico.

Col sopravvenire del giorno cominciò la battaglia e da questa giornata pendeva la sorte di tutta la guerra; alla fine della giornata i guerrieri si fermarono.

Il giorno seguente si ritornò a combattere col medesimo furore; Baybars lanciò la sua cavalleria contro il fianco del nemico. Il centro delle truppe alleate venne subito spezzato e i Corasmi attaccarono la sinistra, formata dai cavalieri beduini di Al-Mansur Ibrahim: l'Emiro di Homs perse 2.000 dei suoi cavalieri e fu costretto ad uscire del campo di battaglia e riparare a Damasco.

Partiti i musulmani, i cristiani non ebbero più scampo e, benché per qualche tempo riuscissero a sostenere strenuamente il nemico, alla fine furono quasi tutti uccisi o fatti prigionieri.

In questa sanguinosa giornata, tra morti e prigionieri, i musulmani ed i cristiani persero circa 30.000 uomini tra cui un numero imprecisato di Cavalieri Templari, Ospitalieri, Teutonici e di San Lazzaro. 800 crociati vennero presi prigionieri: tra questi il Conte di Giaffa e di Ascalona Gualtiero IV di Brienne, il Gran Maestro dei Templari Armand de Perigord ed il Gran Maestro degli Ospitalieri Guillaume de Chateauneuf.

Il Principe di Tiro, il Patriarca di Gerusalemme e alcuni prelati fuggirono con difficoltà dalla strage e ripararono a San Giovanni d'Acri. Durante questa battaglia gli Ordini monastici furono decimati: sopravvissero 33 Templari, 27 Ospitalieri e 3 Teutonici, mentre tutti i Cavalieri dell'Ordine di San Lazzaro furono decimati. All'indomani di questa ennesima disfatta il Regno Cristiano era sempre più in pericolo.

1245: la morte di Gualtiero IV di Brienne

Giunta in Egitto la notizia della vittoria dei Corasmi nella Battaglia di Forbie-Gaza, si fecero grandi festeggiamenti. La vittoria dei Corasmi fu annunziata al popolo al suono dei tamburi e delle trombe; il Sultano ordinò pubbliche feste in tutte le provincie e per tre notti furono illuminati tutti gli edifici del Cairo.

Sempre al Cairo giunsero poco dopo i prigionieri e furono accolti dalla moltitudine con urla, fischi e ogni altro segno di disprezzo. Quei malcapitati, appena giunti, videro inchiodate sopra le porte della città le teste dei loro compagni uccisi in battaglia; un presagio funesto dell'infausta fine che era stata preparata per loro.


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