1245: i preparativi per la Crociata
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Con l'autorizzazione del Pontefice ed in base al decreto del Concilio di Lione, fu stabilito che gli ecclesiastici avrebbero pagato al Re la decima delle loro rendite, anche se questa legge causò tanto malcontento del clero.

Fu stabilita anche un'altra legge, per la quale qualsiasi Crociato non poteva essere molestato dai suoi creditori per tre anni ed anche questa legge causò infiniti reclami nel regno. Ma il Re Luigi proseguiva nell'impresa, sforzandosi di portare con se in Terra Santa tutta la nobiltà del suo regno.

Nonostante che già la maggior parte dei signori avessero preso la croce, ne rimanevano ancora molti che lasciavano apertamente intendere di non volerla prendere. Ma il Re, non potendo costringerli né con le preghiere né con l'autorità, cercò di convincerli con l'astuzia.

Secondo una antica consuetudine, i Re di Francia nelle grandi solennità donavano ai Signori certi mantelli con i quali i Signori si coprivano subito prima di uscire dal palazzo. Ora, avvicinandosi la vigilia del Natale, il Re Luigi ordinò un grandissimo numero di mantelli sui quali fece ricamare la Croce.

Giunta l'ora della distribuzione, il Re donò i mantelli in una sala dove vi era pochissima luce. I Signori indossarono i mantelli senza sospettare nulla, ma quando insieme al Re entrarono nella cappella ben illuminata dalle torce, si accorsero della pia frode e si trovarono vincolati alla santa spedizione. Effettivamente nessuno era vincolato perche vi era stato obbligato con l'inganno, ma tale era l'amore dei Signori verso il loro Re che acconsentirono ad accompagnare il loro sovrano in Terra Santa.

1246: il dispiacere della Regina Bianca

Frattanto la notizia della guerra santa causava nella nazione più tristezza che ardore bellicoso e tutta la Francia si doleva della prossima partenza del suo monarca.

La Regina Bianca e i più prudenti tra i ministri che già avevano più volte tentato di dissuadere il Re della sua impresa, fecero un ultimo tentativo: si fecero avanti e per primo parlò il Vescovo di Parigi Guillaume d'Auvergne, il quale disse al Re che un voto fatto nel delirio della febbre non lo obbligava ad osservalo, dovendo egli innanzitutto preoccuparsi degli interessi del regno dove la sua presenza era necessaria; doveva quindi aspettare l'occasione propizia per riprendere le armi per ricominciare la guerra agli Albigesi e non fidarsi dell'Inghilterra, sempre pronta ai danni della Francia.


la Regina Bianca di Castiglia
madre del Re Luigi IX

Doveva infine considerare che, sui confini del suo regno, c'era la feroce guerra degli Imperiali contro i sostenitori del Papa, che facilmente si sarebbe diffusa anche nelle provincie francesi.

Dopo il Vescovo di Parigi parlarono alcuni dei primi ufficiali e magistrati dello Stato, i quali fecero notare che la Francia, a causa della partenza del Re, avrebbe perso i frutti della vittoria di Taillebourg. Poi parlò la Regina Bianca dicendo:
“Figliuolo mio, se la provvidenza mi volle guardiana della tua infanzia e conservatrice della tua corona, ho diritto di ricordarti i doveri del monarca e gli obblighi tuoi verso il regno che Dio ti ha posto in mano; ma io preferisco che ti parli la voce della materna tenerezza.
Tu lo sai, figliuolo mio, che mi avanzano pochi giorni di vita e la tua partenza mi è come segno di eterna separazione. Felice me se con la mia morte anticiperò la notizia di un grave infortunio che ci giungerà dall'Oriente!
Finora tu non hai udito i miei consigli e le mie preghiere, ma se sei insensibile al mio dolore, almeno ricorda i tuoi figlioletti che abbandoni nella culla; essi abbisognano del tuo soccorso e delle tue lezioni. Ah, che sarà di loro in tua assenza!
E tu non li ami almeno tanto quanto ami i Cristiani d'Oriente? Se tu fossi ora in Asia e ti giungesse notizia che la tua famiglia abbandonata sia preda delle fazioni, certo accorreresti in nostra difesa. Ebbene, non è ragionevole immaginare tutti questi mali dopo la tua partenza?
Rimanti dunque in Europa, dove non ti mancheranno occasioni di mostrare le virtù di un buon Re, padre dei suoi sudditi e modello e sostegno dei Principi della sua casata.
Se Gesù Cristo vuole che il suo retaggio sia liberato, manda pure in Oriente i tuoi tesori e le tue genti. Dio benedirà la guerra fatta per la gloria del suo nome. Ma quel medesimo Dio che mi ode, credilo mio figlio, non comanda l'adempimento di un voto contrario ai grandi disegni della sua provvidenza.
No quel Dio di misericordia, che non ha permesso ad Abramo di consumare il sacrificio di suo figlio, non permette a te di consumare il tuo e di porre a repentaglio la tua vita dalla quale pendono tutte le altre della tua famiglia e la salute del regno”.

La regina Bianca, nel finire questo suo discorso, proruppe in un pianto; tutti credevano che il Re Luigi non avrebbe resistito all'efficacia di tali preghiere e già mostrava qualche segno di commozione, quando rispose:
“Miei cari amici, voi sapete che la mia decisione è già nota a tutta la Cristianità; da più mesi si fanno per mio ordine i preparativi per la Crociata.
Ho scritto a tutti i Re d'Europa che intendo recarmi in Asia; ho annunziato ai Cristiani di Palestina che vado io stesso a soccorrerli; io stesso ho predicato la Crociata nel mio regno; i baroni e i cavalieri hanno obbedito alla mia voce ed hanno giurato di accompagnarmi in Oriente.
E che mi venite voi ora a proporre? Vorreste che io abbandonassi un progetto già noto dappertutto e che non facessi nulla di quanto ho promesso e che l'Europa si aspetta da me? Vorreste che io deludessi ad un tempo le speranze della Chiesa, dei Cristiani di Palestina e della mia fedele nobiltà?
Ma poiché voi dite che deliravo quando ho preso la croce, ecco che ora ve la restituisco, ma da questo momento in cui pienamente godo della mia ragione, ve la richiedo nuovamente e dichiaro che non prenderò più cibo alcuno, se prima non mi sarà restituita.
I vostri rimproveri e le vostre doglianze mi affliggono, ma conoscete i miei e i vostri doveri; aiutatemi a cercare la vera gloria, assecondatemi nell'ardua impresa che mi sono assunta, né abbiate vani timori della mia sorte, né per la mia famiglia, né per il mio popolo.
Quel Dio che mi ha fatto vincere a Taillebourg, confonderà i disegni dei nostri nemici; si, quel Dio che mi manda in Asia per difendere la sua eredità, difenderà quella dei miei figli e colmerà delle sue benedizioni.
E non abbiamo colei che fu sostegno della mia infanzia e guida della mia gioventù, quella la cui prudenza ha preservato lo stato da tanti pericoli, la quale, in mia assenza, avrà coraggio e saggezza per tenere al freno le fazioni?
Lasciatemi dunque mantenere le promesse fatte a Dio e agli uomini e non dimenticate che vi sono obblighi sacri a me e non meno sacri a voi, cioè il sacramento di un Cristiano e la parola del Re”.

Così parlò il Re Luigi IX e la Regina Bianca di Castiglia, il Vescovo di Parigi e gli altri Signori tacquero ed assecondarono il monarca nel suo desiderio di affrettare l'esecuzione d'una impresa che sembrava ispirata da Dio.


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