i preparativi per la Crociata
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1268: la predica della Crociata

Intanto era giunta in Occidente la notizia di tanti disastri. L'Arcivescovo di Tiro, il Gran Maestro dei Templari Thomas Bérard ed il Gran Maestro degli Ospitalieri Hugues de Revel si erano recati in Europa per far conoscere le sofferenze delle città cristiane di Siria; ma al loro arrivo l'Europa era poco disposta ad ascoltare i loro lamenti.

Il Papa Clemente IV aveva esortato il Re Alfonso X di Castiglia, il Re Giacomo I d'Aragona ed il Re Alfonso III del Portogallo ad armarsi per la difesa di Terra Santa e per questo accordò loro molte indulgenze e alcune decime.

Invano fu predicata la Crociata in Germania, in Polonia e nelle contrade più remote del Settentrione; gli abitanti del nord Europa non mostrarono che indifferenza per gli avvenimenti che accadevano tanto lontano da loro.

Il Re Ottocaro II di Boemia, il Margravio Ottone III di Brandeburgo ed alcuni Signori che avevano preso la Croce, non pensavano di compire il loro voto. Nessun esercito si metteva in cammino e tutto si riduceva a prediche e a vani preparativi.

Nel regno di Francia i predicatori avevano commiserato le sfortune della Terra Santa senza risvegliare nei cuori l'entusiasmo delle Crociate. Anche i trovatori ed i poeti si aggiunsero ai predicatori, ma l'animo dei fedeli non si lasciava più commuovere dalle poesie come dalle esortazioni dei pastori della Chiesa. In effetti a quel tempo le contese e le guerre per la successione del Regno di Napoli e di Sicilia occupavano tutta l'attenzione della Santa Sede ed anche la Francia vi ebbe la sua parte.


in Francia anche i trovatori ed i poeti predicano la Crociata
(incisione di G. Dorè)

Dopo la morte del Re Manfredi di Sicilia, ucciso nella battaglia di Benevento, il 26 febbraio 1266, i ghibellini italiani implorarono la venuta nella penisola del Duca Corradino di Svevia, Re di Gerusalemme.

Corradino, per avere ulteriori appoggi, spedì i suoi ambasciatori dal Sultano d'Egitto, pregandolo di proteggere i suoi diritti contro il suo rivale Carlo D'Angiò. Baibars, nella sua risposta, si preoccupò di confortare Corradino, guardando senza dubbio con gioia la divisione fra i Principi dell'Occidente.

1268: i preparativi di Luigi IX

Nella situazione in cui si trovava l'Europa, un solo monarca si preoccupava seriamente per il bene dei cristiani in Oriente. Il Ricordo di una terra nella quale era già stato e la speranza di vendicare l'onore delle armate francesi sconfitte in Egitto, dirigevano tutti i pensieri di Luigi IX verso una nuova Crociata.


il Papa Clemente IV

Luigi IX consultò il Papa Clemente IV, che subito gli rispose facendogli notare i pericoli della sua assenza sia per la Francia che per l'Europa. Con la prima lettera il Papa sconsigliava al monarca francese di intraprendere una così pericolosa impresa; consultato di nuovo, il Pontefice non ebbe più gli stessi scrupoli e anzi incoraggiò Luigi IX, persuaso che tale intenzione venisse da Dio.

Così che, verso la metà della Quaresima, fu convocata solennemente a Parigi un'assemblea di baroni, signori e prelati del regno; in tale convocazione non fu dimenticato il fedele Jean de Joinville.

Il 23 marzo del 1268, il gran parlamento del regno si radunò in una sala del Louvre ed il Re entrò portando in mano la corona di spine di Gesù Cristo. A tale vista tutta l'assemblea poté intuire le intenzioni del monarca.

Luigi IX nel suo discorso illustrò le disgrazie della Terra Santa e dichiarò che aveva deciso di andare a soccorrerla; esortò poi tutti quelli che lo ascoltavano a prendere la Croce.

Dopo aver finito di parlare, un cupo e profondo silenzio espresse a un tempo la sorpresa dei prelati e dei baroni e il loro rispetto per le volontà del Re di Francia.


Simon de Brio parla a Luigi IX e Carlo Di Angiò
()miniatura medievale

Il Legato del Papa, Cardinale di Santa Cecilia Simon de Brion, parlò dopo Luigi IX ed esortò i guerrieri francesi a prendere le armi contro gli infedeli.

Luigi ricevette la Croce dalle mani del Cardinale; il suo esempio fu seguito da tre dei suoi figli, tra i quali si poteva notare il giovane Conte Giovanni Tristano di Valois, nato in Egitto durante la precedente Crociata.

Il Legato del Papa ricevette poi il giuramento di un gran numero di prelati, di Conti e di Baroni. Fra quelli che presero la Croce, la storia cita il Conte Alfonso di Poitiers, il Duca Giovanni I di Bretagna, il Gran Ciambellano di Francia Alfonso de Brienne, il Re Tebaldo II di Navarra, il Conte Roberto II d'Artois figlio di quel Roberto I ucciso a Mansoura, il Duca Ugo IV di Borgogna, il Conte delle Fiandre Guido di Dampierre, il Conte di Saint-Paul Guy II di Châtillon, il Conte de la Marche Ugo XII di Lusignano, il Conte Raoul de Soissons, i Signori di Montmorency, di Pienne, di Nemours, ecc.


la Contessa di Bretagna Bianca di Navarra

Anche le donne mostrarono il medesimo zelo: la Contessa di Bretagna Bianca di Navarra, Iolanda di Borgogna-Nevers moglie del Conte Giovanni Tristano di Valois, Giovanna di Tolosa moglie del Conte Alfonso di Poitiers, Isabella di Francia figlia del Re Luigi IX e moglie del Re Tebaldo II di Navarra, Amicie de Courtenay moglie del Conte Roberto II d'Artois e alcune altre. Tutte decisero di seguire i loro mariti nella spedizione d'oltremare, ma la Regina Margherita, che non aveva dimenticato quanto aveva sofferto a Damietta durante la prigionia di suo marito il Re Luigi IX, pensò meglio di rimanere a casa e di non andare a cercare nuovi pericoli in Oriente.

Jean de Joinville fu pressantemente esortato a prendere la croce, ma resistette a tutte le istanze che gli furono fatte, giustificandosi con i grandi danni che i suoi vassalli avevano sofferto nella sua precedente spedizione.

La determinazione del Re Luigi riempì tutto il regno di costernazione; non si poteva vedere senza tristezza la partenza di un principe la cui sola presenza manteneva la pace, il buon ordine e la giustizia. Inoltre i suoi sudditi temevano che non avrebbe sopportato i pericoli e le fatiche di una Crociata. Oltre a ciò partiva con i suoi figli e tale circostanza accresceva il dolore del popolo. I disastri della prima spedizione in Egitto si ripresentavano alla mente della gente che temeva per l'arrivo di maggiori infortuni.

Malgrado tutto, non si udivano lamentele mormorii contro Luigi IX. Sembrava che la decisione del monarca fosse passata nell'animo dei suoi sudditi e, utilizzando le stesse espressioni della bolla del Papa, i Francesi non consideravano altro nella decisione del Re, che un nobile e doloroso sacrificio fatto per la causa dei cristiani d'Oriente.

La decisione del Re d Francia fece una grande impressione in tutta l'Europa e riaccese l'ultima scintilla che rimaneva ancora negli spiriti del vecchio entusiasmo per le Crociate. Siccome egli era il capo della Crociata, la maggior parte dei guerrieri si gloriavano dell'onore di combattere sotto le sue bandiere; la fiducia che avevano nella sua saggezza e nelle sue virtù rassicurava gli animi contro i pericoli della spedizione e ridava ai popoli cristiani le speranze da loro quasi perdute.

Il Papa Clemente IV scrisse al Re Aitone I di Armenia per consolarlo dei mali che aveva sofferto nella invasione dei mamelucchi e per annunziargli che i Cristiani d'Oriente sarebbero stati presto e potentemente soccorsi.

Abaqa, il Kan dei Mongoli che a quel tempo era in guerra contro i Turchi dell'Asia Minore, aveva inviato i suoi ambasciatori alla Corte di Roma e presso diversi principi dell'Occidente: si riproponeva di assaltare i mamelucchi assieme ai Franchi e di cacciarli dalla Siria e dall'Egitto.

Il Papa accolse solennemente gli ambasciatori mongoli e disse loro che un esercito condotto da un grande monarca stava per imbarcarsi alla volta dell'Oriente, che l'ora fatale dei musulmani era giunta e che Dio benediceva il suo popolo e tutti gli alleati del suo popolo.


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