i preparativi per la Crociata
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1268: la raccolta dei fondi necessari

Intanto Luigi IX era sempre occupato per la sua spedizione ed aveva fissato l'epoca della sua partenza per l'anno 1270. Dovevano dunque passare circa tre anni prima che i soccorsi annunziati dal Papa potessero giungere in Oriente.

Furono chieste navi da trasporto alle Repubbliche di Genova e di Venezia: i Veneziani dapprima rifiutarono, ma vedendo poi che si stava contrattando il trasporto con i Genovesi, spedirono i loro ambasciatori per offrire una armata.

Fu pertanto concluso un trattato con i Veneziani i quali si obbligarono ad affittare quindici navi per il trasporto e ad armarne altre quindici a loro spese per un anno.

Ma questo trattato rimase senza effetto, perché dopo lunghi negoziati nei quali Venezia mostrò più gelosia contro Genova che zelo per la Crociata, rifiutò anche di partecipare all'imbarco dell'esercito cristiano, temendo meno lo sdegno di Luigi IX che quello del Sultano del Cairo, che poteva distruggere i suoi commerci in Oriente. Finalmente i Genovesi acconsentirono a fornire le navi per la spedizione.

La maggiore difficoltà era di trovare il danaro necessario per i preparativi della guerra. Fino ad allora le decime prelevate dal clero erano state sufficienti per le spese delle Crociate ed era generalmente diffusa l'opinione che una guerra santa dovesse essere pagata dagli ecclesiastici cke, in cambio, avrebbero distribuito indulgenze in proporzione a quanto veniva dato oltre il tributo imposto.

Il Clero di Francia aveva fatto al Papa molti reclami, i quali però non furono ascoltati, anzi il Pontefice nelle sue lettere rimproverò alle chiese di Francia la loro mala volontà nel pagare le decime e, quando fu nota la decisione di Luigi IX, la Santa Sede ordinò al clero di consegnare al Re una ulteriore decima per i tre anni successivi.

Il Clero fece allora maggiore opposizione; si lamentò con il Re e mandò a Roma i suoi rappresentanti per esporre l'estrema povertà in cui si trovava la chiesa di Francia.


ritratto equestre di Luigi IX

I rappresentanti del clero francese dissero al Papa che le tasse divenivano di giorno in giorno più insopportabili e che i beni del Clero non bastavano per mantenere le Chiese e per nutrire i poveri. Aggiunsero che l'ingiustizia e la violenza avevano già diviso la Chiesa Greca da quella Romana, facendo anche intendere che i nuovi rigori avrebbero prodotto certamente un nuovo scisma. Dissero anche che, se la maggior parte delle Crociate erano state sfortunate, era certamente dovuto al fatto che erano stati spogliati i santuari e impoverite le chiese. Infine dissero che prevedevano per il futuro calamità maggiori ancora di più di quelle che si erano già viste in precedenza.

Il Papa nella sua risposta rimproverò i rappresentanti del clero per la loro indifferenza per la causa dei Cristiani e l'avarizia per la quale non rinunciavano al loro superfluo per una guerra nella quale tanti principi e tanti guerrieri illustri avrebbero sacrificato la loro vita. Li minacciò della scomunica se si ostinavano nella loro colpevole resistenza e minacciò pure di privarli dei beni che non volevano dividere con Gesù Cristo.

Alla fine il Clero fu costretto ad obbedire e fu condannato a pagare la decima per quattro anni. Oltre a ciò il Papa permise al Re di Francia di disporre di tutte le somme legate per testamento ai soccorsi della Terra Santa e gli concesse inoltre tutto il danaro che poteva ottenere da quelli che avevano preso la croce e che volevano riscattare il loro voto; questa concessione produsse una somma molto grossa, poiché a quel tempo si era data la croce a tutti e non si dispensava nessuno.

Luigi IX non trascurò le risorse che aveva come Re di Francia. In quell'epoca non si usavano imposizioni regolari e i Re, per mantenere lo splendore del loro trono, non avevano altro che le rendite dei loro domini.

A fine di sopperire a tutte le spese, il Re ricorse al recupero dei tributi che i feudatari esigevano dai loro vassalli in circostanze straordinarie. Fu imposta una tassa sia agli abitanti delle città che delle campagne. In ogni parrocchia furono scelte dodici persone fra le più giuste, le quali, dopo aver versato le proprie tasse, facevano giuramento di osservare la più esatta equità e tassavano ognuno secondo le sue possibilità.

Non solo la consuetudine autorizzava il Re a levare questa tassa per la Crociata, ma ne aveva pure il diritto in occasione d'una cerimonia allora molto importante, nella quale il suo primogenito Filippo doveva essere nominato cavaliere. Perciò l'imposizione fu riscossa in nome della cavalleria e della religione e fu pagata senza mormorii, perché Luigi ne aveva affidato la riscossione ad uomini nomati per la loro probità.

Quando Filippo ricevette la spada di cavaliere, i Francesi e specialmente i Parigini, espressero il loro amore per Luigi IX e per la sua famiglia con pubblici festeggiamenti. A Parigi ogni lavoro fu sospeso per più giorni ed ognuno ornò la facciata della sua casa di ricche tappezzerie. Fanali di vari colori, posti la sera ad ogni finestra, illuminavano le strade, mentre l'aria echeggiava di gioiose grida. Tutta la nobiltà accorse dalle provincie per assistere allo spettacolo ed alle feste che si celebrarono nella capitale.

Più di sessanta signori ricevettero, assieme al giovane principe, la spada di cavaliere dalle mani del Re. Ma nei tornei, nei giochi e nei festeggiamenti la Crociata non fu dimenticata.

1268: la predica della Crociata

Il Legato del Papa giunse nell'Ile Saint-Louis, dove fece un discorso sugli infortuni della Terra Santa; tutto il popolo parve vivamente commosso dalle esortazioni del prelato e molti cavalieri e guerrieri presero la Croce. Così Luigi IX trovò in questa circostanza un'altra occasione per raccogliere denaro per il mantenimento del suo esercito e nuovi soldati per la Guerra Santa.

Mentre tutta la Francia si occupava della spedizione d'Oriente, la Crociata si predicava anche nelle altre contrade di Europa. Fu convocato un concilio a Northampton, nella contea dei Northamptonshire, dove la maggior parte dei baroni inglesi udirono le esortazioni del Legato della Corte Romana.

Il Conte di Leicester era stato ucciso in una battaglia decisiva, e la lega di cui era capo non poteva intraprendere più nulla contro l'autorità regia; così che il primogenito del Re Enrico III di Inghilterra, il Principe Edoardo, il cui valore aveva vinto i ribelli, volle portare a compimento il voto rinnovato tante volte dal padre e prese la Croce dalle mani del Legato.

Sia i compagni delle sue vittorie che i signori da lui vinti, seguirono il suo esempio: quell'ardore bellicoso che per tanto tempo aveva lacerato il seno della patria, si rivolse improvvisamente contro gli infedeli e allora tutte le passioni della guerra civile si indirizzarono verso la nuova Crociata. Il medesimo ardore si manifestò nel Regno di Scozia dove John Balliol e vari signori si ascrissero sotto le bandiere Crociate.

La Catalogna e la Castiglia fornirono un gran numero di Crociati. Il Re Alfonso III del Portogallo prese la Croce. Così fece anche il Re Giacomo I di Aragona, anche per visitare le spoglie di sua figlia la Principessa Sancia che, dopo aver fatto un pellegrinaggio a Gerusalemme, era morta nell'ospedale dell'Ordine di San Giovanni dopo essersi consacrata per più anni al servizio degli infermi e dei pellegrini.

1268: la crociata del Re di Aragona

Giacomo I di Aragona aveva più volte vinto i Mori; ma le sue prodezze contro gli infedeli e la memoria di una figlia martire della carità cristiana, non furono sufficienti a tenerlo lontano dalle passioni mondane ed il suo amore profano con Berenguela Fernandez, scandalizzarono la Cristianità.


il re Giacomo I di Aragona

II Papa, al quale il Re di Aragona comunicò la sua intenzione di andare in Terra Santa, gli rispose che Gesù Cristo non poteva gradire i servigi di un principe che lo crocifiggeva tutti i giorni con i suoi peccati. Ma il Re di Aragona non volle né rinunciare a Berenguela Fernandez, né abbandonare il suo progetto di andare a combattere gli infedeli in Oriente.

Giacomo I di Aragona rinnovò il suo giuramento in una grande assemblea a Toledo, durante la quale il Re Alfonso X di Castiglia, il quale non poteva partire per l'Oriente, gli fornì un aiuto di cento uomini e di 100.000 maravedi d'oro; l'Ordine di Santiago e gli altri Ordini religioso-militari che avevano spesso accompagnato il vincitore dei Mori nelle sue battaglie, lo rifornirono allo stesso modo sia di denaro che di uomini. La città di Barcellona gli offrì 80.000 soldi; Maiorca, 50.000 soldi d'argento e due navi.

La flotta, composta di trenta grosse navi e da un gran numero di altre minori sulle quali erano imbarcati 800 uomini d'arme e 20.000 fanti, partì da Barcellona il 4 settembre del 1268. Giunta davanti a Maiorca fu dispersa da una tempesta: una parte delle navi giunse in Asia, un'altra entrò nei porti di Sardegna, mentre la nave sopra cui era il Re di Aragona, fu spinta sulle coste di Linguadoca.

L'arrivo a San Giovanni d'Acri dei Crociati Aragonesi, condotti da un figlio naturale di Re Giacomo, portò qualche speranza ai Cristiani di Palestina. Un ambasciatore del Re di Aragona, andò da Abaqa, il Kan dei Mongoli, per annunziargli che il monarca spagnolo doveva presto giungere col suo esercito. Ma Giacomo non giunse perché la tempesta che aveva disperso la sua armata gli fece credere che il cielo si opponeva al suo pellegrinaggio.

Era stata biasimata la sua partenza, nella quale sembrava che avesse disprezzato i consigli della Santa Sede; fu biasimato pure il suo ritorno ed attribuito al suo vergognoso amore profano con Berenguela Fernandez. Si mormorò anche contro il Re del Portogallo perché aveva percepito le decime e non si moveva dal suo regno.


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