La Battaglia della Neva

Durante i primi 30 anni del XIII secolo la Russia era sotto la minaccia permanente dell'Occidente. I Cavalieri dell'Ordine Teutonico di Prussia e di Livonia, che avevano già colonizzato e cristianizzato le tribù del Baltico, si avvicinavano al confine della Rus'.


ubicazionde del Fiume Neva

Al tempo stesso gli svedesi avevano subordinato le tribù finlandesi e intendevano portare il cattolicesimo verso la terra di Novgorod, tra la Neva ed il Lago Ladoga.

A volere la Crociata nelle terre russe era stato il Papa Gregorio IX ed aveva unito le forze dell'Ordine Teutonico di Prussia e di Livonia, i Vescovi di Riga e di Dorpat, la Svezia e la Danimarca.

Utilizzando il fatto che quasi tutta la Rus' era oramai in mano ai mongoli e che quindi Novgorod e Pskov non potevano aspettarsi alcun aiuto, gli svedesi ed i cavalieri tedeschi intensificarono i loro tentativi di espansione nel Nord-ovest della Rus', aspettandosi una facile vittoria.


Novgorod nel XIII secolo

Già nel 1238 il Re di Svezia aveva ricevuto la “benedizione del Papa” per una Crociata contro Novgorod ed a tutti coloro che accettavano di partecipare alla campagna era stata promessa la remissione dei peccati.

Nel 1239 Svedesi e Redeschi negoziarono un accordo, definendo un piano per una Crociata contro Novgorod: gli Svedesi, che avevano catturato da tempo la Finlandia, avrebbero attaccato da nord lungo il fiume Neva, mentre i tedeschi avrebbero attaccato le fortesse di Izborsk e di Pskov. Re Erich XI di Svezia fornì le truppe per la campagna Crociata che sarebbe stata condotta dallo Jarl di Svezia Birger Magnusson.


il Principe Alexander

A quel tempo a Novgorod regnava il Principe Alexander, figlio del Granduca Yaroslav II Vsèvolodovic di Vladimir. Alexander era un uomo intelligente, energico e coraggioso e, soprattutto, un vero difensore della patria. Aveva già guadagnato la fama di abile politico ed aveva capito che i principati russi, indeboliti dal dominio dei mongoli, non avevano la forza di combattere su due fronti. Così Alexander riuscì ad intrattenere relazioni pacifiche con i mongoli e questo dava sicurezza ai suoi confini meridionali, nel caso di aggressione tedesco-svedese.

L'Ortodossa Novgorod sapeva che gli Svedesi intendevano “battezzarli”, nella fede latina e parevano loro peggiori dei Mongoli, perché stavano per imporre una fede estranea.


Birger Magnusson

Nell'estate del 1240 le navi dell'esercito svedese, sotto il comando di Birger Magnusson, raggiunsero il fiume Izhòra, un affluente del fiume Neva. L'esercito Crociato, composto di svedesi, norvegesi e finlandesi, aveva l'intenzione di raggiungere direttamente il Lago Ladoga, per poi proseguire fino alla prospera Grande Novgorod, i cui abitanti custodivano assai gelosamente i suoi privilegi di città indipendente. Tra l'esercito Crociato, erano pronti alla battaglia anche i Vescovi cattolici, con una croce in una mano e una spada nell'altra.

Dopo lo sbarco, gli svedesi ed i loro alleati piantarono le loro tende alla confluenza del fiume Ižora con la Neva. Dalle navi sbarcò Birger Magnusson accompagnato dai vescovi, e con loro sbarcarono anche i cavalieri. Birger Magnusson, sicuro della vittoria, inviò al principe Alexander, una dichiarazione: “Io sono già qui e combatto per la tua terra”.


la Battaglia della Neva

Le guardie di frontiera di Novgorod erano sulla costa, alla difesa delle tribù locali e dei trasporti marittimi. Le guardie, mentre erano di pattuglia, scoprirono la flotta svedese e in tutta fretta inviarono un messaggio ad Alexander.

Alla notizia della presenza del nemico, il Principe di Novgorod decise di attaccarlo. Non c'era tempo per organizzare le truppe e la convocazione dei nobili avrebbe potuto rallentare la decisione. Così Alexander non attese le milizie di suo padre e riunì i guerrieri del distretto di Novgorod. Raccolse quindi il suo esercito, fatto unicamente di volontari di Novgorod.

Per antica consuetudine, si riunirono presso la chiesa di Santa Sofia, pregarono invocando la protezione di Dio e presero la benedizione. Alexander si rivolse ai soldati con queste parole: “Dio non è nella forza ma nella verità. Alcuni confidano nei Principi, altri nei cavalli, ma noi invocheremo il Signore Dio nostro!”.

Quindi si incamminarono verso il Lago Ladoga, dove Alexander aveva un distaccamento del suo esercito. Poi dal lago Ladoga l'esercito si diresse verso la foce del fiume Ižora.

Il campo svedese situato alla bocca dell'Ižora, non era custodito, dal momento che gli svedesi non erano a conoscenza della vicinanza dei russi. Lungo tutta la costa vi erano tende bianche e tra di loro una tenda gialla: quella di Birger Magnusson.


l'apparizione dei Santi Boris e Gleb

La notte che precedette lo scontro, sulla riva della Neva un soldato russo di nome Filippo ebbe una visione: i Santi principi martiri Boris e Gleb si avvicinavano a bordo di una barca all'accampamento russo. Secondo la tradizione San Boris si rivolse a San Gleb pronunciando queste parole: “Fratello Gleb, andiamo ad aiutare il nostro pari Alexander!”.

Il 15 luglio 1240 l'esercito di Novgorod improvvisamente attaccò gli svedesi. Il loro attacco fu così inaspettato, che gli svedesi non ebbero il tempo di organizzarsi.


l'attacco al campo svedese

Importante fu il fattore sorpresa nell'attacco al campo di Birger Magnusson, le cui truppe, private delle opportunità di organizzarsi per la battaglia, non seppero fornire una resistenza organizzata.

L'assalto dei russi al campo nemico spinse gli svedesi lungo le rive della Neva, non solo tagliando i ponti che collegano le navi svedesi alla terra, ma anche e distruggendo tre navi nemiche.

Novgorod combattè con coraggio. Alexander personalmente uccise un numero incalcolabile di svedesi e inseguì Birger fino alla sua nave. Il resto delle forze Svedesi fuggì verso le navi superstiti. Le perdite di Novgorod furono insignificanti, pari a solo 20 persone, mentre gli svedesi persero tre navi ed un gran numero di soldati.

La vittoria di Alexander nella Battaglia della Neva bloccò sul nascere il tentativo svedese di invasione della Russia su vasta scala. Gli svedesi non potevano impedire a Novgorod di raggiungere la Neva e il Golfo di Finlandia.

Le truppe russe avevano sventato una possibile interazione tra svedesi e tedeschi. La vittoria contro gli svedesi ebbe anche un grande significato politico: fu dimostrato che il popolo russo non aveva perso la sua capacità di combattere.


Alexander Nevskij
santo della chiesa ortodossa

La battaglia passò alla storia col nome di “La Battaglia della Neva”. Da quel momento il giovane Alexander, che a quel tempo aveva solo venti anni, ricevette il soprannome di “Nevskij”, cioè “della Neva”, luogo della battaglia.

La vittoria di Alexander ebbe una tale rilevanza politica che crebbe tale l'invidia dei Boiardi che, per timore di rafforzare il ruolo del Principe negli affari di Novgorod, iniziarono ad intrigare contro Alexander sino a costringerlo a lasciare Novgorod ed a recarsi in volontario esilio nella sua Isba sul lago Plesrceevo dove, ignorando l'invito a servire nell'esercito del Gran Kan, preferì rimanere a disposizione del suo popolo e dedicarsi alla pesca.


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