1197: la Crociata di Enrico VI

Dopo il ritorno in Europa di Riccardo Cuor di leone, la morte di Saladino aveva riempito l'Occidente di soddisfazione e ravvivato le speranze dei Cristiani. Il Papa Celestino III scrisse a tutti i Vescovi ed Arcivescovi comandando loro di predicare una nuova Crociata.


l'Imperatore Enrico VI

Poi il Pontefice promise di assolvere da ogni peccato tutti coloro che sarebbero andati in Terra Santa, concedendo loro gli stessi privilegi ed indulti accordati nelle precedenti Crociate. Inoltre comandò, sotto pena di scomunica, a tutti coloro che avevano fatto il voto di andare in Palestina e non l'avevano ancora compiuto, di mettersi subito in viaggio, mentre a chi era impedito impose delle penitenze e chi non voleva partecipare direttamente doveva mandare qualcun altro a sue spese.

Il Papa Celestino III sperava di convincere l'Imperatore Enrico VI ad intraprendere la guerra santa, così che gli inviò un'ambasceria che fu ricevuta dall'Imperatore con grandi onori.

Quindi Enrico VI rese pubblico il suo proposito di partire e questo svegliò l'entusiasmo dei suoi sudditi: tutta la sua Corte e un gran numero di nobili ne seguirono l'esempio. Poi fu predicata la Crociata in tutte le provincie del Sacro Romano Impero e dovunque si accesero gli spiriti bellicosi del popolo. Lo stesso Enrico VI doveva condurre l'armata in Oriente ed i Crociati, pieni di speranze e di gioia, si preparavano a seguirlo.

Venuto il giorno della partenza, l'Imperatore, alla testa di 40.000 uomini, si diresse alla volta dell'Italia; altri due corpi d'armata dovevano andare in Siria per diverse strade; il primo esercito era comandato dal Duca Bernardo III di Sassonia e dal Duca Enrico I di Brabante, l'altro esercito era comandato da Corrado di Wittelsbach, Arcivescovo di Magonza e dal Duca Waleran di Limburg.

Il Duca Bernardo III di Sassonia si imbarcò in un porto delle Fiandre; l'Arcivescovo di Magonza prese la via di terra per giungere in Siria, attraversando il Bosforo a Costantinopoli, da dove l'armata dell'Imperatore Bizantino Isacco doveva trasferirlo a San Giovanni d'Acri.


Margherita di Francia parte per la Crociata
(dipinto di Pingret Edouard Henri Théophile)

A questo secondo corpo d'armata, lungo la strada, si unirono gli Ungheresi che accompagnavano la loro Regina Margherita, la sorella del Re di Francia Filippo Augusto che, dopo aver perduto suo marito il Re Bela, aveva fatto voto di vivere unicamente al servizio di Cristo e di finire la sua vita in Terra Santa.

I Crociati capitanati dall'Arcivescovo di Magonza e dal Duca Waleran IV di Limburg furono primi a giungere in Palestina e, non appena sbarcati, pensarono subito di rompere la tregua fatta con i Saraceni.

Ma i cristiani d'Oriente, che allora vivevano in pace con i Turchi, erano poco propensi a rompere la tregua stipulata in precedenza tra Riccardo Cuor di Leone e Saladino e si opposero quindi a questa idea.

Il Re di Gerusalemme Enrico II di Champagne, il Gran Maestro degli Ospitalieri Geoffroy de Donjon, il Gran Maestro dei Templari Gilbert Hérail e tutti i Baroni di Palestina esposero ai Crociati tedeschi i pericoli nei quali gli Stati cristiani d'Oriente sarebbero incorsi se avessero violato i trattati e li pregarono, prima di far altro, di aspettare il secondo esercito guidato dal Duca Bernardo III di Sassonia e dal Duca Enrico I di Brabante.

I Tedeschi, presuntuosi e indignati al pensiero che fosse posto qualsiasi ostacolo al loro valore, si meravigliarono che i cristiani di Palestina respingessero in quel modo i soccorsi che la provvidenza mandava loro e con disprezzo accusarono i cristiani d'Oriente di dimenticare gli interessi sacri della Palestina e di essersi abbandonati ai piaceri invece che combattere.

Così che, improvvisamente, i Crociati tedeschi uscirono da San Giovanni d'Acri e cominciarono a devastare e predare i territori musulmani.

Allora i musulmani, anche se divisi dalle guerre intestine degli Emiri e dei figli di Saladino, vedendosi venire addosso i Crociati tedeschi, misero da parte le loro discordie e radunarono le loro genti, formando una terribile alleanza contro i cristiani.

Safedino usci da Damasco col suo esercito ed andò a Gerusalemme, dove accorsero anche gli Emiri per ricevere i suoi ordini; poi, messa insieme una formidabile armata, andarono ad accamparsi sotto le muro di Jaffa per organizzarne l'assedio.

Questa città, essendo situata in riva al mare e molto vicina a Gerusalemme, teneva aperta ai pellegrini la strada per la Città Santa, ma ora, se fosse stata presa dai musulmani, ai Cristiani sarebbe stato difficilissimo raggiungere Gerusalemme e la sua conquista diveniva quasi impossibile.

Giunta a San Giovanni d'Acri la notizia che Jaffa era in pericolo, il Re di Gerusalemme Enrico II di Champagne con i suoi Baroni e Cavalieri, gli Ospitalieri di Geoffroy de Donjon e i Templari Gilbert Hérail decisero di accorrere alla difesa della città, seguiti anche dai Crociati tedeschi.


Enrico II di Champagne (dipinto di Henri Decaisne)

Tutti i cristiani si misero in marcia per soccorrere Jaffa, quando un tragico incidente interruppe la loro avanzata. Accadde che mentre Enrico II di Champagne era affacciato ad un balcone del suo palazzo, il muretto dove era appoggiato crollò ed il Re di Gerusalemme precipitò giù assieme al muro e morì sul colpo. I soldati che dovevano seguirlo contro i musulmani, lo accompagnarono invece alla sepoltura, e persero alcuni giorni per celebrare il suo funerale.

Intanto il presidio cristiano di Jaffa, dopo essere uscito per scontrarsi con i Turchi, fu colto in un agguato e tutti furono uccisi o catturati. Poi i musulmani presero d'assalto la città e dopo un'eroica difesa dei Cristiani, la catturarono e passarono a fil di spada i 20.000 abitanti.


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