1197: l'assedio di Toron

Intanto che i Crociati combattevano in Siria, l'Imperatore Enrico VI decise di mandare una terza armata in Palestina. A capo di questa spedizione venne posto Corrado di Querfurt, Vescovo di Hildesheim e Cancelliere dell'Impero.

Quando la terza armata tedesca giunse in Palestina, tutto il litorale da Antiochia fino ad Ascalona apparteneva ai cristiani, ma la fortezza di Toron, edificata nel 1105 da Ugo di Saint Omer sulle inaccessibili sommità del Libano, era ora detenuta dai musulmani che la utilizzavano per fare spesso scorrerie nelle vicine contrade riconquistate dai cristiani ed impedire le comunicazioni fra le città cristiane. Così che i Crociati decisero di conquistare la fortezza di Toron.

Nei primi giorni di assedio i Crociati scavarono delle gallerie in modo raggiungere le fondamenta della fortezza e minarne le mura: queste rovinarono in più punti senza necessita dell'impiego degli arieti. Allora i musulmani, dopo sei mesi di assedio, offrirono la loro capitolazione.

Ma nell'esercito cristiano, che pure aveva tanti capi, nessuno aveva il coraggio di trattare la resa. Al Duca Bernardo III di Sassonia ed al Duca Enrico I di Brabante obbedivano solo i Crociati Tedeschi, mentre Corrado di Querfurt era indebolito dalla malattia e stava sempre chiuso nella sua tenda, dove aspettava l'esito delle battaglie e non interveniva neppure al consiglio di guerra.

Così che gli assediati, dopo aver deciso di arrendersi, rimasero diversi giorni senza poter sapere a chi dovevano rivolgersi. Infine inviarono i loro rappresentanti al campo cristiano, dove furono ascoltati da una assemblea generale. Lì si limitarono a chiedere clemenza promettendo di consegnare la fortezza con tutto ciò che vi era dentro, chiedendo solo salva la vita e la libertà. Quindi la capitolazione fu ratificata dai principali capi dei Crociati e dal Cancelliere dell'Impero.

Ma i musulmani, avendo avuto tempo di considerare meglio la loro situazione, cambiarono idea e nuovamente le merlature sulle mura si riempirono di soldati che, ingiuriando agli assedianti, li provocavano a tentare nuovi assalti.


resti del castello di Toron

I Cristiani ricominciarono l'assedio, ma con meno ardore di prima e il loro coraggio ogni giorno diminuiva, mentre quello degli assediati cresceva. I Crociati venivano trucidati nelle gallerie da essi scavate e quelli che combattevano intorno alle mura venivano sterminati dal fitto lancio di frecce e di pietre.

Ben presto si seppe che i regni di Aleppo e di Damasco si armavano contro i Crociati e che già si avvicinava un grosso esercito egiziano guidato da Safedino, Sultano del Cairo; a questo punto i Crociati decisero di abbandonare l'assedio di Toron e ritirarsi a Tiro. A Tiro i Crociati si separarono: i Tedeschi si recarono a Jaffa e i Cristiani di Siria ritornarono a San Giovanni d'Acri.

Safedino incontrò in battaglia i tedeschi in una zona poco distante da Jaffa. I tedeschi ebbero moltissime perdite, compreso il Duca Bernardo III di Sassonia ed il Duca d'Austria Federico I di Babenberg, ma alla fine ne uscirono vittoriosi.

In quel momento lo scettro del Regno di Gerusalemme era tenuto dalla Regina Isabella, rimasta vedova di Enrico II di Champagne; i Baroni e Prelati di Palestina pregarono la Regina Isabella di scegliersi un nuovo marito che fosse tale da saper reggere le redini dello Stato in pericolo.

A Isabella come marito venne proposto Amalrico II di Lusignano, da poco succeduto a Guido di Lusignano nel Regno di Cipro. Amalrico, nonostante i gravi disordini in cui versava il Regno di Gerusalemme, accettò la proposta e la mano della Regina Isabella.

Durante le feste che seguirono il matrimonio della Regina Isabella con Amalrico II di Lusignano, giunse in Oriente la notizia della morte di Enrico VI e che nel Sacro Romano Impero ci si preparava per l'elezione del nuovo Imperatore; allora i Principi tedeschi che si trovavano in Palestina decisero di ritornare in Occidente.

Però prima di partire i tedeschi lasciarono una numerosa guarnigione in Jaffa, ma l'11 novembre 1198, Safedino penetrò nella città e 20.000 cristiani furono passati a fil di spada.

Finì così questa Crociata, durata appena tre mesi. Più di 100.000 uomini erano partiti dall'Europa per liberare Gerusalemme e ritornarono in Patria senza neppure aver veduto il Sepolcro di Cristo.


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