1714: la guerra ottomano-veneziana

Nella Grande Guerra Turca (1684-1699) l'impero ottomano era stato costretto a fare alcune concessioni territoriali nella penisola di Morea alla Repubblica di Venezia. Nel 1714 gli Ottomani erano appena usciti vittoriosi da una guerra con la Russia e per loro erano maturi i tempi per recuperare i territori perduti in Morea.

Gli Ottomani, utilizzando come pretesto alcune trasgressioni di mercanti veneziani, dichiararono guerra alla Repubblica di Venezia il 9 dicembre 1714 e durante i primi mesi del 1715 riunirono in Macedonia un esercito di circa 70.000 uomini guidati dal Gran Visir Silahdar Damat Ali Paşa.


il Gran Visir Silahdar Damat Ali Paşa

Il Gran Visir marciò verso sud, raggiungendo il campo principale a Tebe all'inizio di giugno. Nel frattempo, una flotta ottomana di 80 navi da guerra condotte da Kapudan Pasha Canum Hoca, aveva catturato le isole di Tinos e di Egina, ultimi possedimenti veneziani nel Mar Egeo.

I Veneziani, che non avevano un esercito permanente e si basavano essenzialmente sui mercenari, riuscirono a mettere insieme solo 8.000 uomini e 42 piccole navi, sotto il comando dell'Ammiraglio Daniele Dolfin. Questa forza non solo era insufficiente a battere in campo l'esercito ottomano, ma erano insufficienti anche le fortificazioni che i Veneziani avevano costruito nel corso degli ultimi decenni.

Inoltre alla popolazione locale greca non piaceva il dominio veneziano, cosa che il Gran Visir Silahdar Damat Ali Paşa sfruttò, facendo in modo che le sue truppe rispettassero le loro proprietà. Così poté contare sulla buona volontà dei greci, che gli misero a disposizione le loro truppe, mentre i veneziani, che speravano di reclutare un esercito tra la popolazione nativa, rimasero isolati nelle loro fortezze.


l'Ammiraglio Daniele Dolfin

Il 25 giugno l'esercito ottomano attraversò l'Istmo di Corinto ed entrò nel Peloponneso. La cittadella di Acrocorinto, che controllava il passaggio per la penisola, si arrese dopo un breve assedio, in cambio di un salvacondotto per la guarnigione e la popolazione civile. Tuttavia, alcuni giannizzeri desiderosi di saccheggiare, disobbedirono agli ordini Gran Visir Silahdar Damat Ali Paşa ed è entrarono nella cittadella. Una gran parte della guarnigione e la maggior parte dei civili vennero massacrati o imprigionati per essere venduti come schiavi. Solo 180 veneziani si salvarono e fuggirono a Corfù.

Dopo Corinto, gli ottomani avanzarono verso Nauplia, la principale base della potenza veneziana in Morea. Nauplia era ben protetta da alcuni forti ed aveva una guarnigione di 2.000 uomini. Tuttavia, il 20 luglio, dopo solo 9 giorni di assedio, gli ottomani fecero saltare i bastioni della fortezza di Palamidi e con successo la presero d'assalto. I difensori di Venezia caddero nel panico e si ritirarono, portando ad un crollo generale della difesa.

Gli Ottomani poi avanzarono a sud-ovest, dove le fortezze di Navarino e Koroni erano state abbandonate dai Veneziani che avevano raccolto le loro forze rimaste nella fortezza di Methoni. Tuttavia, essendoci stato un sostegno efficace dal mare, vista la riluttanza dell'Ammiraglio Daniele Dolfin a mettere in pericolo la sua flotta, la fortezza capitolò. Le roccaforti veneziane restanti capitolarono in cambio di un salvacondotto. Nel giro di cento giorni, l'intero Peloponneso venne ripreso dagli Ottomani.

Dopo il loro successo in Morea, gli Ottomani si mossero verso le Isole Ionie detenute dai veneziali. Occuparono l'isola di Lefkada (Santa Maura), che i Veneziani avevano preso nel 1684, ed il forte di Butrinto di fronte alla città di Corfù. L'8 luglio 1716 un esercito ottomano di 33.000 uomini sbarcò a Corfù, la più importante delle isole Ionie. Nonostante una indecisa battaglia navale nello stesso giorno, l'esercito ottomano proseguì il suo sbarco ed avanzò verso la città di Corfù il 19 luglio.


Nevşehirli Damat İbrahim Paşa

La difesa era guidata dal Conte Matthias von der Schulenburg Johann, che aveva circa 8.000 uomini al suo comando. Le estese fortificazioni e la determinazione dei difensori consentirono di respingere diversi assalti. Dopo che una grande tempesta, il 9 agosto, causò molte vittime tra gli assedianti, l'assedio venne interrotto l'11 agosto e le ultime forze ottomane si ritirarono il 20 agosto.

Nell'estate del 1715, il pascià di Bosnia marciò con un esercito di 40.000 uomini verso i possedimenti veneziani in Dalmazia, ma gli ottomani furono sconfitti a Sinj. Con la minaccia ottomana alla Dalmazia, con Papa Clemente XI che forniva un sostegno finanziario e la Francia che garantiva i possedimenti austriaci in Italia, l'Austria si sentiva pronta ad intervenire. Il 13 aprile 1716, l'imperatore Carlo VI rinnovò la sua alleanza con Venezia, dopodiché gli Ottomani dichiararono guerra all'Austria.

La minaccia austriaca costrinse gli ottomani a dirigere le loro forze verso i possedimenti veneziani rimasti, ma la Serenissima era troppo debole per organizzare qualsiasi grande controffensiva. Solo la sua marina riprese un atteggiamento più aggressivo contro gli ottomani, con le azioni navali della sua flotta alleata con il Portogallo, gli Stati Pontifici ed i Cavalieri di Malta.

Nel giugno 1717 le forze alleate cristiane si scontrarono con gli ottomani nella battaglia di Imbros e, un mese dopo, nella battaglia di Capo Matapan.

In quest'ultima battaglia 24 galee veneziane, 24 velieri degli Stati Pontifici, 4 velieri del Portogallo e 5 galee dell'Ordine di Malta si incontrarono al largo di Capo Matapan, nel sud della Grecia.

Dopo aver provato separatamente per diverse settimane, cercando una posizione di vantaggio rispetto alla flotta ottomana, condotta da Kaptan-ı Derya e da Nevşehirli Damat İbrahim Paşa, i cristiani andarono a Marathonisi, vicino alla cima del Golfo di Matapan, all'acqua.

Per mancanza di vento le galee trainarono le navi a vela verso sud, dove avvistarono le 52 navi della flotta ottomana il 19 luglio. Un leggero vento da sud est dava loro un vantaggio. Non essendo in grado di navigare ad ovest della flotta ottomana, decisero di navigare lentamente a est, oltre la baia.

La flotta cristiana si divise in 4 gruppi e Nevşehirli Damat İbrahim Paşa, con 6 navi, attaccò il gruppo posteriore, mentre il resto della sua flotta si spinse in avanti e attaccò il resto delle navi cristiane.

Verso mezzogiorno le flotte si avvicinavano al lato est della baia, e poco dopo le navi di Nevşehirli Damat İbrahim Paşa si girarono, seguendo il vento da sud est. Approfittando della posizione favorevole i cristiani attaccarono. Verso le tre del pomeriggio la flotta ottomana si ritirò, facendo vela verso l'isola di Cerigo, mentre gli alleati navigarono per Capo Matapan.

Nello scontro i veneziani persero una corazzata usata come nave ospedale e molte navi furono gravemente danneggiate. La flotta ottomana perse 14 navi, ma questo non pregiudicò l'esito della guerra. L'unico effettivo successo veneziano fu la cattura delle fortezze di Prevesa e Arta.


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