La giustizia nell'Ordine Teutonico

Nell'Ordine Teutonico la giustizia era fondata sulla base dello spirito comunitario. Se un fratello riferiva di una violazione, si dovevano convincere i colpevoli a confessare e, se questi erano recalcitranti, il fratello informava il suo superiore, che non poteva però decidere da solo la punizione, ma doveva informare il Capitolo Correzionale, che si riuniva ogni domenica. Nel Capitolo Correzionale altri due fratelli dovevano confermare le accuse contro i colpevoli e, se l'accusa veniva da una persona al di fuori dell'Ordine, l'indagine doveva essere approfondita maggiormente.

Di norma, ogni venerdì si svolgeva in una riunione riguardante la disciplina per il “rituale delle frustate”. Le trasgressioni erano punite a seconda della gravità dei reati commessi. Le punizioni per quei fratelli che violavano le regole potevano essere leggere, moderate, gravi o molto gravi. Le punizioni riservate a coloro che erano venuti meno al dovere di castità e povertà erano meno pesanti di quelle inflitte fratelli che disobbedivano agli ordini militari.

Le trasgressioni semplici riguardavano la frivolezza e le menzogne, l'avidità, il fatto che senza alcun motivo si erano puniti i servi, l'essersi impegnati nella caccia e nei giochi proibiti. In questi casi il colpevole veniva punito col digiuno per tre giorni. I condannati ad un anno di pena, per esempio, dovevano dormire con i servi, indossare un povero abbigliamento, mangiare pane e acqua tre giorni la settimana ed essere privati del privilegio della Santa Comunion. Questa era una punizione moderata; per le infrazioni più gravi c'erano i ferri ed i sotterranei.

Le trasgressioni gravi riguardavano l'aver tramato contro i superiori, il tradimento, il fatto di aver ferito senza alcuna ragione un cristiano, il furto delle proprietà dell'Ordine. La punizione consisteva nell'umiliazione pubblica, o una penitenza annuale o, infine il carcere. Una volta che la pena veniva scontata, il fratello poteva essere restituito al proprio dovere (anche se veniva escluso dalla partecipazione all'Ufficio l'Ordine), oppure poteva essere espulso.

Solo per tre reati non vi era la possibilità del perdono: la codardia di fronte al nemico, l'apostasia e la sodomia. Per i primi due reati si veniva espulsi dall'Ordine, per l'ultimo si veniva condannati al carcere a vita o all'esecuzione capitale. Le offese più comuni, ma sempre minori, venivano punite con la fustigazione e la privazione del cibo.

L'osservazione della disciplina era più restrittiva in Prussia e Livonia, ma anche più flessibile. Durante le operazioni miliari, la confessione spontanea del fratello riguardante una irregolarità, poteva annullare la sanzione corrispondente.

Nei Baliati lontani, nel XV secolo finì per manifestarsi l'anarchia. In Sicilia, intorno al 1430-1440 vennero registrati diversi furti di beni dell'Ordine, tanto che nel Baliato alcuni fratelli rimossero il loro comandante. Nel 1491, due ufficiali dell'Ordine trovarono il comandante di Palermo che viveva con cinque concubine ed era padre di numerosi figli, appassionato di abiti preziosi ed utilizzava i soldi del Baliato ai suoi propri fini. Un altro comandante venne accusato di rapporti omosessuali con i servi e con monaci. Un sacerdote dell'Ordine viveva con una donna, due fratelli finirono in carcere dopo un furto, molti altri erano dediti all'alcolismo.


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