Il popolo dei Pruzzi

Nel XII secolo le terre baltiche confinanti con il Sacro Romano Impero e con la Polonia divenuta cristiana nel 968 dopo che il principe Mieszko I si fece battezzare insieme al suo popolo, costituivano ancora una “terra incognita”. Terra di evangelizzazione cristiana e di conquista per il Sacro Romano Impero e per il Regno di Polonia.


Mieszko I fa battezzare tutto il suo popolo

Queste terre inospitali alle foci dell'Oder sino ai confini del Golfo di Finlandia, sono bagnate dal corso inferiore di fiumi poderosi, dai molti bracci, provenienti dalle montagne carpatiche, come la Vistola, o dall'altopiano centrale russo, come la Dvina, oppure semplicemente da corsi d'acqua di dimensioni più modeste, come il Pregel, il Niemen o la Vindava. Gli inverni sono rigidi con una frequente presenza della nebbia, anche nella bella stagione. Le estati sono fresche, con nuvole abbondanti ma mai immobili, spinte in continuazione dal vento e che portano piogge frequenti in tutte le stagioni.


Pruzzi

Le terre del sud-est del Mar Baltico nella zona intorno alla Vistola ed alla laguna della Curlandia, erano situate nelle regioni di Varmia e di Masuria dell'attuale Polonia, nella regione di Kaliningrad in Russia e nella regione di Klaipeda nella Lituania meridionale. Qui viveva un gruppo etnico di tribù autoctone del Baltico noto come il popolo dei “Pruzzi” o Prussiani Baltici (tedesco: Pruzzen o Prussen; latino: Pruteni; polacco: Prusowie).

All'inizio i territori dei Pruzzi confinavano con la Vistola ed il fiume Memel (Niemen). I Casciubi ed i Pomeraniani confinavano a ovest, i Polacchi a sud ed i Lituani a nord-est.

I nomi delle tribù dei Pruzzi riflettevano il tema del paesaggio. La maggior parte dei nomi derivavano dalla parola “acqua” e questo è abbastanza comprensibile in una terra costellata di migliaia di laghi, ruscelli e paludi (i Laghi Masuri davano il nome alla Masovia). L'etimologia popolare ha portato anche alla convinzione che alcune tribù dei Pruzzi avevano preso il nome da un capo tribù o da sua moglie, come il mitico capo Warmo che diede il nome alla Varmia.

In effetti, l'ambiente, che causò un isolamento molto parziale, consentì la conservazione del linguaggio come il più arcaico d'Europa.

A sud, le paludi, sino alle sorgenti del fiume Dnepr, furono una barriera efficace durata millenni. Nel secondo secolo d.C., il geografo Claudio Tolomeo raccontava dei “Borusci” che vivevano nella Sarmatia Europea, che era separata dalla Germania dal Fiume Vistola. La sua mappa è molto confusa, ma i Borusci erano indicati più a est rispetto ai Pruzzi, che invece erano indicati alla foce della Vistola.

I Pruzzi erano quindi diversi dai “Borusci” che erano germanofoni; essi parlavano una lingua conosciuta come l'antico prussiano, molto vicina a quella dei vicini lituani e lettoni, con alcuni elementi slavi.

Wulfstan di Hedeby, un mercante tedesco vissuto alla fine del IX secolo, nella sua “storia dei viaggi”, descrisse il popolo dei Pruzzi come una nazione forte e indipendente che si dedicava alla marineria, alla pastorizia ed allevava bovini.

Queste popolazioni, inoltre erano dedite alla caccia, alla pesca ed alle scorrerie, vivevano in una zona attraversata da grandi fiumi che si gettavano in un mare pescosissimo dai bassi fondali, dove si formavano coste ricche di lagune e acquitrini, con all'interno foreste impenetrabili solcate da numerosi corsi d'acqua di media e piccola grandezza.


Perkuns, Pikouzos e Potrimpos

La religione professata da questi popoli era quasi ovunque la stessa; una religione che gli studiosi ritengono che fosse strettamente legata al paganesimo lituano. Si trattava di un politeismo che divinizzava le forze della natura. Tre erano le divinità principali: Perkuns, dio della luce e del tuono, Pikouzos, dio degli inferi e Potrimpos, dio della terra, dei frutti e degli animali. Un culto speciale era inoltre tributato alla luna, alle stelle e a certi animali come la lucertola, il serpente e la rana.

I loro santuari erano costituiti da querce o tigli sacri, ai piedi delle quali i sacerdoti immolavano sovente i prigionieri di guerra; praticavano infine la poligamia. Il sacerdote (il griwe) era anche giudice e pare che ancora nel XII secolo venivano praticati sacrifici umani sotto la quercia di Thorn.


Perkuns, dio della luce e del tuono

Alla fine del decimo secolo, gli insediamenti dei Pruzzi erano probabilmente divisi in domini tribali, separati l'uno dall'altro da zone disabitate di foreste e paludi. Una tribù era organizzata in un insieme di fattorie che avevano in comune interessi economici e desiderio di sicurezza.

Il potere supremo risiedeva nelle assemblee generali di tutti i maschi adulti, che discutevano le questioni importanti riguardanti la comunità ed eleggevano il capo; il capo tribù era responsabile della supervisione delle questioni quotidiane, della costruzione delle fortificazioni dei villaggi e della difesa delle frontiere.

Il capo della famiglia era il “buttataws” (letteralmente, il padre di casa, da “buttan”, che significa casa e “taws”, che significa padre). Con il passare del tempo, alcuni capi divennero molto potenti, acquisendo villaggi e territori. I Pruzzi entrarono nella storia agli inizi del secondo millennio a.C. ed erano strutturati in organizzazioni sociali più ampie, una delle quali venne definita “ducato” da parte degli studiosi del Baltico.


Potrimpos, dio della terra, dei frutti e degli animali

Nel XIII secolo, i Pruzzi non vivevano in una nazione unificata, ma erano divisi in varie tribù. Generalmente chiamavano i loro insediamenti con i nomi dei torrenti, laghi, foreste del luogo nel quale si stabilivano. Le aree in cui vivevano erano chiamate “lauks” ed includevano fortificazioni e villaggi; i villaggi venivano chiamati “kaims”.

Poiché le tribù del Baltico che abitavano la Prussia non svilupparono una politica comune ed un'unica organizzazione territoriale, non vi fu alcuna ragione per adottare un nome comune, etnico o nazionale. Invece usavano il nome della regione da cui provenivano: Galindiani, Sambiani, Bartiani, Nadroviani, Natangiani, Scaloviani, Sudoviani, ecc.

I clan o entità tribali in cui erano organizzati, dava il nome alla città. Ad esempio, Bartia (la casa dei Barti), è legata al nome del fiume Bartis in Lituania, e parole come “berrak” e “bara”, avevamo entrambi il significato di “palude”. Il nome della tribù dei Pameddi (Pomesania) deriva dalle parole “pa” e “meddin” (“vicino alla foresta”). Nadrovia può essere un composto delle parole “na” e “drawe” (“sul legno”). La mancanza di una unità nazionale li indeboliva gravemente, similmente alla condizione della Germania durante il Medioevo.

La “Chronicon Terrae Prussiae” (Cronaca della Terra Prussia), è la fonte primaria che ci descrive i Pruzzi. L'autore, Peter von Dusburg, sacerdote dell'Ordine Teutonico, elenca nella regione prussiana undici distretti tribali e dieci tribù. Queste erano: Pomesania (tedesco: Pomesanien), Varmia (tedesco: Ermland, Warmien), Pogesania (tedesco: Pogesanien), Notangia (tedesco: Natangen), Sambia (tedesco: Samland), Nadrovia (tedesco: Nadrauen), Bartia (tedesco: Barten), Scalovia (tedesco: Schalauen), Sudovia (tedesco: Sudauen), Galindia (tedesco: Galindien)


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