Gli anni tra il 1268 ed il 1269


1268: la battaglia di Wesenberg

Nel 1268 l'Ordine di Livonia aveva oramai conquistato tutta la Livonia, l'Estonia, la Curlandia e la Semgallia, ma i tentativi dell'Ordine di invadere la vicina Repubblica di Novgorod non riuscirono ad avere successo, tanto che il suo esercito fu sconfitto da una coalizione di Principi russi, nella battaglia di Wesenberg, vicino al castello di Rakevre, il 18 febbraio 1268.


il castello di Rakvere

I due eserciti si scontrarono a circa 7,5 km dalla città di Rakvere. Le forze russe, circa 30.000 soldati, erano guidate da Dimitri I di Vladimir (figlio di Aleksander Nevskij che rappresentava la Repubblica di Novgorod), insieme con il suo futuro genero, Dovmont di Pskov (che rappresentava la Repubblica di Pskov).

Dovmont, un nobile lituano esiliato dalla sua patria, aveva trovato rifugio in Russia, dove divenne noto per la sua capacità di comandante militare, avendo lottato con l'Ordine di Livonia molto spesso, in risposta agli attacchi dei Cavalieri verso Pskov.

A parte i Cavalieri dell'Ordine di Livonia, l'esercito Crociato guidato dal Landmeister Otto von Lutterberg, includeva un contingente di cavalieri danesi (fianco destro) e la locale milizia estone (fianco sinistro).

Le forze tedesche e danesi impiegarono la loro consueta formazione a cuneo, denominata “testa di verro”, composta da Cavalieri pesantemente armati. Questa formazione aveva un notevole potere di penetrazione sulle schiere nemiche, ma era scarsamente manovrabile e vulnerabile ad un attacco sui fianchi a causa del conseguente fronte ridotto dell'esercito, cosa questa che già aveva portato, il 5 aprile 1242, alla sconfitta dei Cavalieri nella Battaglia del Lago Peipus.


il Principe Dovmont di Pskov

I tedeschi, memori della sconfitta nella precedente battaglia, a Rakovor cercarono di porre rimedio a questa situazione suddividendo la forza d'assalto dei Cavalieri in due formazioni, formate da una “testa di verro” pronta per la battaglia e da una seconda “testa di verro” in agguato, in modo che quando la prima formazione fosse stata attaccato su tutti i lati dai russi, la seconda, dal suo appostamento, sarebbe entrata in battaglia, accerchiando il nemico.

Questa tattica funzionò bene, ma solo in un primo momento; infatti il primo cuneo di Cavalieri tedeschi sfondò le truppe russe, composte in gran parte da milizie di Novgorod, ma poi il secondo cuneo, vedendo i russi in ritirata e ritenendo che la battaglia fosse oramai vinta, uscì dalla sua posizione di agguato e si mise a saccheggiare i corpi del nemico e quant'altro i russi avevano abbandonato nella fuga. Ma l'abbandono del piano di battaglia portò il primo cuneo ad essere circondato dalle truppe di Pskov e Novgorod.

La lotta tra Russi e Livoni si fece allora terribile. Le “Cronache di Novgorod” riportarono: “Né i nostri padri né i nostri antenati sono mai stati testimoni di una lotta così crudele”. Alla fine la milizia di Novgorod prevalse nonostante il suo leader, il posadnik Mikhailo Fiodorovič, fosse perito nello scontro.

I Principi russi incalzarono i Cavalieri fino al castello di Rakvere. L'esercito di Novgorod assediò il castello per tre giorni, ma non osò prendere d'assalto la città.

Il Principe Dovmont di Pskov, il cui coraggio fu riconosciuto persino dalle cronache tedesche della battaglia, inseguì i Cavalieri sconfitti fino alle coste del Mar Baltico e conquistò un cospicuo bottino prima di tornare tra le linee russe. Dovmont trovò vendetta per tutti gli attacchi alla sua terra subiti in precedenza da parte dell'Ordine di Livonia.


Dimitri I di Vladimir

Intanto il Principe Dimitri I di Vladimir, al ritorno presso il proprio campo dopo la battaglia, scoprì che era stato saccheggiato da un altro reggimento di Cavalieri di Livonia. Dimitri voleva subito attaccare i Cavalieri, ma venne dissuaso dal cominciare una battaglia notturna. Dimitri concordò e decise di aspettare fino al mattino. Tuttavia, nascosto dalle tenebre, il reggimento di Cavalieri di Livonia si ritirò. Passarono tre giorni ma nessun attacco fu più posto in essere dai Cavalieri. I leader russi proclamarono la propria vittoria e tornarono in trionfo a Novgorod.

Secondo le Cronache di Livonia, i Crociati persero nella battaglia 1.350 persone, mentre i russi ne persero 5.000. Ma in realtà Cavalieri furono sconfitti tanto duramente che, dopo aver vanamente cinto d'assedio Pskov l'anno seguente, non intrapresero per i successivi trent'anni alcuna campagna contro la Russia settentrionale.


1269: l'assedio di Pskov (1269)

Nel marzo del 1269, come risposta all'invasione dell'esercito russo dell'Estonia e alla sconfitta subita nella battaglia di Wesenberg nel febbraio dell'anno precedente, il Landmeister Otto von Lauterberg, insieme al Consiglio della Confederazione Livonia, decisero che è ora di organizzare una Crociata contro i russi. Alla stessa Crociata accettarono volentieri di partecipare anche i soldati dell'Estonia danese.


Pskov

Dalle terre della confederazione vennero mobilitati circa 18.000 soltati Largalli, Livoni ed Estoni, ai quali si aggiunsero ancora 9.000 marinai. I Cavalieri dell'Ordine di Livonia sotto il comando di Otto von Lauterberg erano 180.

Giunte in terra russa, le forze Crociate si divisero in diversi reggimenti tutti sotto il comando di Otto von Lauterberg. Per prima cosa ttaccarono la fortezza di Izborsk e la incendiarono; poi i reggimenti andarono a Pskov. Alla vista dei Crociati i difensori si rifugiarono nel Cremlino e le truppe dei Livoni circondarono la fortezza.

Da Novgorod arrivarono altre truppe di russi, ma spaventarono alla vista del grande esercito dei Crociati e ritornarono indietro. Poi, per il freddo e per la pioggia, i Crociati volevano interrompere l'assedio di Pskov, così che Il Landmeister Otto von Lauterberg inviò un suo emissario da Jaroslav Yaroslavich, Principe di Novgorod, per trattare la pace. Quando questa fu conclusa, i Crociati, saliti sulle loro navi, ritornarono indietro.

Le “Cronache di Novgorod” raccontano la cosa dal punto di vista dei russi, in questo modo: “Tutti i santi giorni, i tedeschi venuti a Pskov con grandi forze, attaccavano la città ma non se ne fece nulla e si fermarono per dieci giorni. Gli uomini di Novgorod del Principe Jaroslav li inseguirono, alcuni frettolosamente andarono a cavallo e gli altri andarono via in barca. Quando i tedeschi capirono che Novgorod era forte, conclusero i trattati di pace con tutte le sue condizioni”.


1269: il Granduca lituano Traidenis

Nel 1268 Papa Clemente IV rilasciò una bolla papale che concedeva l'autorizzazione al Re di Boemia Ottocaro II di far risorgere il Regno di Lituania; nello stesso anno Ottocaro, con i soldati di Boemia, Austria e Polonia, arrivò in Prussia e iniziò i preparativi per l'assalto alla Lituania, ma poi, a causa del maltempo, la campagna non si fece.


Traidenis

Dopo un anno di regno, il Granduca lituano Svarn fu rimosso dal trono dal pagano Traidenis, Duca di Kernavè. Traidenis, dopo Mindaugas, fu il Granduca più importante della Lituania. Il suo regno iniziò nel 1269, dopo sette anni di disordini da quando Mindaugas era stato assassinato.

La prima cosa che fece fu quella di ristabilire fermamente nel Granducato la religione pagana. Traidenis amplio i territori del Granducato conquistando quelli dei Sudoviani e dei Semgalli, inoltre rafforzò la sua influenza nella Ruthenia Nera. A differenza di Mindaugas, Traidenis non si concentrò sull'espansione verso oriente. Attuò invece diverse incursioni in Polonia, in particolare nei dintorni di Lublino e Leczyca. Tuttavia queste incursioni non pregiudicarono il legame di Traidenis con la Masovia, avendo stabilito un legame dinastico attraverso il matrimonio di sua figlia Gaudemunda con il Duca di Masovia.


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