1385: l'Unione di Krewo

La condivisione di interessi comuni con la Lituania, come ad esempio la continua minaccia per i polacchi e per i lituani, rappresentata dai Cavalieri Teutonici e la crescente minaccia costituita dal principato di Moscovia, convinse i leader dei due stati ad unire le forze per meglio contrastare le insidie esterne.


l'Unione di Krewo

Già da tempo Jogaila, figlio del Granduca lituano Algirdas, doveva scegliere una moglie. Sua madre, che era russa, lo spingeva a sposare Sofia, figlia del principe di Mosca Dmitrij Ivanovic, ma questo fatto richiedeva che lui prima si convertisse all'ortodossia. Tale conversione, tuttavia, non era adatta ad arrestare le crociate contro Lituania da parte dei Cavalieri Teutonici, considerato che i cristiani ortodossi erano scismatici e considerati dai Cavalieri alla pari dei pagani.

Jogaila scelse quindi di accettare la proposta polacca di diventare cattolico e sposare l'undicenne regina Edvige di Polonia. Jogaila veniva anche giuridicamente adottato da Elisabetta di Bosnia, madre di Edvige, cosa questa che gli avrebbe consentito di conservare il trono anche in caso di morte di Edvige.


rovine del castello di Krewo in una litografia di Napoleon Orda (1807-1883)

Il 14 agosto 1385 nel castello di Krewo si incontrarono il Granduca di Lituania Jogaila, accompagnato da quattro dei suoi parenti più prossimi, ed Elisabetta di Bosnia, reggente di Ungheria e madre della Regina Edvige ancora minorenne, assieme ai Nobili della Piccola Polonia.

Questi firmarono l'Unione di Krewo con la quale Jogaila si impegnava ad adottare il cristianesimo occidentale e unire la Lituania con la Polonia in cambio della mano di Edvige e della corona polacca. Attraverso questo matrimonio si veniva a creare una unione dinastica tra la Polonia e la Lituania.

Nel documento venivano fissati i seguenti punti:
il matrimonio fra Edvige, Regina di Polonia e Jogaila, Granduca di Lituania;
la conversione di Jogaila, dei nobili lituani e di tutti i pagani lituani al cattolicesimo romano;
il pagamento di 200.000 fiorini a Guglielmo d'Asburgo come indennizzo per lo scioglimento del contratto prematrimoniale con Edvige;
la restituzione alla Polonia di tutte le terre catturate dai Lituani ed anche “terras suas Lithuaniae et Russiae Coronae Regni Poloniae perpetuo applicare”, una clausola interpretata dagli storici per indicare una unione tra la Lituania e la Polonia ed un accordo prematrimoniale superato quando il matrimonio stesso ha avuto luogo;
il rilascio di tutti i prigionieri cristiani nelle mani dei Lituani;
l'unione personale dei territori di Lituania, Rutenia e Polonia sotto la sovranità dei monarchi polacchi per l'eternità.

In più, la condivisione di interessi comuni della Polonia e della Lituania, come l'opposizione ai Cavalieri Teutonici e la crescente minaccia costituita dal principato di Moscovia, convinse i leader dei due stati ad unire le forze per meglio contrastare le insidie esterne.


1386: il battesimo di Jogalia


Jogaila

Jogaila venne battezzato nella cattedrale di Wawel a Cracovia il 15 febbraio 1386 e da quel momento in poi formalmente usò il nome latino di Ladislao (Ladislaus) in onore del bisnonno di Edvige, il Re Ladislao I il breve, penultimo Piast ad occupare il trono di Polonia e unificatore del paese frammentato. Una dichiarazione ufficiale del battesimo venne inviata a Marienburg, a Konrad Zöllner von Rotenstein, Hochmeister dell'Ordine Teutonico, che aveva rifiutato l'invito a diventare il padrino di Jogaila.

Il battesimo di Ladislao fu l'inizio della cristianizzazione di tutta la Lituania. Infatti innescò la conversione della maggior parte della Corte e dei Cavalieri lituani, così come battesimi di massa si facevano nei fiumi lituani.

Sebbene la nobiltà lituana fosse stata la prima a convertirsi dal paganesimo al cattolicesimo, il rito ortodosso rimase fortemente in uso tra i contadini. I risvolti politici della conversione del nuovo Re di Polonia crearono durature ripercussioni per la storia, sia della Lituania che della Polonia.


Cristianizzazione della Lituania - olio di Jan Matejko del 1889, Castello Reale di Varsavia

La conversione del Granduca di Lituania era stata una mossa politica volta ad assicurarsi l'unione con la Polonia: Jogalia poté, grazie alla conversione, sposare Edvige erede del regno di Polonia e ottenerne così un altro esercito da schierare contro i Cavalieri Teutonici che premevano incessantemente ai confini Lituani.

Il battesimo non era quindi che un atto simbolico e la vera cristianizzazione della Lituania era ancora molto lontana. La nobiltà lituana, attaccata ai propri costumi, non vide infatti di buon occhio la conversione, ma acconsentì al battesimo, pur continuando le antiche pratiche pagane.

Il culto di Perkunas, divinità legata al tuono, alla guerra e alla fertilità, continuava in segreto. I lituani non frequentavano la chiesa, non conoscevano le preghiere, non si astenevano dal lavoro la domenica e continuavano a cremare i propri morti, assieme ad un toro o ad un cavallo.

Alcuni nobili lituani si ribellarono al cambiamento e il Granduca di Lituania, ora anche Re di Polonia, che dovette lottare a lungo contro di essi. Uno dei segnali del cambiamento fu proprio lo spegnimento del fuoco nel tempio di Perkunas a Vilnius e sopra l'area sacra fu costruita la cattedrale. Il tempio si trovava nella valle di Sventaragis ed era frequentato in particolare da nobili e da soldati che erano legati al dio in quanto dio della guerra.

Un libro del XVI secolo sulla storia lituana lo descrive come un grande tempio di pietra che sorgeva alla confluenza del fiume Vilija e del fiume Neris, nei pressi di una foresta. Il tempio in pietra era privo di un tetto, vi si entrava dal lato del fiume maggiore e custodiva diversi oggetti sacri. Il fuoco eterno di Perkunas si trovava sopra un altare quadrato con dodici gradini. Non si sa che fine abbia fatto la scultura di legno della divinità.

Come accadde in molti altri paesi slavi, gli dei lituani vennero da un lato assimilati ai santi che ne assorbivano gli attributi per rendersi più accettabili alla popolazione, dall'altro furono invece demonizzati dai predicatori cattolici.


il Dio Veles, protettore della casa

Per capire l'indifferenza con cui i lituani accolsero la cristianizzazione, basti pensare al caso di Veles, divinità protettrice della casa, le cui effigi stavano in tutte le abitazioni lituane: poiché i missionari chiamavano Veles il diavolo, i lituani anziché smettere di tenere tali immagini in casa, accettarono l'idea che fosse il diavolo a proteggere le loro case ed allora alcune effigi assunsero tratti più tipicamente diabolici.

Il battesimo di Ladislao non permise del tutto di porre fine alla crociata dei Cavalieri Teutonici, che sostenevano che la sua conversione era stata una mistificazione, forse anche una eresia, e rinnovarono le loro incursioni con il pretesto che in Lituania erano rimasti ancora pagani. Da questo momento, tuttavia, per l'Ordine era difficile poter sostenere la causa di una crociata, giustificata dalla crescente minaccia per la sua esistenza, dalla veramente cristiana Lituania. Se mai, la politica di cattolicizzazione della Lituania attuata da Ladislao e da Edvige servì a rendere sempre più avversi i rivali Teutonici anziché disarmarli.


1387: il matrimonio di Edvige e Ladislao


l'Arcivescovo di Gniezno Jan Bodzanta

Prima che Ladislao arrivasse a Cracovia per il matrimonio, la regina Edvige spedì uno dei suoi cavalieri, Zawisza il Rosso, per verificare se il suo futuro marito fosse davvero un essere umano, visto che aveva sentito che, come l'orso, era una creatura crudele ed incivile.

Nonostante i suoi dubbi, il matrimonio si svolse il 4 marzo 1386, due settimane dopo la cerimonia del battesimo e Jogaila fu incoronato come re Ladislao II nella cattedrale di Cracovia dall'Arcivescovo di Gniezno Jan Bodzanta.


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