La Crociata contro gli Albigesi

L'attività occasionale in favore delle Crociate e delle attività politiche riguardava soltanto i più eminenti prelati ed abati dell'Ordine Cistercense; invece l'eredità missionaria che Bernardo aveva lasciato fra gli eretici della Francia meridionale si sviluppò in una attività secondaria, ben organizzata, della vocazione cistercense.

Il Bernardo di Chiaravalle intraprese il suo viaggio verso il Sud della Francia nel 1145, dietro richiesta del Legato Pontificio, Alberico, Vescovo di Ostia, già monaco Cistercense. Questo viaggio di Bernardo fu più spettacolare che fecondo di frutti; così nel 1177 il Conte Raimondo V di Tolosa, si rivolse di nuovo al Capitolo Generale dei Cistercensi per chiedere aiuto.

Nessuna iniziativa venne intrapresa, comunque, fino a che Alessandro III non affidò a Pietro, Cardinale di San Crisogono, una missione generale verso il Sud; Pietro aveva come collaboratori diretti due Cistercensi, Garin, Arcivescovo di Bourges che era stato abate di Pontigny ed Enrico Marcy, abate di Chiaravalle.


i Catari cacciati da Carcassonne in una miniatura medievale

Nel 1179 Enrico Marcy, che nello stesso anno era stato nominato Cardinale di Albano, assunse la responsabilità della missione, sia militare che apostolica. Questi nel 1181, nominato Legato Pontificio in Francia, organizzò prontamente una Crociata e, dopo un breve assedio conquistò Lavaur.

Dopo la sua morte, nel 1198, il Papa Innocenzo III designò un'altra commissione Cistercense, guidata da due monaci di Cîteaux, Ranieri di Ponza, che era il suo confessore, e Guy. Quando Ranieri si ammalò, il Papa lo sostituì con Pierre de Castelnau, arcidiacono di Maguelonne, il quale fece quasi immediatamente professione nell'Abbazia Cistercense di Sainte-Marie de Fontfroide, vicino a Narbona. Pierre de Castelnau venne nominato Legato Pontificio straordinario nel 1203 per frenare l'eresia, e gli fu dato come assistente un altro monaco Cistercense di Fontfroide, Raoul.

Alla fine, come per sottolineare che l'assunzione della impresa veniva affidata all'intero Ordine Cistercense, nel 1204 il Papa conferì la direzione suprema della missione contro gli Albigesi ad Arnaud Amaury, abate di Cîteaux, che divenne il leader spirituale anche nella Crociata successiva di Simone di Montfort.

Dopo altri sforzi simili effettuati in altre località, nel 1207, Arnaud Amaury, con dodici abati Cistercensi come suo seguito, tenne a Montreal un dibattito di quindici giorni con gli eretici; il dibattito venne ripreso a Pamier, ma ancora senza risultati. Uno dei partecipanti più attivi fu Guy, abate di Vaux-de-Cernay; egli era zio di Pietro, monaco nella sua stessa abbazia, il famoso storico della Crociata contro gli Albigesi.

Le difficoltà straordinarie dell'impresa, fra le folle ribelli, la nobiltà piena di diffidenze e i tiepidi prelati sembrarono esaurire le energie di Maestro Pietro, che pregò il Santo Padre di permettergli di ritirarsi nella solitudine di Fontfroide. Ma questo permesso non gli venne concesso.

Così gli scrisse il Papa Innocenzo III: “Rimanga dov'è; in questo momento l'azione è migliore della contemplazione”. Tuttavia, quest'opera richiese presto degli aiuti efficaci e il Sommo Pontefice chiese a Diego, Vescovo di Osma, e a un suo giovane canonico, Domenico di Guzman, di andare in aiuto ai Cistercensi.

Prima di unirsi alla loro difficile impresa, Diego e Domenico di Guzman visitarono Cîteaux, valutarono la possibilità di divenire membri dell'Ordine Cistercense e vestirono, solo simbolicamente, l'abito di Cîteaux. Poi decisero diversamente, ma fu collaborando con quei tenaci Cistercensi che Domenico di Guzman concepì il suo progetto di fondare una organizzazione specificamente finalizzata a questo scopo: l'Ordine dei Predicatori. Verso il 1207 il numero dei Cistercensi “predicatori di Gesù Cristo” era di circa quaranta persone; ma ben presto, l'anno successivo, uno spiacevole incidente avrebbe mutato la missione pacifica in una Crociata armata.


Domenico di Guzman e gli Albigesi

Il 14 gennaio del 1208 Pierre de Castelnau venne assassinato e l'opinione pubblica attribuì la responsabilità di questo assassinio al Conte Raimondo VI di Tolosa, il promotore principale della causa degli Albigesi. Non è qui il luogo di esporre in dettaglio la lunga e sanguinosa guerra che seguì (1209-1219), sotto Simone di Montfort; ma è certamente degno di nota il fatto che le diocesi più importanti del Sud della Francia, ormai conquistato, furono alla fine occupate da Cistercensi.

Arnaud Amaury occupò la sede metropolitana di Narbona, di notevole importanza, dal 1212 fino alla sua morte, avvenuta nel 1225; un monaco di Grandselve, l'ex trovatore Folquet di Marsiglia, fu insediato nel cuore della resistenza come Vescovo di Tolosa nel 1205. Fu lo stesso Folquet di Marsiglia che, nel 1215, divenne lo strumento per la realizzazione della prima fondazione di un convento di Domenicani a Tolosa; per tutta la vita egli rimase un promotore del nuovo Ordine. Nel 1210, la sede episcopale di Carcassonne, riconquistata da poco, venne immediatamente affidata a un altro Cistercense, Guy, abate di Vaux-de-Cernay.

Fra le personalità più caratteristiche dei Cistercensi che parteciparono alla Crociata contro gli Albigesi, fu quella di Arnaud Amaury, abate di Citeaux. Egli era un intrepido difensore della fede oppure un esponente tipico del Sud della Francia, violento, ambizioso, fanatico, simile ai molti altri personaggi coinvolti in quella guerra. È significativo che il suo nome sia ormai collegato per sempre con uno degli apocrifi più indelebili della storia medioevale.

Successe probabilmente alla conquista di Béziers (1209), una fortezza degli Albigesi: i Crociati, vittoriosi, erano confusi di fronte al castigo generale inflitto agli abitanti, dato che era impossibile distinguere i fedeli dagli eretici.

Arnaud Amaury avrebbe ordinato: “Uccideteli tutti, il Signore li conosce e li distingue”. Le parole riecheggiano la seconda Epistola a Timoteo (2, 19), ma la storia sembra aver avuto origine nel “Dialogo dei Miracoli”, composto da un monaco Cistercense tedesco, Cesario di Heisterbach come una collezione di “aneddoti edificanti”, tra il 1219 e il 1223. La natura del “Dialogo” dovrebbe essere un ammonimento e un richiamo sufficiente anche per i lettori più ingenui; inoltre, l'autore, onestamente, riferiva l'incidente come una diceria “dicono che egli abbia affermato”; e tuttavia, pochi storici hanno tralasciato l'occasione di riportarlo.

Fonte: L.J. Lekai, I Cistercensi. Ideali e realtà, V, Certosa di Pavia, 1989.