dal 852 al 859


852: La morte di Abderramán II

Abderramán II si preoccupò di convertire Al Andalus da uno Stato provinciale e lontano dal resto del mondo islamico, in uno Stato dotato di un'ampia ed efficiente amministrazione, una Corte splendida e cerimoniosa, con alcune opere pubbiche solide e utili e una società culturale immersa nelle tendenze che predominavano a Baghdad, capitale degli odiati Abbasidi.


Musulmani in preghiera nella grande Moschea di Cordova
(dipinto di Edwin Lord Weeks)

Consapevole dei limiti dello Stato degli Omayyadi di Al Andalus, l'Emiro non aspirava ad espandere i suoi confini con grandi conquiste né a proiettare la sua influenza politica a i paesi limitrofi, ma preferì usare le abbondanti entrate fiscali che prosperità economica di Al Andalus gli forniva per abbellire la città di Cordova, allargando la grande Moschea, e costruendone di nuove in periferia, costruendo acquedotti ed estendendo l'Alcázar. In misura minore, creò nelle altre città un'amministrazione efficace, dei laboratori di abbigliamento, di oreficeria e di sontuosi arazzi. Inoltre acquisì dall'Oriente dei libri di astronomia, musica, medicina e qualsiasi pezzo di artigianato di lusso.

A venire dall'Oriente ci fu anche un personaggio che cambò sostanzialmente le abitudini quotidiane della società cordovana: Ziryab, un musico iracheno che trovò a Cordova una Corte ansiosa di assimilare tutto ciò che, provenendo dall'Oriente, sembrava elegantee o fisticato e degno di emulazione. Ziryab fu capace di sfruttare la situazione e, da musico sconosciuto a Baghdad, divenne arbitro di eleganza, innovatore dei costumi e formatore di gusto.

Abderramán II morì il 22 settembre dell'852, senza aver ufficialmente nominato un erede, anche se aveva sempre mostrato predilezione per suo figlio Muhammad, il quale ricevette il giuramento di fedeltà dai suoi sudditi immediatamente dopo la morte di suo padre.


852: L'Emiro Muhammad I

L'Emiro Abderramán II morì nella notte del 22 settembre 852. Anche se preferiva il primogenito Muhammad, non lo aveva nominato suo successore per non sconvolgere la sua preferita Tarub, che voleva la designazione di suo figlio Abd Allah. Gli scrupoli religiosi dell'eunuco Sadum decisero la questione a favore di Muhammad, che passava per essere molto devoto, e che fu il primo ad essere sorpreso della sua fortuna.


L'Emiro Muhammad I

Appena salito al trono, l'Emiro Muhammad troncò subito la tolleranza religiosa che era stata dei suoi predecessori; licenziò soldati e funzionari cristiani e fece demolire le chiese costruite dopo la conquista di Al Andalus. Il famoso monastero di Tabanos, vicino a Cordova, ultimo rifugio della teologia visigota, venne demolito. La fama dei martiri raggiunse l'Europa, e la Cordova di Abderramán II e di e Muhammad I divenne, nella mente dei monaci di Francia e Germania, come una nuova versione della Roma di Nerone e di Diocleziano.

Sotto il suo regno, l'Emiro tentò di allontanare i cristiani dall'amministrazione pubblica (il suo segretario cristiano Qumis ibn Antunyan dovette convertirsi all'Islam), mentre le famiglie arabe, come i Banu Shuhaid e Banu Abi Abda, ricevettero incarichi di particolare rilievo. Tra questi, si evidenziò in particolare il generale Hashim ibn al Aziz, appartenente a un'importante famiglia araba.


La Battaglia di Guadalacete

Durante il regno dell'Emiro Muhammad I, ci furono forti tensioni tra il potere dell'Emiro e le Marche di confine, quando i vecchi governatori furono sostituiti da giovani inesperti e venali. Il germe della rivolta scoppiò prima a Toledo, sempre ribelle: i toledani imprigionarono il governatore e inoltre presero possesso di Calatrava, che però venne recuperata dall'esercito inviato dall'Emiro.


la battaglia di Guadalacete (dipinto di Salvador Martínez Cubells)

Tuttavia i toledani, sempre più audaci, attraversarono il fiume Jándula, nella Sierra Morena, e li sconfissero un esercito di Cordova che stava andando loro incontro. Poi i ribelli, sorpresi dalla loro stessa audacia, vollero consolidare il loro successo alleandosi con il Re delle Asturie Ordoño I, che era succeduto a suo padre Ramiro I nell'850.

Nell'854, tra una coalizione di truppe del Regno delle Asturie e il Regno di Navarra contro una forza di truppe dalla Emirato di Cordova sotto il comando di Muhammad I di Cordova, fu combattuta la battaglia di Guadalacete. La battaglia si concluse con una vittoria musulmana.

Dopo la morte di Abderramán II, la popolazione della zona di Toledo si rivoltò, come aveva fatto in molte occasioni precedenti. Le loro ragioni erano sia interne, visto il governo corrotto, che esterne, in quanto si identificano di più con i Regni cristiani del nord. Inoltre i Toledani spesso erano stati oggetto di vessazioni da parte dei Mozarabi, dei cristiani che risiedevano nelle zone di confine musulmane. Così che il popolo di Toledo si armò e chieee l'aiuto del Regno delle Asturie e dei Baschi.

L'esercito di Toledo, formato dall'alleanza tra il popolo di Toledo e i Re cristiani, si scontrò con l'eserciti dell'Emiro sulle sponde del Rio de Guadalacete e combatté con fervore, mettendo in fuga l'Emiro. Questo si ritirò a sud, inseguito dall'esercito di Toledo, che cadde in un'imboscata, visto il grosso dell'esercito arabo aveva anticipato questo movimento. Ciò provocò il massacro di più di 8.000 uomini, dando la vittoria all'Emirato di Cordova.

Dopo che le forze di Toledo e del Regno delle Asturie furono sconfitte a Guadalacete, l'Emiro Muhammad I non riuscì a conquistare la città di Toledo. La ribellione, ispirata dal clero cristiani e aiutata dai Muladi, proseguì fino all'858, causata da un continuo desiderio di indipendenza da Cordoba. Nell'858, infine l'Emiro Muhammad I conquistò la città e imprigionò il vescovo Eugenio che venne giustiziato nel corso dell'anno 859.


858: Unifredo I di Tolosa, Conte di Barcellona

ell'858, dopo la destituzione del Conte Odalrico di Barcellona, Unifredo I di Tolosa fu investito del titolo di Conte di Barcellona. Appena entrato in carica, negoziò un trattato di pace con Abd al-Rahman, governatore musulmano di Saragozza. Questa pace permise a Unifredo di raggiungere Carlo il Calvo in Francia, per aiutarlo nella guerra contro i Normanni che avevano attaccato le coste del regno dei Franchi Occidentali. I Mori, però, durante il regno dell'Emiro Muhammad I, ruppero il trattato di pace, e nell'861 posero l'assedio a Barcellona. Ma Unifredo riuscì a farli ritirare e rinnovò con loro il trattato di pace.

Nell'862 Carlo il Calvo insediò il figlio Carlo "il Bambino" sul trono d'Aquitania. Ciò causò la ribellione dei nobili. Carlo il Calvo ritenne che Unifredo fosse a capo della ribellione ed il 19 agosto lo depose da tutti i suoi titoli. Ma Unifredo non accettò ed in quello stesso anno attaccò Tolosa, spodestando il conte Raimondo.

Tra la fine dell'864 e l'865, Carlo il Calvo riprese il controllo sia in Aquitania che in Settimania e ridistribui i titoli e i domini dei rivoltosi, assegnando a Bernardo di Gotia la Contea di Barcellona, mentre Unifredo I di Tolosa, abbandonate le sue Contee, si rifugiò in Italia.


859: Muhammad I e i Banu Qasi


busto di Musa ibn Musa

Verso l'858, i toledani, sempre in ribellione contro gli Omayyadi, avevano chiesto aiuto a Musa ibn Musa. Questi mandò suo figlio Lubb al comando di quella città.

Verso quella data i rapporti tra l'Emiro omayyade e Musa ibn Musa si erano intorpiditi, e l'Emiro lo destituì da governatore della Marca Superiore. Alla morte di Musa ibn Musa nel 862, i Banu Qasi rifiutarono definitivamente l'autorità dell'Emiro di Cordova e, quindi, l'Emiro Muhammad I cercò un'alleanza con la famiglia yemenita dei Tuyibíes.

Ma forse la situazione più grave era quella esistente nella Marca Superiore, alla cui testa c'era la potente famiglia dei Banu Qasi, discendevano da antichi nobili Visigoti convertiti all'Islam. La forza raggiunta dai Banu Qasi era tale che un membro di quella famiglia, Musa ibn Musa, arrivò ad essere considerato niente di meno che il “terzo Re di Spagna”.

Il potere raggiunto dai Banu Qasi, con Musa ibn Musa in testa, minacciava i confini dei Baschi del Regno delle Asturie fino alla fortezza di Albelda. Le relazioni tra gli Omayyadi e i Banu Qasi subirono vari alti e bassi. Musa ibn Musa aveva servito per otto anni come governatore della Marca Superiore e aveva partecipato con l'Emiro Muhammad I nella sua lotta contro Ordoño I, in Álava e Barcellona.

Mentre Musa ibn Musa dominava i passi montani di Álava, Alava e Navarra, il Re Ordoño delle Asturie pose l'assedio alla città di Albelda, che travolse nell'859. Iintanto il Conte Rodrigo governava la Marca Orientale del Regno delle Asturie, un piccolo territorio situato a sud delle montagne della valle del fiume Ebro, al quale aveva dato nome di Castiglia per le numerose fortezze erette per difenderlo. Ordoño e il Conte Rodrigo di Castiglia fecero due spedizioni al di fuori dei loro confini e, d'assalto, presero Coria, sulle rive del fuone Alagón, e Talamanca, nelle terre di Madrid.