1200: il Regno di Maria e Giovanni di Brienne

1205: la scelta di Giovanni di Brienne

Isabella di Gerusalemme, rimasta Regina di poche città spopolate, morì pochi mesi dopo la morte del marito. Loro figlio era già morto. Rimaneva come erede del trono di Gerusalemme la giovine principessa Maria, figlia del Marchese Corrado del Monferrato.

I signori e baroni rimasti in Siria, conoscendo la grave necessità di essere governati da un principe valoroso, si misero subito a cercare un marito alla giovane Regina di Gerusalemme.

Non volendo proporre uno di loro per non dare luogo a gelosie ed a nuove divisioni, decisero di chiedere un Re all'Occidente. Scelsero quindi come ambasciatori Ademaro de Lairon, Signore di Cesarea e Giovanni di Noyon, Vescovo di San Giovanni d'Acri, i quali, dopo aver attraversato il mare, si presentarono alla corte del Re di Francia Filippo Augusto e gli chiesero di concedergli un cavaliere o barone che potesse salvare le misere reliquie del Regno di Gerusalemme.


Giovanni di Brienne (dipinto di François Edouard Picot)

Gli ambasciatori furono ricevuti con grande onore nella corte Francese e, sebbene la corona da loro offerta non fosse altro che un titolo inconsistente, la proposta piacque ai cavalieri francesi che sognavano di acquisire grande celebrità nel potersi sedere sul trono che un tempo era stato di Goffredo di Buglione.

Fra i signori della sua corte, il Re Filippo Augusto dette la preferenza a Giovanni di Brienne, fratello di quel Gualtiero che era morto in Puglia con la reputazione di eroe e con il titolo di Re.

Al tempo dell'ultima Crociata, Giovanni di Brienne aveva seguito suo fratello alla conquista del regno di Napoli e lo vide morire combattendo vanamente per il trono; simile sorte e simili pericoli se li immaginava sposando l'erede del regno di Gerusalemme.

Accettò comunque con gioia la mano della giovane Regina e lo Stato che doveva contendere ai Turchi e incaricò gli ambasciatori di ritornare subito in Palestina e annunziarvi il suo prossimo arrivo con un potente esercito.

1210: il matrimonio di Maria e Giovanni di Brienne

Ritornati in Terra Santa, Ademaro de Lairon e Giovanni di Noyon annunziarono le promesse di Giovanni di Brienne; i Cristiani ripresero coraggio, passando dall'estrema disperazione a confidare nella fortuna, così che divulgarono la notizia che si stava preparando un formidabile Crociata alla quale avrebbero concorso i maggiori monarchi d'Occidente.

Dapprima i musulmani ne furono sgomenti. Safedino, il quale regnava in Siria e in Egitto, temeva i movimenti dei Cristiani e, visto che la tregua era giunta al suo termine, propose loro di rinnovarla, offrendo di consegnare dieci castelli o fortezze come pegni della sua buona fede. Ma i Cristiani di Palestina, accecati dalle loro grandi speranze, rifiutarono di prestare orecchio a qualunque proposta dei musulmani.

I più prudenti tra loro, fra i quali va ricordato Guerin de Montaigu, Gran Maestro dell'Ordine di San Giovanni, ritenevano che si dovesse accettare la proroga della tregua, considerando le vane promesse dell'Occidente e l'incertezza dei suoi soccorsi che, anche quando erano già partiti, potevano deviare verso altre imprese, come avevano già fatto i Crociati che si erano impadroniti di Costantinopoli.


Incoronazione di Maria e Giovanni

Si dichiarò fortemente contro questo sano consiglio, Philippe de Plaissis, Gran Maestro dell'Ordine dei Templari e, alla fine, la proroga della tregua non fu accettata.

Però Giovanni di Brienne aveva promesso più di quello che poteva mantenere, visto che allora le condizioni dell'Europa non permettevano di organizzare un grosso esercito per soccorrere la Palestina.

Nel Sacro Romano Impero vi erano grandi turbolenze per le pretese al trono di Imperatore di Ottone IV e di Filippo di Svevia. Il Re Giovanni di Inghilterra era scomunicato e il suo regno in interdetto. Filippo Augusto stava attento a queste turbolenze per farne un suo profitto, guadagnandosi influenza in Germania, o deprimendo gli Inglesi, padroni di più provincie del suo Regno.

Giovanni di Brienne giunse a San Giovanni d'Acri con una corte da Re, ma con soli trecento cavalieri e 80.000 lire per difendere il suo regno. Fu ricevuto dai suoi nuovi sudditi come liberatore e salvatore.

Il suo matrimonio fu celebrato in gran pompa, presenti i baroni, i principi ed i Vescovi di Palestina. Ma, essendo finita la tregua i Turchi, questi presero le armi e vennero a turbare le feste dell'incoronazione. Safedino entrò in Palestina con potente esercito, pose d'assedio Tripoli, e giunse fino a San Giovanni d'Acri.

Il nuovo Re, con pochi soldati al seguito, diede sublimi prove di valore, ma non concluse nulla in favore del suo regno, stretto dal nemico. Anzi i soldati della Palestina, paragonando il loro piccolo numero a quello del nemico, improvvisamente s'avvilirono.

La maggior parte dei cavalieri francesi che, pieni di alte speranze, avevano seguito il nuovo Re, vedendo le cose inclinarsi al peggio, chetamente se ne ritornarono in Europa senza neanche salutare.

Giovanni di Brienne rimaneva con la sola città di San Giovanni d'Acri e senza un esercito per difenderla e, sapendo di non poter sostenere a lungo le forze preponderanti dei musulmani, spedì i suoi ambasciatori dal Pontefice, per ragguagliarlo del pericolo in cui si trovava e supplicarlo di spingere a soccorrerlo i Principi d'Occidente e sopratutto i cavalieri francesi.

Ma gli ambasciatori non ottennero alcun risultato; l'Europa era agitata da troppe turbolenze le quali andavano peggiorando di giorno in giorno. La Linguadoca e le altre provincie meridionali della Francia erano travagliate da ferocissime guerre religiose e i baroni e i cavalieri erano totalmente occupati in quelle.


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