1187: i preparativi per la Crociata
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1187: la bolla di Gregorio VIII

La notizia che Gerusalemme era stata conquistata da Saladino si diffuse in tutto l'Occidente; Papa Urbano III, che era a Ferrara, fu colto da profondo dolore e non potendo sopravvivere a una così grande sciagura, morì. Tutti i cristiani, dimenticando i loro guai, ora avevano un solo motivo per piangere: la perdita di Gerusalemme.

I sacerdoti diffusero di città in città delle immagini dove si vedeva il Santo Sepolcro calpestato dai cavalli degli infedeli e Gesù Cristo sconfitto da Maometto.

Tali grandi sventure erano già state annunciate al mondo cristiano da sinistri prodigi. Il giorno in cui Saladino era entrato nella Città Santa i monaci di Argenteuil avevano visto la luna scendere giù dal cielo alla terra e poi risalire verso il cielo. In molte chiese, il crocifisso e le immagini dei santi versavano lacrime di sangue alla presenza di tutti i fedeli. Un cavaliere cristiano aveva visto in sogno un'aquila tenere tra i suoi artigli sette lance e, mentre sorvolava un esercito, pronunciava queste parole con un tono terribile: “Guai, guai a Gerusalemme!”

In lutto per la perdita della tomba di Gesù Cristo, gli uomini divennero improvvisamente migliori. Il lusso fu bandito dalle città, gli insulti vennero dimenticati e tutti facevano le elemosine. Chi dormiva in un comodo letto sostituì lo stesso con un sacco pieno di paglia e che viveva in modo sregolato espiò i suoi vizi con il digiuno e la mortificazione.

I primi a dare l'esempio furono gli uomini di chiesa: le regole dei monasteri furono riformate ed i Cardinali si proposero di imitare la povertà degli Apostoli e promisero di fare il pellegrinaggio in Terra Santa, vivendo di elemosine.

Queste riforme religiose non durarono a lungo, comunque la gente si preparò ad una nuova crociata e non passò molto tempo che in tutta l'Europa giunse la voce del Papa Gregorio VIII che esortava i fedeli a prendere la croce e le armi.

Nella sua bolla il Pontefice parlò della sventura di Gerusalemme, divenuta un deserto dove i corpi dei santi erano diventati cibo per le bestie; raccontò delle vittorie di Saladino, favorite dalla discordia degli abitanti della Terra Santa e dalla malvagità degli uomini.

La bolla di Gregorio VIII si concludeva con alcune disposizioni relative alla Crociata. Il Papa prometteva ai pellegrini il perdono di tutti i loro peccati e le sofferenze che avrebbero patito durante il santo viaggio avrebbero sostituito qualsiasi altra penitenza.

Le proprietà dei crociati e delle loro famiglie venivano poste sotto la speciale protezione degli Arcivescovi e dei Vescovi; non doveva essere messa in dubbio la validità dei diritti di possesso di ogni Crociato fino a quando questi non faceva ritorno o si era sicuri della sua morte. I pellegrini venivano esentati dal pagamento degli interessi verso i creditori per i giorni passati sotto le bandiere della croce; ai Crociati era vietato vestirsi in modo lussuoso e portare con sé cani e uccelli.

In aggiunta a tali regolamenti, per placare l'ira di Dio ed ottenere la liberazione di Gerusalemme, venne imposto a tutti il digiuno della Quaresima, da osservare ogni venerdì per successivi cinque anni.

Poi il Pontefice si preoccupò di ristabilire la pace tra le nazioni cristiane: così si recò a Pisa per comporre le profonde controversie sorte tra Pisa e Genova. Purtroppo il 17 dicembre 1187 Gregorio VIII morì, prima di completare il lavoro che aveva iniziato e lasciò la guida della crociata al suo successore, Clemente III.

1188: Guglielmo di Tiro in Francia

Per predicare la guerra santa, il Papa aveva incaricato l'Arcivescovo Guglielmo di Tiro, che aveva lasciato l'Oriente per venire in Europa a chiedere l'aiuto dei Principi cristiani. Guglielmo era più prudente ed eloquente di Eraclio, il Patriarca di Gerusalemme che lo aveva preceduto in questa missione e soprattutto era molto più stimato per le sue virtù e ritenuto più degno di parlare in nome di Gesù Cristo.


a Gisors il Re Filippo Augusto di Francia ed il Re Enrico II d'Inghilterra,
giurano pubblicamente di rinunciare alle loro liti
(dipinto di Gillot Saint-Evre)

Dopo aver acceso lo zelo del popolo d'Italia, passò in Francia, dove intervenne ad una assemblea convocata a Gisors da Enrico II d'Inghilterra e dal Re di Francia Filippo Augusto. Con l'arrivo di Guglielmo di Tiro, i due Re, che fra di loro erano in guerra per il Vexin, deposero le armi, mentre i più coraggiosi guerrieri di Francia e Inghilterra, commossi dalla sorte dei loro fratelli d'Oriente, giunsero alla riunione per trattare la liberazione dei luoghi santi.


il Re di Francia Filippo Augusto riceve
gli inviati del Papa che chiedono la Crociata

Guglielmo venne accolto con entusiasmo e lesse ad alta voce, davanti ai principi e cavalieri, una relazione sulle recenti catastrofi di Gerusalemme. Finita la lettura che aveva provocato le lacrime da tutti i presenti, il pio Legato esortò i fedeli a prendere la croce, dicendo:
“Il monte di Sion echeggia ancora di queste parole di Ezechiele: figlio dell'uomo, ricordati del giorno in cui il Re di Babilonia conquistò Gerusalemme!
In un solo giorno è accaduto tutto ciò e i profeti hanno annunciato la sventura sopra la città di Davide e di Salomone. Questa città, una volta piena di popoli cristiani, è rimasta sola, o meglio, è abitata da un popolo sacrilego.
La prima delle nazioni, la capitale di tutte le province, ha pagato il tributo degli schiavi. Le porte sono state aperte ed i suoi guardiani, come vili mandrie, sono stati esposti in vendita ai mercati degli infedeli.
Gli Stati cristiani d'Oriente che mantenevano in fiore la religione della Croce nell'Asia e che dovevano difendere l'Occidente dall'invasione dei Saraceni, si sono ridotti alle città di Tiro, di Antiochia e di Tripoli.
Noi vedremo, secondo le parole di Isaia, il Signore stendere la sua mano e le sue ferite dall'Eufrate fino al torrente d'Egitto. Gli abitanti di quaranta città sono stati cacciati dalle loro case, derubati dei loro beni, e si aggirano con le loro famiglie in lutto tra i popoli dell'Asia, senza trovare una pietra dove far riposare le loro teste”.

Dopo aver descritto le disgrazie dei cristiani d'Oriente, Guglielmo incolpò i guerrieri che lo ascoltavano di non aver salvato i loro fratelli, lasciando rubare l'eredità di Gesù Cristo.


il castello di Gisors dove avvenne l'assemblea

Egli era stupito che gli uomini potessero avere altri pensieri e cercavano altre glorie diverse da quelle che offrivano i luoghi santi e, indirizzato ai principi e cavalieri, disse loro:
“Per arrivare fino a voi, ho attraversato i campi delle stragi e sulla porta stessa di questa assemblea ho trovato gli apparati di guerra.
Ma quale sangue volete spargere? Perché siete armati di queste spade?
Voi combattete per la sponda di un fiume, per i limiti di una provincia, per una fama passeggera, mentre gli infedeli trionfano sulle sponde del Siloe ed invadono il regno di Dio, mentre la croce di Gesù Cristo è stata ignominiosamente trascinata per le strade di Baghdad!
Voi versate fiumi di sangue per vani trattati, mentre si insulta il Vangelo, il trattato solenne tra Dio e gli uomini! Avete dimenticato cosa hanno fatto i vostri padri? Un regno cristiano è stato fondato da loro in mezzo alle nazioni musulmane.
Una miriade di eroi, una folla di principi nati nel vostro paese, sono venuti a difenderlo e governarlo. Ora voi che avete abbandonato la loro opera allo sterminio, venite almeno a liberare le loro tombe che sono in potere dei Saraceni.
La vostra Europa non ha più guerrieri come Goffredo, Tancredi ed i loro compagni? I profeti e i santi sepolti a Gerusalemme, le chiese trasformate in moschee, persino le pietre delle tombe vi chiamano a vendicare la gloria del Signore e la morte dei vostri fratelli.
Ma come! il sangue di Naboth, il sangue di Abele, salirono al cielo e trovarono un vendicatore, ed ora il sangue di Gesù Cristo griderebbe invano contro i suoi nemici e carnefici?
L'Oriente ha visto vili cristiani che per avidità o per paura hanno fatto alleanze col Saladino: certo non troverò tra voi chi li imiterà, ma ricordate che Gesù Cristo ha detto: Colui che è non è con me è contro di me.
Se non servite la causa di Dio, chi altro avrete il coraggio di difendere? Se il Re del cielo e della terra non vi trova sotto le sue bandiere, di quale principe vorreste seguire le insegne?
E perché dunque i nemici di Dio non sono più i nemici di tutti i cristiani? Quale sarà la gioia dei Saraceni nei loro empi trionfi, quando sapranno che l'Occidente non ha più guerrieri fedeli a Gesù Cristo e che i Principi e Re d'Europa hanno ascoltato con indifferenza le catastrofi e la cattura di Gerusalemme?”


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