1153: il Regno di Baldovino III
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1157: il matrimonio di Baldovino e Teodora Comnena

Poco dopo, nell'anno 1157, Baldovino sposò Teodora Comnena, nipote dell'Imperatore Bizantino Manuele I Comneno. Questo matrimonio gli portò la ricchezza della quale il Regno aveva bisogno e lo fece uscire dalla povertà nella quale era finito.


Cavaliere di San Giovanni

La sua alleanza con Manuele gli offriva un altro vantaggio: riduceva l'antipatia mortale che divideva i bizantini ed i latini che impediva loro di unire le forze contro il nemico comune.

La pace di Gerusalemme fu allora turbata da quelle stesse persone che Dio aveva stabilito per mantenerla. Grandi controversie sorsero tra i Cavalieri di San Giovanni ed il clero della Città Santa. Gli Ospitalieri rifiutavano di pagare la decima dei loro beni, persistendo in tutte le circostanze ad ignorare la giurisdizione ecclesiastica del Patriarca di Gerusalemme.

La lite si scaldò così tanto che se da un lato venivano lanciate delle maledizioni, dall'altro si ricorreva alla violenza. I Cavalieri di San Giovanni arrivarono persino ad elevare un muro di fronte alla Chiesa della Resurrezione e più volte, con il frastuono delle loro armi, soffocarono la voce del clero mentre celebrava le lodi di Dio presso l'altare.

Un giorno, infine inseguirono un sacerdote sin dentro la Chiesa della Resurrezione, scagliandogli dietro delle frecce, senza rispettare il santuario che, secondo loro, non doveva concedere asilo al sacerdote.

Per vendetta, i sacerdoti raccolsero le frecce che erano state lanciate e le posero in un fagotto nel più alto luogo del Calvario, in modo che tutti potessero vedere il sacrilegio.

Il Patriarca poi fece un viaggio a Roma per rivolgere la sua denuncia al Papa, ma non fu ascoltato. Secondo Guglielmo di Tiro, i cardinali erano stati “corrotti” dai presenti, e che la curia romana, “segue le vie di Balaam, figlio di Bosor”. Nel frattempo il Patriarca Fulcherio, che era molto vecchio, morì e la discordia cessò.

1162: la morte di Baldovino III

Baldovino III, come la maggior parte dei suoi predecessori, veniva spesso chiamato ad Antiochia per ristabilire l'ordine, visto che erano frequenti le controversie tra il Patriarca ed il Principe che la governava.

In passato il Patriarca Raoul de Domfront, uomo vano e superbo, aveva avuto grossi problemi con Raimondo di Poitiers, perché lo voleva sottomettere alla sua autorità ecclesiastica.

Più tardi, una nuova lite scoppiò tra il Patriarca Amaury e Rinaldo de Châtillon, che aveva sposato la vedova di Raimondo di Poitiers. In quest'occasione, Rinaldo spinse la sua violenza all'eccesso. Per suo ordine, il prelato, molto avanti con gli anni, fu condotto sulla sommità della cittadella e la sua testa nuda venne ricoperta di miele; per un giorno intero rimase esposto alle mosche ed ai raggi roventi del sole.

Re Baldovino spesso era dovuto intervenire in queste dispute per porre fine allo scandalo. Ma Antiochia aveva anche altre cause che costringevano il Re di Gerusalemme a recarsi nella città. Era destino di tutti coloro che venivano chiamati a governare il Principato di morire sul campo di battaglia o di cadere nelle mani degli infedeli. Per cui, in mancanza del Principe, spesso il Re di Gerusalemme era costretto a prendere provvisoriamente le redini del governo.


Baldovino III sul letto di morte

Fu durante il suo ultimo soggiorno ad Antiochia che Baldovino III si ammalò. Consumato da una lenta febbre, venne trasportato a Tripoli e poi Beirut, dove morì nel 1162; i suoi resti furono trasferiti a Gerusalemme per essere sepolti ai piedi del Calvario.

I cristiani del Libano scesero dalle loro montagne, una folla innumerevole accorse da ogni parte per accompagnare il corteo funebre. Norandino, per rispettare il dolore di un popolo che piangeva il suo Re, sospese per alcuni giorni i suoi attacchi contro i cristiani.


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