1146: la predicazione della Crociata
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Federico Barbarossa

Nella Dieta di Ratisbona una folla di principi e prelati giurò di difendere il patrimonio di Cristo. I più cari interessi e gli affetti più teneri non riuscivano a trattenere i cavalieri e principi nella loro patria. Il giovane Federico Barbarossa, nipote dell'Imperatore che aveva preso la croce, non si lasciò toccare dalle lacrime del suo vecchio padre, il Duca Federico II di Svevia, che morì nel dolore nonostante le consolazioni di San Bernardo.

Il grido di battaglia si sentiva dal Reno al Danubio e dalla Germania, a lungo lacerata dalle lotte per l'Impero, dappertutto i guerrieri si offrivano per la santa spedizione. Uomini di tutte le condizioni ubbidirono alla voce del predicatore della guerra santa e seguirono l'esempio di Re e Principi.

I tedeschi erano così facilmente persuasi, che giunsero da ogni parte per sentire l'Abate di Chiaravalle che parlava loro una lingua straniera e tornarono convinti della verità e della santità dei suoi discorsi. La vista del predicatore sembrava dare un senso meraviglioso ad ogni sua parola. I pastori ed i contadini abbandonavano i campi per seguirlo nei villaggi e nelle città. La guerra contro gli infedeli e le meraviglie con le quali Dio prometteva la sua protezione ai soldati della croce, divenne l'unico interesse del clero, della nobiltà e del popolo.

San Bernardo attraversò tutte le città del Reno, da Costanza a Maastricht. In ogni luogo dove giungeva l'Abate di Chiaravalle, coloro che volevano andare in Asia potevano avere una croce benedetta dalle sue mani e fatta da un panno che aveva portato con sé.

La moltitudine che si affollava intorno a lui era così grande che una volta stava per essere soffocato. La sua salvezza avvenne per mano dell'Imperatore di Germania, che lo portò in una chiesa e lo depose davanti ad una immagine miracolosa della Madonna.

1146: i preparativi per la Crociata

Dopo aver lasciato la Germania, San Bernardo ritornò in Francia per annunciare il successo della sua missione. La sua assenza aveva sospeso tutto e la moltitudine dei Crociati sembrava non avere un capo, ne una direzione, ne un collegamento, in quanto San Bernardo non era tra loro.


Ruggero di Puglia e Sicilia

Il Re di Francia ed i nobili del regno non avevano preso alcuna decisione ed il ritorno di San Bernardo rianimò il Consiglio dei Principi e Baroni, che prepararono con nuovo ardore la spedizione in Terra Santa. Quando raccontò ai signori ed ai prelati la storia del suo viaggio, quando parlò della risoluzione che aveva preso con l'Imperatore di Germania, tutti i cuori si aprirono per l'entusiasmo e si riempirono di speranza e di gioia.

Luigi VII aveva scritto a Ruggero II, Re di Puglia e di Sicilia ed a tutti i principi cristiani d'Europa, per annunciare il suo pellegrinaggio ed invitarli a seguirlo nella santa spedizione. Il Re aveva anche inviato i suoi ambasciatori all'Imperatore di Costantinopoli. L'Imperatore ricevette molto bene gli ambasciatori, offrendo al Re di Francia il titolo di amico e di fratello; ma era tutta adulazione: l'Imperatore prometteva tutto, ma nel profondo della sua anima si riproponeva di non dare nulla.

Nel Consiglio dei Principi e Baroni giunsero parecchi ambasciatori, venuti ad annunciare che i loro Principi intendevano arruolarsi sotto le bandiere della croce; giunsero lettere dai paesi più lontani, con le quali un gran numero di signori e baroni stranieri promettevano di unirsi ai francesi contro i musulmani. Quindi non si mise in dubbio il felice esito della Crociata e l'ardore che mostravano tutti i popoli d'Europa fu considerato come una palese espressione della volontà del cielo.

Tra gli ambasciatori che avevano partecipato al Consiglio, c'era quello di Ruggero II che prometteva ai Crociati di mandare suo figlio in terra santa, se avessero preso la decisione di andare via mare.


Luigi VII

Il saggio consiglio che il Re di Sicilia dava ai Crociati non era del tutto disinteressato: poco prima della presa di Edessa, i Saraceni d'Africa avevano invaso la costa della Sicilia, erano entrati in Siracusa e l'avevano saccheggiata. Ruggero II sperava che il passaggio dei crociati nel suo Stato gli avrebbe dato i mezzi per respingere gli attacchi dei musulmani o portare la guerra sul loro territorio.

Nel corso della riunione, gli ambasciatori di Ruggero II cercarono di dimostrare che il passaggio via mare offriva meno difficoltà, mentre un viaggio attraverso terre sconosciute sarebbe stato pericoloso per l'esercito cristiano, perché i pellegrini avrebbero dovuto costantemente combattere contro il clima e la scarsità di cibo, contro le numerose aggressioni di nazioni barbare, e in particolare contro la perfidia dei Bizantini.

Alla fine si decise in merito alla strada da seguire per arrivare in Palestina. La maggior parte dei baroni, pieni di fiducia nelle loro armi e nella protezione di Dio, non vedevano i Bizantini come dei formidabili nemici e la strada via mare sembrava offrire meno meraviglie e minori opportunità di mostrare il loro coraggio. Inoltre, le navi che avrebbe fornito Ruggero II non sarebbero state sufficienti a trasportare tutti quei Crociati. Venne data la preferenza alla via di terra. Gli ambasciatori di Ruggero II non poterono nascondere il loro dolore e ritornarono in Sicilia, annunciando tutti i mali che stavano per accadere.

L'assemblea trattò anche la scelta di chi avrebbe amministrato il Regno di Francia durante il pellegrinaggio di Luigi VII. Dopo che i baroni ed i prelati avevano deliberato su questa importante scelta, San Bernardo, che era il loro interprete, parlò al Re, e mostrandogli l'Abate Sugerio di Saint-Denis ed il Conte di Nevers, disse: “Sire, ecco qui due spade, e questo è sufficiente”.

L'abate di Saint-Denis aveva dato alla Francia una lunga pace, si era opposto alla Crociata e, con i suoi meriti e la sua influenza, aveva mantenuto la sua popolarità.

Sugerio consigliò il Re di non abbandonare i suoi sudditi, e gli disse che avrebbe riparato meglio ai suoi peccati con una saggia amministrazione del suo regno piuttosto che con le conquiste in Oriente. Chi osava dare questo consiglio al Re era più degno di ogni altro a rappresentare il suo sovrano, ma Sugerio rifiutò.

Il Re fece ricorso alla preghiera per cercare di convincerlo a sostituirlo nel governo del suo regno ed anche il Papa, da poco giunto in Francia, ordinò a Sugerio di arrendersi alla volontà del suo monarca. Il Conte di Nevers aveva già rifiutato l'incarico perché aveva deciso di entrare nell'Ordine di San Bruno.


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