1147: la Crociata di Luigi VII
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Durante il viaggio i Crociati vennero attaccati quattro volte dai Turchi e quattro volte li respinsero vigorosamente. Le strade erano difficili, erano a corto di cibo, ma nessuno si lamentava. Oramai le vittorie contro gli infedeli, secondo l'Abate Eudes de Deuil, per i Crociati francesi erano diventate una “distrazione che aveva fatto loro dimenticare le miserie del viaggio”.


Luigi VII riunisce il Consiglio

Poiché il nemico aveva distrutto tutto sul passaggio dei pellegrini, questi uccisero i cavalli che non potevano più camminare e mangiarono la loro carne, così che tutti si poterono saziare; “anche i ricchi, specialmente quando aggiungono al loro pasto il pane cotto nella cenere”.

Così, dopo dodici giorni di viaggio i Crociati giunsero a Satalia. La città era abitata dai Bizantini che governavano in nome dell'Imperatore di Costantinopoli. I Turchi avevano occupato le fortezze nei dintorni e diffuso la desolazione dappertutto.

Gli abitanti di Satalia, rinchiusi nelle loro mura, si rifiutarono di accogliere l'esercito cristiano. Quindi l'esercito non poteva vedere la fine della sua sofferenza ed i pellegrini furono costretti, nel mezzo della stagione più rigorosa, ad accamparsi per più di un mese nella pianura circostante e ad essere esposti ogni giorno a morire di fame, di freddo e di spada turca.

Luigi VII riunì un Consiglio: i signori ed i baroni gli dissero che i soldati della croce, senza cavalli, senza armi e senza cibo non potevano più sopportare né le fatiche della guerra, né le fatiche del viaggio; poi aggiunsero: “non ci resta altra soluzione che affidarci ai pericoli del mare”.

Il Re non condivideva la loro opinione e voleva far partire per mare solo i pellegrini che intralciavano la marcia dell'esercito. Così che disse loro: “noi raddoppieremo il nostro coraggio e seguiremo il percorso che è stato seguito dai nostri padri, vincitori di Antiochia e di Gerusalemme. Finché mi rimane qualcosa, io la condividerò con i miei compagni; quando non avrò più niente, chi di voi condividerà con me la povertà e la miseria?”

I baroni, toccati dal discorso, giurarono di morire con il loro Re, ma non volevano morire senza gloria. Animati dall'esempio di Luigi VII, potevano trionfare sui turchi, attraversare deserti, sfidare tutti i pericoli; ma erano impotenti contro la fame e contro la perfidia dei Bizantini.


Luigi VII distribuisce il denaro ai pellegrini e soldati

Così rimproverarono Luigi VII per non aver seguito il consiglio del Vescovo di Langres e di aver perdonato dei nemici più crudeli della maggior parte dei musulmani e più pericolosi delle tempeste e dei pericoli del mare.

Appena si parlò di quanto aveva consigliato il Vescovo di Langres, si elevarono contro i perfidi Bizantini le peggiori imprecazioni. Il Governatore di Satalia, informato della cosa e temendo gli effetti della disperazione dei Crociati, subito giunse al campo cristiano per offrire a Luigi VII tutte le navi necessarie per imbarcare l'intero esercito Crociato.

La proposta fu accettata, ma dopo oltre cinque settimane, le navi che arrivarono non erano né abbastanza grandi né abbastanza numerose per raccogliere tutto l'esercito cristiano. Una folla di pellegrini e di soldati accettarono di proseguire il viaggio per terra. Luigi rivolse loro le parole più toccanti e fece distribuire loro del denaro; poi convocò il governatore di Satalia e gli offrì cinquanta marchi d'argento per curare gli ammalati che sarebbero rimasti in città e per guidare l'esercito sulla costa della Cilicia.

1147: la partenza da Satalia

Luigi VII lasciò al comando di tutti coloro che non poterono imbarcarsi il Conte Teodorico di Alsazia e Arcimbaldo di Borbone. Poi salì sulla nave con la Regina Eleonora, i principali signori della sua corte e ciò che rimaneva della sua cavalleria.


Luigi VII lascia Satalia

Alla vista dei Crociati che lo salutavano mentre lasciava Satalia, il Re di Francia non riuscì a trattenere le lacrime. Una moltitudine di pellegrini raccolti sulla spiaggia seguivano con gli occhi pieni di lacrime la nave che si allontanava e, quando la persero di vista, pensarono solo ai loro pericoli, cadendo in un cupo sconforto.

Il giorno dopo la partenza di Luigi VII, i pellegrini che erano in attesa delle guide che erano state loro promesse, videro l'arrivo dei Turchi, venuti da tutti i paesi limitrofi. Ci furono numerose battaglie dove i cristiani si difesero valorosamente, ma gli infedeli rinnovavano i loro attacchi ogni giorno.

I Crociati, indeboliti dalla fatica e dalla fame ed oppressi dai loro nemici, chiesero invano un rifugio all'interno delle mura di Satalia: i Bizantini si mostrarono spietati. Non restava altro per gli sfortunati pellegrini che partire. L'eccesso della loro miseria ridiede loro coraggio perché li aveva resi insensibili al rischio ed al pericolo: non cercavano più la loro bandiera, sembravano sfuggire i loro compagni, non capivano più niente, non seguivano più i loro capi.

Gli stessi capi non sentivano più né religione, né umanità, né onore. Tra il più orribile disordine, Arcimbaldo di Borbone e Teodorico di Alsazia pensarono solo ad evitare la morte e raggiunsero un vascello, lasciando sulla riva una moltitudine sperduta che allungava verso di loro le mani imploranti e riempiva l'aria di grida.

Due truppe di pellegrini, una di 3.000 e l'altra di 4.000, animati dalla disperazione, decisero di marciare in Cilicia. Non avevano le barche per attraversare diversi fiumi traboccanti e non avevano armi per combattere i turchi: perirono quasi tutti. Gli ammalati che erano rimasti a Satalia, furono trucidati dai Bizantini la cui perfidia uguagliava la loro viltà.

La storia non ci da molti dettagli su questa catastrofe, le vecchie cronache dicono solamente: “Solo Dio conosce il numero dei martiri il cui sangue scorreva sotto la spada dei turchi e anche sotto il ferro dei Greci”. Molti cristiani pensarono che il Dio che li aveva lasciati in preda a tali mali non era il Dio vero, così che 3.000 di loro abbracciarono la fede di Maometto e si unirono ai musulmani.

I Bizantini di Satalia non godettero a lungo dei frutti del loro tradimento: a loro volta vennero derubati dai turchi e dagli agenti del fisco imperiale. L'aria, avvelenata dalla putrefazione delle loro vittime, si sviluppò entro le loro mura diffondendo lutti e morte. Così le persone che non avevano mostrato alcuna pietà, si trovarono in preda a tutti i tipi di mali. Poco dopo la partenza di Luigi VII e il disastro dei crociati, Satalia era quasi disabitata, abbandonata e in rovina.


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