1153: il Regno di Baldovino III
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Guglielmo di Tiro, ci racconta che, dopo il crollo delle mura, i guerrieri cristiani accorsero al rumore, convinti che finalmente Ascalona sarebbe caduta nelle loro mani, ma improvvisamente si accorsero che qualcuno li aveva preceduti.


l'assalto dei Templari

Guglielmo di Tiro continua il suo racconto dicendo che circa quaranta Cavalieri Templari, guidati da Bernard de Tramelay, il loro Gran Maestro, erano già entrati nella città e cercavano di impedire agli altri Crociati di seguirli, visto che non volevano condividere il bottino con nessuno.

Non appena i Cavalieri Templari entrarono nella città, i nemici si accorsero del loro numero ridotto e tutti i Templari furono uccisi dagli egiziani che presidiavano la fortezza. I loro corpi vennero esposti sui bastioni e le loro teste inviate al Sultano.

Bisogna però osservare che Guglielmo di Tiro aveva una certa avversione verso l'Ordine del Tempio e le inesatte notizie che raggiunsero l'Europa durante le Crociate, devono essere trattate con cautela.

Inoltre un cronista di Damasco che era nella fortezza, menziona appena la violazione del muro, descrivendola semplicemente come un precursore della caduta della città e non fa alcuna menzione dell'incidente con i Templari; comunque, a prescindere da quale racconto dice la verità, Bernard de Tremelay fu ucciso durante i combattimenti.


Cavalieri Templari

Perduta la speranza di impadronirsi della città e pressati dai musulmani, i cristiani si ritirarono tristi e confusi nel loro accampamento; il Re di Gerusalemme, subito convocò i prelati e baroni e chiese loro che decisione prendere in una circostanza così sfortunata.

Lui stesso, così come i principali capi dei guerrieri, non sperava più di conquistare Ascalona e propose di abbandonare l'assedio; ma Raymond du Puy de Provence, Maestro degli Ospitalieri, il Patriarca ed i Vescovi, pieni di fiducia nella bontà di Dio, si opposero alla proposta del Re e, per sostenere il loro parere, si basarono sui brani della Scrittura in cui Dio promette di aiutare tutti coloro che combattono o che soffrono per la sua causa.

Quest'ultimo parere prevalse e nel Consiglio si decise di tentare un nuovo attacco. Il giorno dopo l'esercito cristiano era pronto davanti alle mura, incitato dalle esortazioni dei sacerdoti e dalla presenza della Vera Croce.

Per tutto il giorno i soldati combatterono da entrambe le parti con uguale ardore, ma la perdita dei musulmani fu superiore a quella dei cristiani; la sera venne pattuita una tregua per seppellire i morti.

Visto il gran numero di guerrieri che avevano perso, gli infedeli caddero in un grande sconforto e, non avendo più alcuna speranza di essere tratti in salvo dal Califfo d'Egitto, improvvisamente il popolo di Ascalona chiese a gran voce la fine delle sue sventure.

La gente di Ascalona inviò gli ambasciatori al campo cristiano dove questi proposero la capitolazione al Re di Gerusalemme. Offrivano di aprire le porte agli assedianti, con l'unica condizione di avere tre giorni di tempo per poter uscire con i loro bagagli.

A questa apertura inaspettata, il Consiglio rimase talmente sorpreso che quando venne chiesto ai baroni e prelati il loro parere, nessuno di loro trovò le parole giuste per rispondere; tutti cominciarono a ringraziare Dio, piangendo lacrime di gioia. Poche ore dopo il vessillo della croce sventolava sopra le mura di Ascalona e l'esercito gridava di gioia per una vittoria che sembrava un miracolo venuto dal cielo.


il Re Baldovino III di Gerusalemme, riceve una delegazione di notabili venuti a negoziare la resa di Ascalona
(dipinto di Sébastien Melchior Cornu)

I cittadini di Ascalona lasciarono la città già prima del terzo giorno e la maggior parte fuggì in Egitto. Ascalona fu trasformata in una diocesi direttamente sotto il Patriarca di Gerusalemme, anche se in tempi precedenti era stata suffraganea del Vescovo di Betlemme. I cristiani presero possesso della moschea e la riconsacrarono come chiesa, dedicandola all'apostolo Paolo.

1154: La spedizione all'isola di Cipro


Rinaldo di Châtillon

Dopo la presa di Ascalona le colonie cristiane rimasero per qualche tempo in uno stato di pace ed inattività. L'unico evento notevole di questo periodo fu la spedizione di Rinaldo di Châtillon, Principe di Antiochia, sull'isola di Cipro.

Rinaldo ed i suoi cavalieri si avventarono inaspettatamente su di una popolazione inerme e pacifica e questi guerrieri, con disprezzo delle leggi della religione e di quelle di umanità, saccheggiarono villaggi, monasteri e chiese e tornarono ad Antiochia carichi del bottino catturato ad un popolo cristiano.

Rinaldo aveva intrapreso questa guerra scellerata per vendicarsi dell'Imperatore Bizantino da lui accusato di non aver mantenuto le sue promesse.

1155: l'attacco ai pastori di Paneas

Allo stesso tempo anche il Re di Gerusalemme fece una spedizione contraria alle leggi della giustizia. Alcune tribù arabe avevano ottenuto da lui e dai suoi predecessori il diritto di pascolare le loro greggi nella foresta di Paneas dove, per molti anni, avevano vissuto in profonda sicurezza, fidandosi dei trattati.

Improvvisamente Baldovino ed i suoi cavalieri piombarono con la spada in mano tra i pastori disarmati, massacrarono quelli che resistevano, dispersero gli altri e tornarono a Gerusalemme con le mandrie ed i corpi degli arabi. Baldovino era stato costretto a fare questa azione per la necessità colpevole di dover pagare dei debiti che non poteva saldare con le sue risorse regolari.

1157: la battaglia al Guado di Giacobbe

Guglielmo di Tiro non condanna il Re di Gerusalemme, ma trova la giusta punizione di questa iniquità in una sconfitta di Baldovino nei pressi del Guado di Giacobbe. Il 19 giugno 1157, scortato da circa 80 Cavalieri Templari, cadde in un agguato di Norandino.


il lago di Tiberiade ed i ruderi della fortezza di Saphet

Il Re di Gerusalemme rimase quasi solo sul campo di battaglia ed a malapena riuscì a fuggire nella fortezza di Saphet, costruita su una collina sul lato destro del Giordano. Tutta la sua scorta fu catturata, compreso il Gran Maestro dei Templari Bertrand de Blanquefort.

Quando la notizia di questo disastro si diffuse nelle città cristiane, i fedeli corsero ai piedi dell'altare, ripetendo le parole: “Domine, salvum fac regem”. Il cielo non respinse le preghiere del popolo afflitto e Baldovino presto ricomparve in mezzo ai suoi sudditi che lo credevano morto.

Fu allora che si videro diverse navi sbarcare a Beirut, guidate dal Conte Stefano di Perche al comando dei Crociati provenienti da Le Mans e da Angers ed ancora Teodorico d'Alsazia, Conte di Fiandra, con al seguito un gran numero di pellegrini fiamminghi

Insieme ai rinforzi appena arrivati, il Re di Gerusalemme ed i suoi cavalieri andarono a combattere i nemici nella Contea di Tripoli e nel Principato di Antiochia. La città di Cesarea, la città di Schaizar e la fortezza di Harenc caddero in loro potere; poi Baldovino, ritornato nel suo regno, combatté una battaglia con Norandino e distrusse il suo esercito vicino a dove il fiume Giordano si separa dal lago di Galilea.


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