1174: il Regno di Baldovino IV
(pagina 2 di 5)

1177: il matrimonio di Sibilla e Guglielmo Spadalunga

Nell'anno 1177 giunse a Sidone il giovane Guglielmo Spadalunga, Marchese del Monferrato. Era venuto per sposare la Principessa Sibilla, figlia di Amalrico e sorella del Re Baldovino IV.


Sibilla

Il Marchese del Monferrato aveva legami di parentela con il Re di Francia, con l'Imperatore di Germania e con i monarchi più potenti della cristianità e a Gerusalemme si era fiduciosi che le alleanze con le più nobili famiglie dell'Occidente potessero servire efficacemente alla causa delle colonie latine; così che il Re Baldovino IV diede al giovane cognato le Signorie di Giaffa e di Ascalona.

Purtroppo il giovane Marchese del Monferrato dopo il matrimonio visse solo per due mesi; ma da questo matrimonio nacque un bambino: il futuro Re di Gerusalemme Baldovino V.

1177: l'arrivo di Filippo I di Fiandra

Sempre nell'anno 1177 giunse a Gerusalemme il Conte Filippo I di Fiandra e portava con se un gran numero di cavalieri. Re Baldovino, la cui malattia andava peggiorando, propose al famoso pellegrino di prendere l'amministrazione del suo regno e governare al suo posto la Città Santa. Ma il Conte di Fiandra rifiutò, dicendo che era venuto solo per dedicarsi al servizio di Dio.

A quel tempo si stava preparando una nuova spedizione contro l'Egitto per la quale l'Imperatore Bizantino mise a disposizione 150 galee. Baldovino, non potendo guidare la spedizione a causa della sua malattia, offrì il comando a Filippo I di Fiandra, ma questi rifiutò di nuovo, dicendo che non sarebbe andato sulle rive del Nilo a morire di miseria con i suoi commilitoni.

L'umore volubile di questo Signore lo spinse infine nel Principato di Antiochia, dove divenne un vero e proprio oggetto di scandalo dedicandosi al gioco degli scacchi e dei dadi, alla caccia col falco ed alle prostitute, dimenticandosi completamente la guerra santa.

Poi Filippo partecipò all'assedio di Harenc; dopo quattro mesi di assedio gli assediati gli offrirono una somma di denaro ed il Conte Filippo I di Fiandra si ritirò, per ritornare definitivamente in Francia.

1177: la Battaglia di Montgisard

Nel 1177 il Re di Gerusalemme aveva stabilito un'alleanza con l'Imperatore Bizantino Manuele I Comneno per scagliare un attacco navale contro l'Egitto, ma poi il progetto fu abbandonato. Nel frattempo anche Saladino aveva progettato l'invasione del Regno di Gerusalemme partendo dall'Egitto.

A questa notizia, Re Baldovino IV, con tutti i cavalieri di cui era capace, lasciò Gerusalemme per tentare la difesa di Ascalona. I Cavalieri Templari cercarono congiungersi alle forze di Baldovino ma vennero presi d'assedio a Gaza.

L'esercito di Saladino non fu lento a comparire ad Ascalona e, appena giunto, piantò le tende nei pressi della città. Subito i musulmani, sicuri della vittoria, si dispersero in gruppi nella vasta pianura di Sharon. Ramla fu data alle fiamme ed i territori di Lidda e di Arsuf vennero devastati.


Baldovino, portato in barella, guida i soldati cristiani
(dipinto di Charles-Philippe Larivière)

Nel frattempo i Templari riuscirono a liberarsi dall'assedio e marciarono lungo la costa per unirsi alle forze di Baldovino e cercare di intercettare Saladino prima che raggiungesse Gerusalemme.

Con l'avvicinarsi degli infedeli verso Gerusalemme, tutti gli abitanti fuggirono ed il terrore si diffuse sia tra le montagne della Giudea che a Gerusalemme.

Le forze congiunte di Baldovino e dei Templari ammontavano a circa 500 cavalieri di Baldovino, 80 Cavalieri Templari e poche migliaia di fanti. Nel vedere lo sterminato esercito musulmano i guerrieri cristiani restarono pietrificati, tuttavia non potevano sopportare la desolazione che si era diffusa in tutto il paese e decisero di morire piuttosto che restare spettatori immobili di questa rovina universale.

La mattina della festa di Santa Caterina d'Alessandria (25 novembre), i guerrieri cristiani uscirono da Ascalona ed avanzarono sulla riva del mare, dove i banchi di sabbia potevano nascondere la loro marcia. Arrivati nei pressi dell'accampamento di Saladino, si fermarono davanti al nemico che non li aveva visti uscire allo scoperto.

Saladino subito fece suonare le trombe per richiamare le sue truppe disperse e cercò di sollevare il coraggio di quelle truppe che erano rimaste all'accampamento.

Baldovino smontò da cavallo e fece chiamare il vescovo di Betlemme affinché gli portasse la reliquia della Vera Croce. Il Re allora si prostrò di fronte alla sacra reliquia invocando l'aiuto divino per la vittoria. Dopo essersi rialzato, si mise alla testa dell'esercito, preceduto dal legno della Vera Croce; aveva con sé pochi cavalieri, “ma tutti pieni della grazia celeste che li rendeva più forti del solito”.

I musulmani in un primo momento resistettero coraggiosamente, ma nella mischia sembrava che ad accompagnare i cristiani ci fosse l'angelo sterminatore e che la presenza della croce non avesse mai prodotto miracoli così grandi come nel corso dei combattimenti.

Saladino perse tutti i suoi mamelucchi “vestiti di seta del colore dello zafferano” che avevano combattuto al suo fianco. La disfatta dei musulmani fu completa; buttarono le loro armature ed i loro elmi; per la fame, la sete ed il freddo di novembre perirono in gran numero durante la fuga.

Per quattro giorni si potevano vedere ad Ascalona i soldati cristiani che trasportavano tende ed armi di ogni tipo, o che guidavano le truppe di prigionieri e una grande quantità di cavalli e cammelli.


Saladino fugge cavalcando un cammello

Intanto anche gli Arabi beduini iniziarono a saccheggiare i musulmani fuggitivi; Guglielmo di Tiro paragona i beduini ai “bruchi che mangiano i resti della cavalletta”. Dopo la grande vittoria, Baldovino tornò a Gerusalemme per ringraziare l'Onnipotente.

Nel frattempo, Saladino era fuggito nel deserto, senza scorta e cavalcando un cammello. Soltanto un decimo del suo esercito riuscì a tornare in Egitto con lui. Anni dopo, avrebbe definito quella sconfitta “grande come una catastrofe”.

Baldovino inseguì Saladino fino alla penisola del Sinai senza riuscire a catturarlo. Convinto che il suo trionfo fosse dovuto all'aiuto di Dio, Baldovino fece erigere un monastero benedettino sul luogo della battaglia, dedicato alla Santa Caterina di Alessandria, celebrata proprio nel giorno della vittoria.


LA STORIA DELLE CROCIATE LE CROCIATE DEL NORD LA STORIA DELLA RECONQUISTA
I CAVALIERI DEL SANTO SEPOLCRO I CAVALIERI DI SAN LAZZARO I CAVALIERI OSPITALIERI
I CAVALIERI TEMPLARI I CAVALIERI TEUTONICI I CAVALIERI DI SAN TOMMASO I MONACI CISTERCENSI
I CAVALIERI PORTASPADA I FRATELLI DI DOBRZYN L'ORDINE DI SANTIAGO L'ORDINE DI CALATRAVA
L'ORDINE DI ALCANTARA L'ORDINE DI MONTESA L'ORDINE DEL CRISTO L'ORDINE DI SAN BENEDETTO DI AVIS