l'Impero Bizantino nell'11° secolo

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Alessio I Comneno accettò passivamente la situazione, non facendo alcun serio tentativo per recuperare l'Anatolia, anzi firmò un trattato di pace con il Sultano Suleyman ibn Qutulmish, con il quale il Sultano prometteva di impedire ulteriori incursioni turche ad ovest dell'Anatolia


Niceforo Botaniate

Con la sua frontiera orientale al sicuro, Alessio rivolse le sue attenzioni ad ovest. Roberto il Guiscardo, che considerava Alessio I Comneno come un usurpatore, per proteggere suoi diritti in Italia, nel giugno del 1081 spostò il suo esercito sul continente greco ed assediò la città di Durazzo.

Lo squilibrio tra le forze bizantine e quelle normanne era evidente. Roberto il Guiscardo riuscì a richiamare un gran numero di Normanni dall'Italia e dalla Sicilia, nonché avvalersi dell'aiuto dei bizantini insoddisfatti e dei disertori, mentre Alessio era disperatamente a corto di denaro e di soldati.

Alessio si rivolse a Suleyman ibn Qutulmish, Sultano di Iconio, per chiedere aiuto e questi volentieri gli fornì le sue truppe. In effetti, la dipendenza di Alessio da una costante fornitura di truppe turche comportò la creazione di due nuove unità dell'esercito bizantino: l'elite dei Vardariotai (turchi cristianizzati reinsediati in Rumelia) ed i Turcopoli (figli dei turchi).

Alessio I Comneno subì tre gravi sconfitte per mano di Roberto il Guiscardo e di suo figlio, il Principe Boemondo di Taranto, ma l'entusiasmo dei normanni per la guerra passò quando una tempesta affondò la loro flotta nel 1081 e un'epidemia, che si diffuse nell'esercito durante l'assedio di Durazzo nel 1082, uccise circa 10.000 uomini.


Roberto il Guiscardo
(dipinto di Merry Joseph Blondel)

Quando Roberto il Guiscardo morì nel 1084, il Principe Boemondo concordò una pace con Alessio I Comneno e si ritirò in Italia. Ma ad Alessio la vittoria non gli portò alcun vantaggio politico: era ancora un usurpatore che aveva finanziato la sua guerra con misure impopolari.

Alessio fu costretto dalla necessità a rivolgere la sua attenzione agli affari interni ed era fondamentale assicurare la pace in Anatolia. Il trattato di pace tra Alessio e Suleyman ibn Qutulmish istituiva un confine bizantino-selgiuchide ed individuava un territorio per il Sultanato Selgiuchide di Iconio. Era naturale quindi che Suleyman trovasse più vantaggioso allearsi con i bizantini piuttosto che con il Grande Impero Selgiuchide dell'Iran.

Malik Shah, il Grande Sultano dell'Impero Selgiuchide, nel 1090 fece ad Alessio I Comneno un'offerta straordinaria: in cambio di un trattato di pace e di alleanza, avrebbe ritirato tutte le forze selgiuchidi dall'Anatolia e restituito tutte le terre che i bizantini avevano perso con la battaglia di Manzicerta. Era una offerta allettante, ma Alessio rifiutò: riteneva che i Selgiuchidi di Iconio erano un utile cuscinetto tra Bisanzio ed i tanto potenti Grandi Selgiuchidi dell'Iran. Malik Shah ripeté l'offerta di nuovo nel 1092, ma morì prima di aver ricevuto il secondo rifiuto di Alessio.

Lo stesso anno Kilij Arslan, figlio del Sultano di Iconio Suleyman ibn Qutulmish, fuggì dal suo esilio a Isfahan e, con il sostegno di Alessio, riprese Nicea, a quel tempo amministrata da Amin ‘l Ghazni, il governatore nominato da Malik Shah. Poi Alessio e Kilij Arslan firmarono un trattato di pace e fecero insieme una campagna contro Chaka Bey, Emiro di Smirne.

Ma le speranze che Alessio aveva di mantenere la sua influenza su Kilij Arslan andarono rapidamente deluse. Il giovane Sultano di Iconio dimostrò di essere un leader forte e capace ed intendeva ribadire la sua autorità sui suoi Emiri ribelli. Alla fine Kilij Arslan condusse il suo esercito contro i bizantini e presto recuperò le fortezze che Alessio I Comneno aveva da poco riconquistato.

Verso la fine del 1094 giunsero a Costantinopoli i Legati del Papa Urbano II, con l'intenzione di migliorare le relazioni fra Costantinopoli e la Santa Sede. I Legati recavano all'Imperatore l'invito del Pontefice a inviare i suoi rappresentanti al Concilio Ecumenico che si sarebbe tenuto a Piacenza nel marzo del 1095.


Malik Shah

L'Imperatore Alessio accolse con favore l'invito, anche perché vi scorse l'occasione per chiedere aiuto all'Occidente nella sua lotta contro i Turchi Selgiuchidi di Kilij Arslan e poter riconquistare l'Asia Minore: per realizzarla però l'Imperatore aveva bisogno del concorso dell'Occidente e Piacenza prometteva di essere il luogo giusto per sollecitarlo.

I delegati bizantini al Concilio furono molto abili: sottolinearono non soltanto i vantaggi materiali, ma anche gli aspetti religiosi contenuti nell'appello dell'Imperatore, insistendo in particolare sulle sofferenze delle comunità cristiane d'Oriente, dell'Asia Minore invasa dai Turchi Selgiuchidi, sulla presenza delle armate degli Infedeli alle porte di Costantinopoli e sull'imminente pericolo non soltanto per l'Impero Bizantino ma per tutta la cristianità.

Il Papa Urbano II rimase molto scosso. Mentre tornava nella sua sede in Francia, cominciò a concepire un piano ancora più ambizioso di quello di Alessio I Comneno: una guerra santa delle forze unite d'Europa contro gli Infedeli.


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