1217: la Crociata di Egitto
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1217: il Consiglio di Guerra

Nell'ottobre del 1217 a San Giovanni d'Acri si tenne il consiglio di guerra per decidere il da farsi. Vi parteciparono i leader più importanti dei Crociati: il Re di Gerusalemme Giovanni di Brienne, il Re Andrea II di Ungheria; il Re Ugo I di Cipro; il Patriarca di Gerusalemme Rodolfo di Mérencourt; il Duca d'Austria Leopoldo VI di Babenberg; il Duca Lodovico I di Baviera; il Principe Boemondo V d'Antiochia; il Gran Maestro dell'Ordine dei Templari Guillaume de Chartres; il Gran Maestro dell'Ordine di San Giovanni Guerin de Montaigu; il Gran Maestro dell'Ordine dei Cavalieri Teutonici Hermann von Salza; ecc.


Hermann von Salza

Durante il consiglio di guerra si decise che la cosa migliore da fare sarebbe stata quella di attaccare la città di Damietta, in Egitto. La città, situata sulla riva destra del Nilo e distante un miglio dalla sua foce, era una delle principali città di Egitto; riceveva le mercanzie della Siria, dell'Asia Minore e dell'Arcipelago Greco e, essendo una delle porte dell'Egitto, era stata più volte assaltata dai Cristiani, costringendo i sovrani del Cairo a fortificarla. Era pertanto circondata da profondi fossati e recintata da un triplice muro.

I cristiani vedevano la conquista di Damietta come la chiave per la Terra Santa. Il Re Giovanni di Brienne sapeva benissimo che non era possibile attaccare Gerusalemme fino a quando l'Egitto era forte mentre, con l'Egitto sotto il controllo dei Crociati, i musulmani non avrebbero potuto tenere Gerusalemme per molto tempo. Probabilmente anche le grandi ricchezze dell'Egitto erano motivo di attrazione.

1217: partenze e nuovi arrivi

Alla vigilia di Natale del 1217, mentre i Crociati erano accampati fra Tiro e Sarepta, furono sorpresi da una terribile tempesta; i venti, la pioggia, la grandine, i turbini e i fulmini, ammazzarono molti cavalli, distrussero le tende e dispersero i bagagli.

Visto che erano venute loro meno le vettovaglie, tutto l'esercito non poteva restare nello stesso luogo, quindi i capi decisero di ripartirlo in quattro corpi fino alla fine dell'inverno.


Guerin de Montaigu

Il Re di Gerusalemme Giovanni di Brienne, il Duca d'Austria Leopoldo VI di Babenberg e Guerin de Montaigu, Gran Maestro dell'Ordine di San Giovanni, posero il loro campo nella pianure di Cesarea; il Re Andrea II d'Ungheria, il Re Ugo I di Cipro e Boemondo V d'Antiochia, si ritirarono a Tripoli; il Gran Maestro dell'Ordine dei Templari Guillaume de Chartres ed il Gran Maestro dell'Ordine dei Cavalieri Teutonici Hermann von Salza, ai quali si aggiunsero i Crociati fiamminghi, andarono a fortificarsi in un castello situato sulle falde del monte Carmelo; gli altri Crociati ritornarono a San Giovanni d'Acri con il proposito di ritornarsene in Europa.

Il Re Ugo I di Cipro si ammalò e morì proprio quando era in procinto di ritornarsene al suo regno. Il Re Andrea II d'Ungheria, perdutosi di coraggio, cominciava a disperare di quella guerra intrapresa con un così infausto inizio e, essendo stato già tre mesi in Palestina, disse di aver assolto il suo voto e decise di ritornarsene nel suo Regno, lasciando comunque a disposizione del Re di Gerusalemme metà del suo esercito.


il Re Andrea II d'Ungheria riceve la Croce di Cavaliere
dal Gran Maestro dell'Ordine di San Giovanni Guerin de Montaigu

Egli portò con sé alcune preziose reliquie, come la testa di San Pietro, la mano destra dell'apostolo Tommaso ed uno dei sette vasi nei quali Gesù Cristo aveva cambiato l'acqua in vino alle nozze di Cana. Nessuno festeggiò il suo ritorno; la nobiltà e il popolo, divenuti insolenti durante la sua assenza, avevano ottenuto delle franchigie, ponendo il regno sul pendio di un rapido decadimento.

Dopo la partenza del Re d'Ungheria, giunsero a San Giovanni d'Acri molti Crociati venuti dai porti di Olanda, Francia e Italia. I Crociati provenienti dalla Frisia, da Colonia e dalle rive del Reno si erano prima fermati sulle coste del Portogallo, dove avevano vinto più volte i Mori.

L'arrivo di questa gente e le narrazioni delle loro vittorie ravvivarono gli spiriti dei Crociati rimasi in Palestina sotto il comando del Duca d'Austria Leopoldo VI di Babenberg, per cui fu proposto di riprendere le ostilità contro i musulmani.

1218: la partenza per Damietta

Il 24 maggio del 1218, essendo pronta la flotta, il Re di Gerusalemme Giovanni di Brienne, il Patriarca di Gerusalemme Rodolfo di Mérencourt, il Vescovo di Betlemme Raniero, il Vescovo di San Giovanni d'Acri Jacques de Vitry, il Duca d'Austria Leopoldo VI di Babenberg, i tre Ordini dei Cavalieri ed un gran numero di Crociati si imbarcarono e andarono al Castello dei Pellegrini situato tra Caifa e Cesarea.

Dopo tre giorni, una parte della flotta, avendo il vento in poppa e non potendo fermarsi sulla costa, giunse davanti a Damietta. I capi che si erano fermati al Castello dei Pellegrini tardarono di più tre giorni prima di passare; un'altra parte della flotta, battuta da venti contrari, giunse sulle coste d'Egitto dopo quattro settimane.

Quelli che giunsero a Damietta per primi elessero come loro capo il Conte Enrico II di Nassau e sbarcarono ad ovest della foce del Nilo; il Re di Gerusalemme sbarcò poco dopo senza trovare ostacolo. L'esercito dei Crociati si accampò in un'area sabbiosa nell'isola di Mahaleu, nel delta del Nilo.

Nel mezzo del Nilo sorgeva una torre alla quale era fissata saldamente una catena che chiudeva il passo del fiume e impediva di avvicinarsi alla città nella quale poi c'era un presidio di 20.000 soldati scelti; inoltre la popolazione poteva fornire circa 40.000 uomini armati.

Il campo cristiano aveva davanti le torri e le mura di Damietta e i boschi di palme e di sicomori sulla riva orientale del fiume; dietro si apriva un'arida campagna che a nord terminava col mare, a ovest col lago Manzala e ad est con le colline di sabbia.

1218: l'assalto alla torre di Damietta

Prima di assaltare la città, occorreva impadronirsi della torre situata in mezzo al Nilo. Il Duca d'Austria Leopoldo VI di Babenberg, i Cavalieri dell'Ordine di San Giovanni, dell'Ordine Teutonico e dell'Ordine Templare, saliti sopra le navi assieme a molti Crociati della Frisia, andarono verso la torre e vi fecero vanamente più assalti durante i quali piovevano pietre e frecce lanciate dalle mura della città e veniva riversato il fuoco greco sopra coloro che si appressavano alla scalata.

Ogni giorno, dopo aver combattuto per parecchie ore, le navi dei Cristiani si allontanavano dalla torre con gli alberi ed il cordame rotti, le prue infrante e quasi bruciate dal fuoco greco. Non per questo i Crociati si perdevano d'animo, ma rinnovavano i loro assalti ostinatamente.

Spinsero le loro navi più leggere nel Nilo e si ancorarono sotto la torre; fu rotta la catena che impediva il passaggio e fu pure tolto via il ponte di legno che metteva in comunicazione la torre con la città.

Furono inventati nuovi modi di assaltare e nuove macchine da guerra mai viste prima; fu costruita sopra due navi legate insieme un'alta torre di legno, la quale, fasciata di rame, aveva delle gallerie per contenere i combattenti e un ponte levatoio da gettare sulla torre del Nilo.

I Crociati aspettavano con impazienza il momento in cui la nuova loro fortezza si sarebbe mossa per combattere la torre del Nilo. Furono fatte nel loro campo fervide preghiere per il buon successo dell'impresa: il Patriarca e il Re di Gerusalemme, il clero e i soldati digiunarono per più giorni, poi tutto l'esercito andò a piedi nudi in processione fino alle rive del mare.

Era stata fissata per l'assalto la data del 24 agosto 1217. Alte speranze erano in tutti gli animi, ognuno voleva essere chiamato a combattere. Furono quindi scelti i più prodi di ogni nazione ed eletto loro capitano il Duca d'Austria Leopoldo VI di Babenberg.


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