1249: la Campagna d'Egitto
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Ma il Conte Roberto I d'Artois voleva cogliere l'occasione per vincere il nemico e, accecato nelle sue fantasie di una sicura vittoria, si diede a tutta briglia dietro ai fuggitivi, inseguendoli fino al loro campo nel quale entrò mescolato con quelli che inseguiva.

L'Emiro Fakhr al-Din Ibn Shaykh al-Shuyukh, capitano supremo dell'esercito musulmano, in quel momento era nel bagno e, secondo gli usi orientali, si stava facendo tingere la barba. Avvisato dell'improvviso assalto, montò a cavallo quasi nudo, riordinò quanti più soldati poteva ed organizzò una valorosa resistenza ma, rimasto solo sul campo, fu circondato e trafitto da mille colpi.

Spaventato per la morte del suo capitano, l'esercito musulmano si ritirò disordinatamente verso Mausura; allora il Conte Roberto I d'Artois, accecato dalla prosperità della sua fortuna, si mise ad inseguire il nemico per assaltarlo.

Invano il Gran Maestro dei Templari lo ammonì dell'imprudenza che stava per compiere e lo esortò ad aspettare il Re; anzi il temerario ed sconsiderato giovane, pensando che tali consigli fossero dettati dall'invidia per la sua gloria, con rabbia accusò Templari ed Ospitalieri di avere accordi segreti con i nemici e che miravano a tirare in lungo la guerra dalla quale potevano trarre profitto per la loro ambizione.

Risposero dignitosamente i due Gran Maestri: “Non abbiamo abbandonato le famiglie e la patria con i nostri cavalieri per passare i giorni in terra straniera fra le fatiche ed i pericoli della guerra, per tradire poi la causa di Cristo”. Quindi i due Gran Maestri comandarono ai loro cavalieri di spiegare le bandiere e muovere contro i nemici.

Il Conte di Salisbury Guglielmo II Longespée, che conduceva gli Inglesi, ricordò il pericolo al quale rimaneva esposto l'esercito cristiano, ma il Conte Roberto I d'Artois lo interruppe fieramente dicendo: “I timidi consigli non sono per noi”.

In questa varietà di pareri, dall'una e dall'altra parte si inasprirono gli animi e le parole.

Mentre così fervevano le discussioni, un anziano Cavaliere di nome Foucault de Nesle, che essendo sordo credeva che si preparassero a combattere, gridò a gran voce: “ores à eux! ores à eux!”(dalli, dalli!), parole che furono il segnale per attaccare i nemici. Templari, Ospitalieri, Inglesi e Francesi, tutti avanzarono rapidamente verso Mansura e, trovata la città abbandonata, vi entrarono e si misero a saccheggiarla.

1250:la Battaglia di Mansoura

Frattanto il grosso dell'esercito cristiano passava il canale lentamente e con grande difficoltà e confusione, mentre l'avanguardia era già distante due leghe.

I musulmani cacciati dal loro campo immaginarono di avere contro tutto l'esercito cristiano comandato dal Re di Francia ma, accortisi del piccolo numero dei nemici, si meravigliarono della loro stessa paura.


la Battaglia di Mansoura

L'Emiro Baybars al-Bunduqdari, abilissimo e valoroso guerriero che dopo la morte di Fakhr al-Din Ibn Shaykh al-Shuyukh era stato eletto dai mamelucchi come loro capitano, ravvivò subito il coraggio dei musulmani e, notata l'imprudenza dei cristiani, riordinò rapidamente i suoi soldati e ne mandò una parte fra il canale di Aschmoun e Mansura, per impedire all'avanguardia cristiana di ricongiungersi all'esercito; poi, dopo aver occupato le porte della città, con i migliori tra i suoi soldati assaltò i Crociati che stavano saccheggiando il palazzo del Sultano.

I mamelucchi, “leoni delle battaglie” (così li descrive uno storico arabo),si avventarono sui Franchi come una burrasca furibonda e con le loro mazze ferrate riempirono tutto di morti e di feriti.

I Cristiani dispersi per la città si ricongiunsero a gran fatica ma, chiusi per le strade anguste, non potevano combattere a cavallo né avvalersi delle loro lunghe spade, mentre dai tetti e dalle finestre erano scagliate loro addosso grandinate di pietre e una pioggia di fuoco greco. Le porte della città erano chiuse e i musulmani avevano occupato tutte le strade, così che ai Crociati non rimaneva più alcuna speranza di scampo.

Quando l'intero esercito Crociato ebbe guadato l'Aschmoun, seppe che il Conte Roberto I d'Artois aveva inseguito il nemico sino a Mansura e poi vi era rimasto intrappolato. Subito la cavalleria partì per soccorrerlo, abbandonando indietro i fanti che con maggior difficoltà e lentezza stavano passando il canale.


Jean de Joinville
(dipinto di M.J. Blondel)

Il primo a muoversi fu Pietro di Dreux, seguito dal cavaliere Guido de Malvoisin e da Jean de Joinville. Correndo imprudentemente per la campagna piena di nemici, rimasero separati gli uni dagli altri; per cui alcuni ritornarono indietro, ma il maggior numero rimase circondato dai musulmani.

La pianura fu subito piena di scontri frontali, in alcuni dei quali i cristiani vincevano, in altri erano vinti, così che alcuni assaltavano il nemico, mentre altri venivano assaliti.

Si vide ad un tratto dalla parte dell'Aschmoun una nuvola di polvere e si udì il suono delle trombe: avanzava la fanteria Cristiana; il Re Luigi, che la precedeva con un corpo di cavalleria, si arrestò sopra una prominenza da dove poteva essere visto da tutti.

I Crociati a cavallo dispersi nella pianura, che non potevano più reggere agli assalti dei musulmani, crederono di vedere nel loro Re l'angelo delle battaglie che si muoveva al loro soccorso; Soprattutto Jean de Joinville, maggiormente incalzato dal nemico, ammirava il portamento maestoso del suo monarca.


la Battaglia di Mansoura

Il Re Luigi aveva in testa un elmo dorato ed in pugno la spada; la sua armatura era risplendente ed il suo fiero aspetto dava coraggio ai Crociati; Jean de Joinville, in cui il suo senso del pericolo ingigantiva la sua ammirazione, scrisse: “io vi giuro che non mai ho veduto più bell'uomo armato”.

Alcuni cavalieri francesi che accompagnavano il Re, vedendo i loro fratelli in battaglia con i musulmani, uscirono dai ranghi e corsero nella mischia: crebbe la confusione, la polvere avvolse i combattenti, non si vedevano più le bandiere francesi e non si capiva più da quale parte si trovava il Re; le mazze ferrate e le asce fracassavano elmi, scudi e corazze e dappertutto era terrore, tumulto, rissa e strage.

Chi cadeva ferito, chi veniva abbattuto dall'impeto dei cavalli; si udivano dovunque le grida dei francesi e quelle dei musulmani e a queste grida si aggiungevano i gemiti dei moribondi, il fracasso delle spade che si urtano e il suono dei tamburi.

Dal canale dell'Aschmoun fino a Mansura e dal Nilo fino alla riva dove i Crociati avevano preso terra, tutta la campagna era disseminata di corpi umani straziati, lordi di sangue e di polvere.

La vittoria tra musulmani e cristiani era incerta. L'esercito dei Crociati era in gran parte disperso: Baybars al-Bunduqdari, ordinato l'esercito in battaglia, correva verso il canale dell'Aschmoun per aiutare i musulmani che ripiegavano indietro e combattevano confusamente.

Il Re Luigi ed i capi che erano con lui, vista la mossa di Baybars al-Bunduqdari, decisero subito di condurre l'esercito cristiano verso il canale per non essere presi in mezzo e per restare in comunicazione col Duca Ugo IV di Borgogna rimasto sull'altra riva.


il Conte delle Fiandre Guido di Dampierre

L'orifiamma che veniva portata alla testa dell'esercito segnava ai soldati la strada che dovevano prendere, quando il Conte Alfonso III di Poitiers ed il Conte delle Fiandre Guido di Dampierre, che si erano inoltrati nella pianura, mandarono a dire al Re che stavano per essere battuti se non ricevevano subito aiuti; nel medesimo tempo sopraggiunse il Conestabile di Francia Umberto V di Beaujeu, annunziando che il Conte Roberto I d'Artois, chiuso tra le mura di Mansura, era sul punto di soccombere o di essere fatto prigioniero.

Il Re Luigi era indeciso su quello che si dovesse fare; frattanto la maggior parte dei cavalieri che erano con lui, senza aspettare gli ordini del Re, corse in parte a soccorrere i Poitevini e i Fiamminghi ed in parte a liberare il Conte Roberto I d'Artois.

Oramai i musulmani tenevano tutta la campagna, mentre i francesi che si trovavano disgiunti dal Re non potevano resistere alla moltitudine dei nemici e cercavano di ricongiungersi al grosso dell'esercito.

In tanta generale confusione, si diffuse la voce che i musulmani avevano vinto e che il Re aveva dato il segnale della ritirata; molti Crociati si sbandano e corsero verso il canale dell'Aschmoun e subito le sue acque si coprirono di cavalli e di cavalieri che vi affogavano.


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