1250: la permanenza in Terra Santa
(pagina 1 di 8)

1250: la notizia della sconfitta raggiunge l'Europa

Mentre il Re di Francia Luigi IX sbarcava sulle coste di Palestina, l'Occidente era oppresso dallo sconforto, visto che in precedenza erano stare divulgate le favorevoli notizie riguardanti i successi dei Crociati, tanto che si credeva che i loro stendardi fossero già stati piantati sulle mura del Cairo e di Alessandria; ma poi giunsero le notizie che annunziavano le grandi sventure dei Crociati, alle quali inizialmente non fu dato ascolto, tanto che coloro che le narravano venivano ritenuti nemici della religione e dello Stato.


Luigi IX sbarca sulle coste della Palestina

Ma poi, quando il numero delle notizie funeste fu tanto, non vi fu più alcun dubbio e allora la Francia si riempì di dolore e confusione. In ogni luogo padri e madri piangevano la perdita dei loro figli, gli orfani quella dei loro genitori, i fratelli quella dei fratelli e gli amici quella degli amici. Le donne, divenute incuranti di ghirlande e vezzi, non vestivano più gli abiti adorni, né si udivano più i canti e gli strumenti musicali giacevano abbandonati.

Ma, quello che fu peggio, è che la gente accusava Dio di ingiustizia e il giusto dolore veniva manifestato con scellerate bestemmie. La fede fu in pericolo e Venezia ed altre città di Italia, dove i cristiani erano maggiormente religiosi, sarebbero passate all'apostasia se i loro Vescovi e gli uomini pii, non le avessero mantenute nell'ossequio del vero credo con l'opportuna consolazione, affermando pubblicamente che i Crociati che avevano conseguito la palma del martirio in Oriente, ora sfavillavano nel cielo di santissima gloria. Ma questo parlare consolò alcuni, ma non tutti.

Ai Francesi poi, la prigionia del loro Re era più dura e insopportabile di ogni altra sventura; a proposito di questo lo storico Matteo Paris scrisse:
“Non si trova negli annali della storia che un Re di Francia sia stato mai preso o vinto, specialmente dagli infedeli, come era accaduto a Luigi IX e che se almeno avesse potuto scampare da solo dalla generale sconfitta, avrebbe dato ai cristiani un motivo di consolazione e risparmiato la vergogna.
Per la qual cosa il buon Re Davide, nei suoi salmi, prega Dio di far salva la persona del Re: Domine salvum fac regem, dipendendo la salute del popolo da quella del suo principe”.

Il Pontefice scrisse accorate lettere a tutti i Principi e prelati d'Occidente, comandando al clero le pubbliche preci ed ai fedeli che di armasi per vendicare tanta ingiuria. Scrisse anche lettere di consolazione alla Regina Bianca, mentre al Re Luigi IX scrisse esortandolo non lasciasi avvilire dalla fortuna avversa; mischiò saggiamente le lodi alle esortazioni, asserendo di essere sorpreso che in un solo uomo potessero sommarsi tante sventure a tante virtù, per cui chiedeva a Dio quale peccato avesse potuto compiere il più cristiano dei Re per meritare di espiarlo con così crudeli e spaventose avversità.

La descrizione del cronista Matteo Paris ci ha illustrato le città di oltralpe tutte commosse per i disastri della Crociata francese in Egitto. Ma, visto che la maggior parte delle città d'Italia erano in guerra fra di loro, accadde che alcune non si curassero del successo della Crociata, o addirittura se ne rallegrassero, mentre le loro avversarie se ne rattristavano.

Lo storico Villani narra che la città di Firenze, dove dominavano i Ghibellini, celebrò con gioia la sconfitta dei Crociati francesi: così che una città cristiana non ebbe ritegno a rallegrarsi per lo stesso motivo per il quale tutto il mondo cristiano piangeva.

L'Inghilterra intera pianse la sventura dei Crociati e sopratutto l'eroica morte del Conte di Salisbury Guglielmo II Longespée e dei suoi compagni uccisi a Mansoura. I cavalieri e i baroni inglesi si dolevano del fatto che il Re Enrico III avesse impedito loro di andare in Oriente, mentre i loro fratelli, gli amici e i difensori della Croce pativano tanti infortuni.


il Re Ferdinando IV di Castiglia e León

Quando la notizia dell'insuccesso della Crociata superò i Pirenei, tutto il popolo spagnolo ne se ne rattristò; il Re Ferdinando IV di Castiglia e León, sebbene fosse impegnato nella guerra con i Mori, non pensò più ad altro che alle sventure dei Cristiani in Oriente e giurò di vendicare la causa di Cristo sia sulle rive dei Giordano che su quelle del Nilo.

I Cristiani del nord dell'Europa, che erano in guerra contro i popoli pagani delle vicine contrade e la Germania sconvolta dalla guerra civile, non avevano quasi avvertito la spedizione del Re di Francia. Nondimeno l'Imperatore Federico II pianse amaramente l'infortunio dei francesi e nelle sue lettere scritte a vari principi d'Europa, compativa la prigionia di Re Luigi IX, non tralasciando però di accusare il Papa Innocenzo IV di essere l'autore della rovina dei cristiani.

Non soddisfatto dalle sole dimostrazioni del suo dolore, l'Imperatore si recò rapidamente in Sicilia per allestire una flotta per soccorrere i Crociati. Intanto, prima di essere pronto alla partenza, mandò i suoi ambasciatori in Oriente per chiedere al sultano di Egitto la liberazione del Re e delle sue genti.

La generosa determinazione dell'Imperatore fu universalmente lodata; ma Dio, poiché l'Imperatore era in disgrazia con la sua Santa Chiesa, non gli concesse tanta vita da poter dare seguito alle sue promesse.

1250: il Re Luigi IX a San Giovanni d'Acri

Frattanto il Re Luigi era giunto a San Giovanni d'Acri con un piccolo numero dei suoi cavalieri; molti signori francesi, compagni della sua prigionia, invece di seguirlo in Palestina se ne erano ritornati in Occidente.

Fra quelli che abbandonarono le bandiere della Crociata ci furono il Duca Ugo IV di Borgogna e Pietro di Dreux, reggente del Ducato di Bretagna, il quale, sfinito dalla sua malattia e dalle ferite che aveva subito, morì nel viaggio di ritorno; le sue spoglie, raccolte dai suoi cavalieri, furono trasportate nell'Abazia di Villeneuve, vicino a Nantes, dove si può vedere ancora oggi il suo monumento.

I resti dell'esercito cristiano mossero a carità la gente di San Giovanni d'Acri. I cavalieri ed i soldati erano quasi nudi; Jean de Joinville, per presentarsi alla mensa del Re, fu costretto a farsi una veste con i brandelli di una coperta. Egli stesso racconta la cosa in questo modo:
“Quando il Re mi mandò a cercare perché andassi a desinare da lui, io vi andai col corsetto che mi era stato fatto nella prigione con i pezzi della coperta: il Re invece era sufficientemente vestito degli abiti che gli aveva dato il Sultano e che erano di sciammito nero foderato di vajo, con molta dovizia di ricami in oro”.

Frattanto la peste, conseguenza della lunga miseria e di tante privazioni, si sviluppò tra i Crociati e riempì di morti la città. Jean de Joinville, che abitava in casa di uno dei chierici di San Giovanni d'Acri, riferisce che vedeva ogni giorno almeno venti bare passare sotto la sua finestra ed ogni volta che udiva le funebri parole “Libera me Domine”, prorompeva in pianti e pregava Dio gridando Pietà.

Intanto il Re di Francia Luigi IX si impegnava per la liberazione dalla prigionia dei prigionieri rimasi in Egitto. Luigi IX pertanto spedì i suoi ambasciatori a pagare i 400.000 bisanti che doveva ancora ai musulmani ed a concludere l'esecuzione degli ultimi trattati.

Gli ambasciatori, giunti in Egitto, lo trovarono pieno di confusione: gli Emiri, divisi in più fazioni, si contendevano l'Impero e si accusavano reciprocamente della loro indulgenza verso i Cristiani. In tali contese, alcuni prigionieri erano stati trucidati e non pochi, vinti dai tormenti, avevano rinnegato la fede in Cristo.

Gli ambasciatori del Re Luigi furono ascoltati a mala pena e fu loro risposto che il Re doveva accontentarsi di aver recuperato la sua libertà e che i mamelucchi sarebbero presto andati ad assediarlo a San Giovanni d'Acri.

Così gli ambasciatori dovettero partire dall'Egitto senza aver ottenuto nulla, fuorché 400 prigionieri che condussero con loro in Palestina, ma quasi tutti vecchi ed infermi e tra questi alcuni avevano già per pagato il loro riscatto da sé stessi.


LA STORIA DELLE CROCIATE LE CROCIATE DEL NORD LA STORIA DELLA RECONQUISTA
I CAVALIERI DEL SANTO SEPOLCRO I CAVALIERI DI SAN LAZZARO I CAVALIERI OSPITALIERI
I CAVALIERI TEMPLARI I CAVALIERI TEUTONICI I CAVALIERI DI SAN TOMMASO I MONACI CISTERCENSI
I CAVALIERI PORTASPADA I FRATELLI DI DOBRZYN L'ORDINE DI SANTIAGO L'ORDINE DI CALATRAVA
L'ORDINE DI ALCANTARA L'ORDINE DI MONTESA L'ORDINE DEL CRISTO L'ORDINE DI SAN BENEDETTO DI AVIS